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lunedì 14 febbraio 2011EVOKEN & BENEATH THE FROZEN SOIL - SplitInformazioni Gruppo: Evoken / Beneath The Frozen Soil Anno: 2010 Etichetta: I Hate Records Contatti: www.myspace.com/btfs - www.myspace.com/evoken Autore: Mourning Tracklist: Evoken 1. Omniscient 2. The Pleistocene Epoch 3. Vestigial Fears 4. Into The Primal Shrine Beneath the Frozen Soil 5. Ironlung 6. Monotone Black I 7. Monotone Black II DURATA: 01:04:06 Unire due act come Evoken e Beneath The Frozen Soil in uno split significa voler inchiodare l'ascoltatore, la musica proposta da queste doom band è quanto di più devastante la scena ci possa donare. Da un lato abbiamo l'esperienza e la discografia che pian piano s'infoltisce dei veterani, dopo l'aver pubblicato un'opera d'arte intitolata "A Caress Of The Void" sembrano avere in progetto l'uscita di un disco per il 2012, dall'altro una realtà svedese in corso di maturazione e che si era fatta notare nell'ultimo lavoro, anch'esso in forma split, in cui condivideva lo spazio con i Negative Reaction. Sessantaquattro minuti di musica che non inventano nulla di nuovo sia chiaro, le quattro tracce che gli statunitensi offrono sono infatti in linea con quanto hanno rilasciato in questi anni, "Omniscient" era già inserita in un "Promo" del 2002, l'autore era quel Dario Derna che molti conoscono legato al monicker Khrom o come spietato batterista dei Drawn And Quartered con la differenza che la versione qui presente è stata riregistrata nel 2008 e lievemente modificata con l'inserimento del comparto vocale allora mancante. Con "The Pleistocene Epoch" e "Vestigial Fears" incrociamo materiale edito poco dopo l'uscita dell'album citato in testa e in cui hanno lavorato i membri entrati in line-up in tal periodo (2007-2008) Don Zaros (tastiere) e Dave Wagner (basso), la figura del primo dei due diviene importante per queste nuove canzoni, i synth si ritagliano più spazi e ciò fa sì che il complesso sia maggiormente fruibile senza che la folta e imponente massa atmosferica subisca danni, pur mantenendo il songwriting su livelli di tortuosità e malignità costantemente alti. Il lotto trova conclusione con lo strumentale "Into The Primal Shrine" proseguendo la tradizione del sound arrancante con dinamiche tese a "velocizzarlo" esclusivamente in sparuti sprazzi, è minaccioso e capace di scolpire dei solchi abissali stavolta però può vantare anche un'ancestralità e una cattiveria vivida fuori dal comune. Tocca ai Beneath The Frozen Soil farsi sotto, cambia la scena, si modificano i tempi ma il risultato è sempre e comunque radicato profondamente nel suolo, il doom/death degli scandinavi è marcio ma le origini nordiche fanno trapelare quelle sensazioni di gelido e cristallino terrore che percorre la spina dorsale negli attimi di tremore più intensi, è mastodontica la prestazione che riservano. Decidono di partire in sordina per poi esplodere, "Ironlung" è un pezzo canonico, ancorato allo stile e che sfrutta la prestazione vocale alternante growl, scream e graffiato, è pesantezza che non permette movimento, mi vengono in mente nomi da molti dimenticati ma grandi nel provocare sensazioni simili come Ceremonium e Winter oppressivi e malevoli, così com'è evidente che gli stessi compagni di split siano un discreto punto di riferimento per le sonorità degli svedesi. Il processo ricreato dai tasselli "Monotone Black I - II" avvalora le tesi, lenti, grevi all'inverosimile, ammalianti adornati dalle sfaccettature del grigio che li ricopre, i pezzi s'immergono in quell'aura obliante intinta nella più triste forma del ricordo per innalzare un muro atmosferico e di note alto e scivoloso in cui trovare appiglio è impossibile. Quando le ritmiche si rinforzano la band diviene ostile e arida ricordando ancor più il mood degli Evoken, è stata scelta indovinata l'aver messo insieme formazioni che convivono sapientemente fra loro. Tirando le somme questo split è un gran bel lavoro, prodotto accuratamente, canzoni di valore ma risottolineo il fatto che non c'è davvero nulla di nuovo all'orizzonte, i Beneath The Frozen Soil possono e devono crescere e speriamo che esca magari un full a dar riprova dell'avvenuta consacrazione mentre gli Evoken sono idoli e tali continueranno a essere, sarò anche di parte ma si può non definirli tali? Chi dice di no, probabilmente non li ha mai ascoltati. Vi dovesse arrivare fra le mani questo lavoro, prendetelo, non è essenziale ma è comunque quello che si può definire un papabile buon acquisto. |
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