Informazioni
Gruppo: Cradle Of Filth
Anno: 1998
Etichetta: Music For Nations
Autore: Mourning
Tracklist:
1. Once Upon Atrocity
2. Thirteen Autumns And A Widow
3. Cruelty Brought Thee Orchids
4. Beneath The Howling Stars
5. Venus In Fear
6. Desire In Violent Overture
7. The Twisted Nails of Faith
8. Báthory Aria: Benighted Like Usher, A Murder Of Ravens in Fugue, Eyes That Witnessed Madness
9. Portrait Of The Dead Countess
10. Lustmord And Wargasm (The Lick Of Carnivorous Winds)
DURATA: 58:47
Una delle band più controverse, amate/odiate dai fan e dalla scena intera per la svolta musicale intrapresa, per un leader discutibile a più riprese (iniziando dalla sua ehm opera come regista "Cradle Of Fear", signori anche chi ama l'horror di serie Z lo eviterebbe) ma che ha sempre fatto scudo portando avanti la sua creatura rendendola una delle più conosciute all'interno del mondo metallico.
Per quanto si possano criticare, gli inglesi hanno composto anche dei gran dischi, la prima parte della carriera infatti è costellata di buone prove fra cui proprio "Cruelty And The Beast", uno degli ultimi vagiti d'arte che riuscirono a sfornare a detta di chi scrive.
Il disco ha un concept preciso basato sulla figura di Elizabeth Bathory, donna di cui si è a più riprese narrata la storia tramite libri e canzoni, una delle icone del gotico e oscuro per eccellenza.
I suoi bagni nel sangue e la vena saffica vanno decisamente a nozze col vampiresco stile che Dani ha "impostato" per la natura dei Cradle, il trasportare l'essenza del personaggio in musica incastonandolo fra le note, le urla stridule del cantato e l'evocativa presenze di Sarah Jezebel Deva e Danielle Cneajna Cottington nel portare femminilità alla prova non la rende comunque esente da pecche.
Il black/death della formazione, ispirato e ben orchestrato, si slancia con ampie aperture atmosferiche e passaggi di spiccata epicità che rendono brani come "Thirteen Autumns And A Widow", "Beneath The Howling Stars" o "Cruelty Brought Thee Orchids" (la migliore del disco per freschezza e capacità espressiva) interessanti e piacevoli all'ascolto.
La prova strumentale in linea di massima rasenta la perfezione nell'ambito relegato all'esecuzione, le qualità personali e l'esperienza acquisita difficilmente avrebbero fatto dubitare su tale tassello, il problema nasce ed è insito soprattutto bel drumming di Nicholas Barker che per quanto valido viene penalizzato da un suono a tratti quasi fastidioso e che alle volte si rivela tediante.
L'album in toto, non è quel capolavoro che inizialmente ci si attendeva, è un semplice proseguo dello splendido "Dusk...And Her Embrace", purtroppo non riesce a ricalcarne i passi per quanto riguarda la qualità e la complicità con l'ascoltatore.
Un buon disco, chi va verso la trentina o oltre magari sarà legato al platter per ricordi, i più giovani l'avranno incontrato magari perché fra i nomi più citati da chi intraprende un certo percorso musicale.
Nel bene o nel male un giro sul vostro stereo questo lavoro lo merita ancora, più in là oltre quel "Midian" mezza sorpresa c'è solo da farsi tanto male alle orecchie.
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