Informazioni
Gruppo: Black Inside
Titolo: Servant Of The Servants
Anno: 2011
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: myspace.com/black.inside
Autore: Mourning
Tracklist
1. Servant Of The Servants
2. Crossing The Desert
3. Another Me
4. Getsemani Suite
5. Tears Of Rain
6. Zombies Train
DURATA: 36:11
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L'anima rock che prende spunto dalla natura sabbathiana del genere si fonde perfettamente con quella heavy metal di matrice scura e raffinata classica delle lande scandinave, pensate a gente come gli Abstrakt Algebra dell'accoppiata Leif Eidling/Mats Leven quale punto di riferimento ideale.
È un disco di stampo vecchia scuola che si assesta perfettamente all'interno di un movimento in continuo rimpolpare di ranghi qual è quello del "destino", i Black Inside lo fanno mostrando i denti stretti in episodi veloci ma nei quali è presente quella componente che dilata il sound inserita "ad hoc" per far respirare il pezzo e poi ripartire accelerando improvvisamente come avviene in "Another Me" e "Zombie Train".
Se si limitassero a fornire una prova esclusivamente mascolina, rimarrebbero però incastrati in una sorta di limbo che attanaglia tante formazioni descritte con il "vorrei ma non posso", la bravura del quintetto, oltre che a sfoderare degli arrangiamenti minuziosi e indovinati, è quella di far confluire una sorta di progressione mai troppo marcata né lucida nella titletrack, rischiosamente quanto indovinatamente posta a coprire lo scomodo ruolo di opener piazzandole subito dopo una "cantilenante" "Crossing The Desert" dalle ritmiche più serrate a rendere febbricitante l'atmosfera.
Anche la più lunga e meditativa "Getsemani Suite" come "Servant Of The Servants" vede incunearsi nella sua struttra soluzioni di stampo prog, è però maggiormente evocativa e direzionata ad esaltare le qualità emotive del combo, diverso si presenta ciò che le succede, sono infatti frangenti ancor più intimi e delicati scanditi dalla soffusa malinconia sprigionata dalle note di "Tears Of Rain" a prendere vita.
Non so cosa si possa pretendere di più da un lavoro simile, sprazzi di classe e di carattere sono presenti, la produzione a cura di Maddalena Bellini (chitarrista dei Nameless Crime) è calzante, la domanda che rimane da farsi è: quando e chi li metterà sotto contratto?
Sperando per i Black Inside ci sia una svolta in tal senso in breve tempo, sempre che l'autoproduzione non sia la scelta artistica e professionale che meglio li inquadri e vogliano continuare per questa "dura" ma odiernamente anche gratificante strada, posso quindi solo fare i miei personali auguri alla band e consigliarvene l'ascolto.