Informazioni
Gruppo: Tsubo
Titolo: ...Con Cognizione Di Causa
Anno: 2012
Provenienza: Latina, Lazio, Italia
Etichetta: Eclectic Productions
Contatti: facebook.com/TSUBOBAND
Autore: Bosj
Tracklist
1. Matricidio
2. Cicatrici
3. Vermi
4. L'Odio
5. Nel Bene Nel Male
6. Come Pensi Così Sarai
7. A-Narcogrind
8. Non Trovo Pace (Sessossessione)
9. Terapia D'Urto
10. Reminiscenza
11. Fellatiocrazia
12. La Quiete E La Tempesta
13. Salt Mine [cover Assuck]
14. TV (Tara Volontà)
15. Un Nuovo Taglio
16. Avvezzamento Ciclico
17. Storm Of Stress [cover Terrorizer]
18. Furia Procace
19. Riflessi D'Evidenza
20. Colto Da Disperazione
DURATA: 35:19
Mai, mai scorderai
l'attimo, la terra che tremò.
Chiunque non riconosca questo incipit non è degno di dirsi cresciuto nella seconda metà degli anni '80 o inizio '90. Meno immediato (ma neanche tanto, in verità) è invece il riferimento del nome "Tsubo", ossia i "punti di pressione", elementi nodali del corpo umano nella dottrina della Divina Scuola di Hokuto.
Lasciamo a malincuore perdere la parentesi "mangofila" e veniamo al dunque: gli Tsubo sono un quartetto laziale attivo da quasi una decade che, sul finire del 2012, è approdato al traguardo del primo full lenght sotto l'ucraina Eclectic Productions.
Dopo un primo ep ("Anus Mundi", 2008) accolto in modo favorevolissimo un po' ovunque e un paio di split come ogni gruppo grind che si rispetti, è dunque giunto il momento del varo definitivo.
"...Con Cognizione Di Causa" altro non è che l'ultima parte di una lunga citazione impressa lungo tutto il booklet ("Imprimendo, con la poca luce rimasta, inguaribili paesaggi effimeri su gli ultimi fotogrammi di una spietata ma fedele pellicola... con cognizione di causa"), la quale si sviluppa orizzontalmente con quattro immagini in sequenza, rimandando al formato dei cari vecchi negativi fotografici, in cui viene raffigurata una pianta, rigogliosa e affacciata su di un placido paesaggio nel primo riquadro, via via in decadimento e, nell'ultimo "fotogramma", morta, con una città industriale in pieno rigoglio che ha preso il posto dei verdi prati.
Ora, su Internet mi è capitato di leggere commenti relativi a questo disco dai toni più disparati, tra cui anche forti critiche al gruppo nostrano, a detta di alcuni non abbastanza personale, troppo simile a tanti altri, come dire "bene, ma non benissimo". Mi piacerebbe sapere, posto il fatto che stiamo parlando di un disco grindcore non certo dalle velleità post-avant-impro-experimental-sticazzi, cosa si potrebbe chiedere di più da una band underground emergente.
Andiamo con ordine. Dal punto di vista formale il disco è ineccepibile: sfodera una confezione limata e curata nei minimi dettagli, a partire dalle illustri collaborazioni. L'album, registrato e mixato dalla band stessa con l'aiuto nientemeno che di Giuseppe Orlando, il quale si è poi prestato alle guest vocals di "Storm Of Stress" (cover dei Terrorizer), è successivamente finito in mano nientemeno che a Scott Hull di Pig Destroyer e Agoraphobic Nosebleed, il quale si è occupato del mastering.
Tra le collaborazioni "interne", nelle registrazioni, oltre al già citato Orlando, non a caso trova spazio come ospite alla voce sulla cover di "Salt Mine" (degli Assuck, dall'album "Misery Index") anche Jason Netherton; a questi due nomi "grossi", si aggiungono poi Diorrhea, Muculords e altri ancora. Non male come guestlist.
Passiamo al contenuto: venti tracce, trentacinque minuti in totale, attenzione certosina per ciascuna di esse. Tolto il paio di cover già citate, il disco è cantato completamente in italiano, un italiano molto curato e "pensato", votato ad un'indignazione sociale ed etica che era più che lecito aspettarsi visti titoli come "Furia Procace" e "Avvezzamento Ciclico".
"In crisi d'astinenza da dose di demenza / tacita ottemperanza ad una vita d'obbedienza... atta alla distrazione di massa dal reale / atta alla distruzione di massa cerebrale" ("TV-TaraVolontà"), frasi che lasciano poco spazio all'interpretazione.
D'altronde si tratta pur sempre di grindcore, genere in cui l'ironia la fa da padrona, quindi non poteva mancare il citazionismo sottile e tutto italiano di un brano come "Un Nuovo Taglio", della durata di pochi secondi; nient'altro che un estratto di un capolavoro del cinema nazionale (...) anno 1978: un semplice "Barba o capelli?" cui il buon Giorgioni risponde urlando "OSVALDO!". Sì, è proprio "Lo Chiamavano Bulldozer".
Potrei perdermi a parlare brano per brano della carne messa sul fuoco dagli Tsubo, da Kenshiro a Bud Spencer, ma preferisco fermarvi qui e dirvi, molto semplicemente, di comprare questo disco, ora che avete cognizione di causa.