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lunedì 18 ottobre 2010THE ORCHID'S CURSE - Voices: The Tales Of Broken MenInformazioni Gruppo: The Orchid's Curse Anno: 2010 Etichetta: Diminished Fifth Contatti: www.myspace.com/orchidscurse Autore: Mourning Tracklist 1. Above Moyobambo 2. The Delicate Art Of Dying 3. The Workhorse Walks Alone 4. Rites Of Sacrifice 5. It Was The Darkest Day We'd Never See 6. Let The Ashes Bury This Life 7. Shadows Of Imitation 8. ...Of The Flesh 9. The Animal 10. The Voice DURATA: 42:02 Non so quanto il metalcore possa ancora vivere, è un genere nato in partenza stanco e fortemente derivativo, un connubio di generi spesso talmente statico da implodere su se stesso regalandoci creature orride quali Waking The Cadaver e Suicide Silence che non consiglierei al mio peggior nemico. Detto questo c'è anche chi da sempre nelle varie versioni e tendenze compositive dello stile è riuscito a farsi valere, gente come i Lamb Of God, Heaven Shall Burn e Neaera sono fra quelle che ritengo le realtà migliori in assoluto nel filone che sfrutta l'addittivo core. Faccio questa premessa perché almeno questi ragazzi dimostrano d'avere capacità nel comporre pezzi che non siano formati solo da break down e da riff talmente scontati da uccidere i neuroni dell'ascoltatore, vi sono poi band com'è il caso dei ragazzi dei The Orchid's Curse che pur non inventando palesemente nulla riescono comunque a tirar fuori una prova più che dignitosa. Arrivati al debutto quest'anno con "Voices The Tales Of Broken Men", noterete ascoltando le dieci tracce contenute al proprio interno che la combinazione è di quelle classiche: death svedese, groove e passi core influenced nella tradizione che dal 1998-99 in poi ha preso piede sulla base dell'accoppiata Pantera/At The Gates. La formazione ha composto brani catchy, dal piglio elementare quindi altamente fruibili rendendoli accattivanti grazie a un supporto atmosferico caratterizzato da soluzioni di tipo progressivo (e non intendo che si mettono a fare i Dream Theater), bello a esempio il mood scuro che avvolge tracce come "Rites Of Sacrifice" e "Let The Ashes Bury This Life" o il ritornello da canticchiare di "Shadows Of Imitation", niente di trascendentale ma che si lascia ricordare con piacere. La formazione offre una buona prestazione strumentale, il disco è suonato bene con Josh Hogan che con la sua voce si adatta ai cambi d'umore delle canzoni fornendo sia la vitalità corretta, sia una discreta gamma d'emozioni. Buono il lavoro di rifinitura delle chitarra e il sound vivo di una batteria quasi "live", è la produzione scarna a essere in contemporanea croce e delizia del disco. Se da un lato questa scelta mantiene il suono reale e privo del fattore "plasticume" che tanto va di moda, da un altro punto di vista potrebbe esser vista come una mancanza, personalmente suppongo sia voluta e preferisco di gran lunga un album sporco che uno totalmente asettico. "Voices: The Tales Of Broken Man" è un ascolto piacevole, che si discosta dal trend del momento, se seguite il genere e siete quindi stufi di gente iper-prodotta da 3x2 in stile Dixan, una chance ai ragazzi dei "The Orchid's Curse" dovreste darla. |
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