Informazioni
Gruppo: Birth Of Joy
Titolo: Birth Of Joy
Anno: 2011
Provenienza: Olanda
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: myspace.com/birthofjoy
Autore: Mourning
Tracklist
1. Dead Being Alive
2. Teeny Booping
3. Surfing A Go Go
4. Motel Money A Way
5. Drink The Cup
6. Make Things Happen
7. Monster
8. Keep On Moving
9. Battery Acid
DURATA: 35:27
Quando ascolti buona musica con un sound retrò come si deve ti viene solo che da metterla e rimetterla in continuazione, di sicuro questo semplice concetto vale per l'album dei debuttanti Birth Of Joy.
Il trio olandese suona rock/hard rock la cui matrice riconoscibile è quella del periodo fra la fine anni Sessanta e l'inizio anni Settanta con gruppi come Deep Purple, Mc5 e Doors fra le influenze più marcate e una venatura più "odierna" similare al sound dei Queens Of The Stone Age che si presenta nell'opener "Dead Being Alive" che fa praticamente sobbalzare dalla sedia.
Il trio composto da Kevin Stunnenberg (voce e chitarra), Bob Hogenelst (batteria e backing vocals) e Gertjan Gutman (organo e basso) è di quelli che sa benissimo come muoversi, gli assoli rimembrano in più di un'occasione le esecuzioni in stile Blackmore e l'operato organistico "derivante" da quello di John Lord e Ray Manzarek asseconda la piega presa dal brano nel quale si rivela offrendo spunti vivaci, accompagnamento ed eleganti fasi solistiche.
Difficile in tal senso non farsi trascinare da canzoni vibranti e iperattive quali sono "Teeny Booping", "Surfing A Go Go", "Monster" e "Battery Acid" con le ultime due nelle quali la formazione di Detroit si fa viva in maniera dirompente, dal fantastico omaggio blues doorsiano di "Motel Money Way", pezzo nel quale spicca anche la prestazione vocale di Kevin in versione "Jimbo mode on" anche se il trio non si può limitare a un semplice clone dello storico quartetto.
È bello anche il solo pensiero che ancora vi sia un movimento così fertile di band che proponga una miscela di musica divenuta immortale, l'andamento psichedelico guidato dall'atmosfera pacata e dalle note dell'hammond che contraddistinguono il mood di "Drink The Cup" ci mostra il lato più serio e suadente del trio, ma dura poco visto che già con la successiva "Make Things Happen" tornano a far intravedere quello ribelle con chitarra e organo che condividono la scena.
"Birth Of Joy" è uno di quei dischi che metti su e inizi a muoverti seguendo ogni singola nota, ti diverte, ti fa scatenare e te lo godi appieno grazie a una produzione praticamente perfetta che dona la giusta potenza alla sezione dei bassi e ne valorizza ogni parte.
Questi musicisti olandesi sono da seguire attentamente e chi ama quel periodo musicale così come gli act citati nel testo non si esenti dall'acquistare l'album, buona la prima!
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