lunedì 11 aprile 2011

SKY SHADOW OBELISK - Sky Shadow Obelisk & Una Lux Una Sonas


Informazioni
Gruppo: Sky Shadow Obelisk
Anno: 2009 / 2011
Etichetta: Yuggoth Records
Contatti: www.myspace.com/skyshadowobeliskù
Autore: Mourning

Tracklist "Sky Shadow Obelisk"
1. Sky Shadow Obelisk
2. Ex Oblivione

DURATA: 26:23


Tracklist "Una Lux Una Sonas"
1. Colony Collapse
2. Una Lux Una Sonas
3. Dead Star Valley

DURATA: 32:30

Siamo nell'era dei solo project, inutile negarlo, oggi più di ieri la possibilità di registrare musica propria senza il supporto d'altri, ottenendo dei lavori anche d'indiscutibile qualità, ha favorito il proliferare di una miriade di progetti solisti, non c'è vincolo di genere o dimensione artistica, l'unico punto da focalizzare è la presenza o meno di proprietà artistiche.
Il mondo del metal, con il panorama estremo in genere quale versante che più di tutti sta beneficiando di questa tendenza, ha da sempre grandi nomi che portano avanti realtà simili, chi non conosce Burzum? Stesso discorso è stato intrapreso anche in ambito doom, pensate a Ryan degli statunistensi The Howling Void e Stijn van Cauter con le sue mille e più realtà, in ambito similare si muove Peter Scartabello mastermind degli Sky Shadows Obelisk.
Sono due ep i lavori prodotti da quest'act, un omonimo datato 2009 e "Una Lux Una Sonas" del 2011 che per comodità ho deciso di trattare in unica soluzione, trovo infatti che il processo compositivo messo in atto da Peter sia continuativo.
L'evoluzione delle prime tracce, "Sky Shadow Obelisk" un monolite doom/death minimale e naturalistico radicato profondamente nel terreno seminato da gente come i primissimi Cathedral e una "Ex Oblivione" ispirata dalla letteratura di H.P. Lovecraft (che verrà ampiamente citato nelle parti in recitato), e volutamente avanguardistica, una visione di stampo voivodiano sembra intersecarsi nel riffing che elargisce dissonanze, infittisce il fattore ambientalistico addensandolo al pari di una coltre grigiastra e viene impreziosito da chitarre che in fase di solo (Joe Charupakorn autore del primo, Greg Brothers del secondo) aggiungono un tocco quasi jazzy, la nota non proprio felice è la voce in clean che avrebbe bisogno di una registrata.
Queste sono le basi che hanno dato linfa vitale all'operato di Peter, per poi intraprendere un corso musicale lievemente diverso col successivo "Una Lux Una Sonas".
Sono tre stavolta gli episodi caratterizati come i predecessori da una lunga durata ma stavolta forniti di una produzione più roboante e netta nel definire i suoni, come anticipavo il cambio di direzione non riguarda la totalità della prova, alcune componenti sono rimaste in comune, soprattutto l'impianto atmosferico in dei precisi frangenti è similare, noterete però come "Colony Collapse" mostri una fisionomia doom/death molto più prestante e agguerrita, il drumming in alcuni momenti esegua dei passaggi quasi tribali e la sei corde sia più tagliente.
Ovviamente gli attimi di stampo intimistico non sono assenti, l'apparire delle clean vocals è stavolta soluzione perfettamente inquadrata e calzante allo schema, una fuga quasi in stile seventies che quando fuoriesce dalla scena fa subentrare nel ruolo di protagonista il violoncello di Christine Harrington a rendere ancor l'aria più malinconica.
Il finale dapprima rivitalizzato e nelle ultimissime emissioni greve fa da preludio all'incipit acustico della successiva "Una Lux Una Sonas", anche in questo caso è con una canzone dalle due facce che abbiamo a che fare, una dolce, delicata e obliante, l'altra dura, severa, un alternarsi che pone un dovuto equilibrio e che in questo caso vede la prestazione dietro il microfono carente evocativamente parlando, forse la mancanza di precisione n'è la maggiore delle cause, eppure con un'esecuzione non perfetta in toto nell'ultima "Dead Star Valley" recupera quei (a dire il vero pochi) punti persi in antecedenza.
La traccia conclusiva è la tappa che sta per porre la parola fine a un viaggio che in più di un'occasione ha sfiorato i lidi funeral senza addentrarvisi mai del tutto, c'è un barlume di speranza, una sottile, fioca luce che si fa largo fra le svariate ombre che assemblano il mosaico degli Sky Shadow Obelisk.
Il progetto di Peter è in piena crescita, sta maturando, non so se la sua passione per la musica classica stia divenendo ancor più influente ai fini della raffigurazione sonora intrapresa (qui potrete ascoltare alcuni brani del suo repertorio www.myspace.com/peterscartabello), so per certo che gli Sky Shadow Obelisk stanno assumendo pian piano una forma propria, c'è sicuramente un bel po' da lavorare ma i nodi vengono sempre al pettine e in questo caso portano con sè note più che positive.
Consiglio agli appassionati dei vari filoni doom di dare una chance ai due ep e di seguire con attenzione gli eventuali sviluppi di questa genuina realtà.

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