Informazioni
Gruppo: Hell:On
Titolo: Age Of Oblivion
Anno: 2012
Provenienza: Ucraina
Etichetta: Metal Scrap Records
Contatti: facebook.com/HellonOfficial
Autore: Mourning
Tracklist
1. Disaster
2. Bottom Line
3. Rise
4. Let It Feed
5. My Doll
6. Punk Guys [cover Master]
7. Emptiness
8. Burn
9. In The Name Of...
10. Voices Of The Abyss
11. Satan
DURATA: 44:21
Che gli ucraini Hell:On siano dei faticatori indefessi del thrash l'avevano dimostrato nella prestazione operaia racchiusa in "Re:Born", a quanto sembra quattro anni trascorsi a prepararne il successore, aver ristampato quel disco e fatto uscire un ep in fase intermedia nel 2010 dal titolo "In The Shadow Of Emptiness" non sono bastati per scrollarsi di dosso la polvere di chi fatica col mattone per raggiungere il piano più altro.
Attenzione, non voglio assolutamente dire che il quintetto non sia bravo in ciò che fa, tutt'altro, sono dei picconatori provetti: l'opener "Disaster" e le bastonate seguenti in "battere" di "Bottom Line" e "Rise" ne sono la riprova. Quello che però si nota è una mancanza di varietà che non permette al disco di spiccare, in quanto sono pochi gli sprazzi che interrompono realmente il flusso costante di legnate, nonostante alcune variazioni dell'ambito ritmico, ad esempio in "Let It Feed" sono i tempi medi a farla da padrone, mentre "Empty" e "Burn" sono talmente grooveggianti da risultare quasi catramose.
In "My Doll" appare magicamente un assolo di Jeff Waters (e si sente) ma è un po' soffocato dalla staticità del brano, dal canto suo la cover di "Punk Guys" dei thrasher connazionali "Master" è cementata, appesantita e gradevole all'ascolto, tuttavia non particolarmente difforme dall'originale. Tutto fila bene e liscio, "In The Name Of..." suona leggermente sinistra, nulla però che faccia gridare al miracolo e in "Voice Of The Abyss" fanno la propria comparsa spunti di stampo melodico e una voce femminile, peraltro quasi inutile e di cui non ho ancora capito l'attinenza, mentre "Satan" estrae dal cilindro a sorpresa un'attitudine sinfonica, le tastiere si ritagliano uno spazio anche eccessivo. Tutto ciò non li trascinerà in vetta alle preferenze di chissà chi, ma almeno si tratta di elementi che diversificano un minimo la proposta.
Tirando le somme, questo "Age Of Oblivion" è un altro album composto ed eseguito da buoni mestieranti, soprattutto il batterista Oleg Talanov dimostra in svariate circostanze di essere una spanna e più avanti rispetto ai propri compagni, tecnico e ben disposto anche a martellare con il cantante, Alexandr Baev, che incide moltissimo sull'aggressività imposta alle canzoni grazie al suo stile ruvido e privo di mezzi termini, che però al tempo stesso soffre di una sorta di "monotonia" che a lungo andare potrebbe divenire fastidiosa; in futuro tentare di modificare le linee in modo da risultare meno standard sarebbe sicuramente d'aiuto.
Se in passato avete avuto modo di ascoltare i lavori degli Hell:On e li avete trovati di vostro gradimento, non avrete nessun tipo di problema nel concedere un po' del vostro tempo ad "Age Of Oblivion"; in caso contrario, volgete lo sguardo in altra direzione e continuate a cercare.