Informazioni
Gruppo: Shabda
Titolo: The Electric Bodhisattva
Anno: 2012
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: shabdahq.bandcamp.com
Autore: Dope Fiend
Tracklist
1. Canone Del Termine Del Tempo
2. Satyarth Parkash
3. Goldspermhumus
4. Samadhi Nirvikalpa
5. The Um-Lah Tiger, Devourer Of Void
DURATA: 01:00:00
Ancora una volta, come la scorsa settimana, vi parlerò di una produzione che affonda le sue radici in una profonda matrice spirituale e i più attenti tra di voi potranno notare come anche in questo caso (e non è di certo un simpatico scherzo della sorte) ci troviamo di fronte allo stesso titolo, "The Electric Bodhisattva".
Shabda, vocabolo sanscrito che semplicisticamente parlando identifica il concetto di suono, è un progetto nato tra le valli del Piemonte dalle menti di personaggi che ruotano attorno all'universo dei più conosciuti T/M/K e già questo dovrebbe farvi squillare nel cervello un campanello che vi porti a focalizzare bene l'attenzione su ciò che andremo a trattare.
L'intero lavoro, dai primi momenti di "Canone Del Termine Del Tempo" alla chiusura di "The Um-Lah Tiger, Devourer Of Void", è pervaso da un alone mistico e maestoso che prende forma tramite arrangiamenti tanto enigmatici quanto sacrali, i quali si snodano tra intelaiature a basse frequenze, arcigni e mastodontici assalti di chitarra pesantemente distorta e percussioni che stendono sulla nostra mente una coltre di nebbia fitta, minacciosa e occulta.
Pezzi come "Satyarth Parkash" e "Samadhi Nirvikalpa" ci colpiscono con riverberi dalle tinte oscure e psichedeliche che si congiungono ad un sitar che tesse trame arcaiche e corrose da eoni di esistenza, le quali, nonostante ciò, vibrano, esistono e si nutrono di una tensione trascendente adornata da avvolgenti progressioni rumoristiche: l'effetto combinato di tali fattori qualifica quanto stiamo vivendo (il verbo "ascoltare" non è più quello adatto al caso) come un trasporto in una dimensione tantrica da cui non potremo e non vorremo più separarci.
La rappresentazione perfetta e totale di "The Electric Bodhisattva" è però forse riscontrabile in "Goldspermhumus": qui ci viene rivelata la multiforme potenza di Shiva, il Distruttore, durante la sua danza cosmica, quando ardenti e nervose espressioni di impetuosità scardinatrice si uniscono a tratti ascetici e dai contorni contemplativi; la risultante è un balsamo caustico che ci viene asperso sui doloranti squarci dello Spirito, squarci che sanguinano e cicatrizzano nello stesso preciso istante, generando un soave dolore suadente e lacerante.
Il disco di debutto di Shabda non conosce pietà e non conosce leggerezza ma parla soltanto la lingua dello Spirito, la lingua dell'annientamento, la lingua della rinascita, la lingua degli Dei.
"The Electric Bodhisattva" non ha nemmeno bisogno di una voce per compiere la sua opera: la forza, il misticismo, il minimalismo e l'eternità sono le sua armi e con esse sa colpire a fondo, raggiungendo ogni angolo finora rimasto completamente inesplorato.
Mi permettete di sbilanciarmi come molto raramente oso fare?
"The Electric Bodhisattva" è per il sottoscritto, senza ombra di dubbio, IL disco del 2012.
Ora è vostra la scelta ma già posso immaginare che molti di voi non troveranno il coraggio per seguire il cammino degli Immortali...