Informazioni
Gruppo: Warnungstraum
Titolo: Inter Peritura
Anno: 2011
Provenienza: Potenza, Italia
Etichetta: Nykta Records
Contatti: Sito - Myspace
Autore: Bosj
Tracklist
1. Ingresso
2. Il Sacrificio Del Tempo
3. Il Mondo È Cenere
4. Hoc Unum Scio
5. Grave Regina Immonda
6. La Maschera Del Nulla
7. Ultimo Corno Di Guerra
8. Congedo
DURATA: 41:00
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Trattasi di un two-piece proveniente dal profondo sud, da Potenza per essere precisi, attivo da un paio d'anni e dedito ad una forma di black metal piuttosto minimale condita da inserti atmosferici che tanto hanno preso piede negli anni "Zero".
Per quanto i quarantun minuti di "Inter Peritura" non inventino niente di nuovo e non facciano gridare al miracolo, il tempo durante l'ascolto scorre piacevolmente, anche se una varietà maggiore nella proposta sarebbe stata apprezzabile. Le sei tracce, oltre a intro ed outro, si presentano tutte cantate in italiano (con una vena compositiva particolarmente azzeccata ed immaginifica nei testi) con voce sporca, prevalentemente in mid-tempo, intervallate da qualche accelerazione ben riuscita ed inserti tastieristici che si rifanno ad alcuni suoni entrati ormai nel patrimonio collettivo grazie al sempreverde Vinterriket.
Lo schema sembra collaudato, ed è forse proprio questo a non far "osare" Bartlett Green in sede di composizione, a non farlo uscire dai binari di un songwriting pregevole, ma un poco di mestiere.
Si sentono infatti molti nomi di riferimento, tra le note dei Warnungstraum: i Darkthrone nelle loro ultime scorribande quanto a toni di chitarra, certa scuola depressive tedesca che fa capolino qui e là nei riff più dilatati, il già citato Vinterriket e tutta la corrente "tastierosa" negli stacchi atmosferici. La summa è un lavoro discreto, ma in leggera pecca di personalità.
Trattandosi di un lavoro di debutto, ci sarà sicuramente tutto il tempo per i lucani di affinare le proprie doti di scrittura e per cesellare con maggiore carattere le proprie creazioni, magari, ricollegandomi alla limitata varietà cui accennavo, aggiungendo qualche cambio nei toni del cantato, decisamente monocorde per rendere al meglio i bei testi e la varietà delle loro immagini nichiliste, e una maggiore diversificazione del riffing chitarristico nei prolungati mid-tempos, così da amalgamare più naturalmente i due elementi portanti del disco (il riffing black, appunto, e le parentesi d'atmosfera), che, sebbene mai stonati o pacchiani, risultano separati in modo un po' troppo netto.
Per il momento, ciò che abbiamo tra le mani è un disco che sarà sicuramente apprezzato dai cultori del genere e che lancia l'ennesima realtà italiana da tenere d'occhio, il che è solo un piacere.