lunedì 25 ottobre 2010

THE BATALLION - Head Up High


Informazioni
Gruppo: The Batallion
Anno: 2010
Etichetta: Dark Essence Records
Contatti: www.myspace.com/thebatallion666
Autore: Mourning

Tracklist
1. Mind My Step
2. Head Up High
3. When Death Becomes Dangerous
4. Within The Frame Of The Graveyard
5. Thick Skinned And Weatherbitten
6. Each Man For Himself
7. Undertakers
8. 20 Paces To Death
9. Where There Is Smoke There Is Fire
10. The Roaring Grandfather
11. Bring Out Your Dead

DURATA: 38:05

C'è chi col passare degli anni al posto di andare va avanti fa il percorso del gambero guardando sempre più indietro.
I norvegesi The Batallion già nel 2008 con il debutto "Stronghold Of Men" avevano fatto intendere chiaramente come il loro motto fosse: "Old Is Always Better", conferma arriva con il nuovo rilascio sempre sotto Dark Essence Records a titolo "Head Up High".
La formazione, che vede all'interno dei suoi ranghi elementi in giro da un bel po' di tempo e facenti parti o ex di realtà come Desekrator, Old Funeral, Grimfist, Borknagar, Helheim e Taake, suona un black/thrash di spinta che fa del lavoro delle sei corde l'arma essenziale, è infatti il riffato a costituire la mole imponente dello sviluppo compositivo.
E' un thrash che sa di anni Ottanta e che per molti versi è riconducibile a quello di realtà come Aura Noir e Witchery con l'unica differenza insita in un drumming che risulta essere decisamente più quadrato e incassato rispetto agli altri due act citati, dinamicamente più vari.
Non è comunque un punto a svantaggio dei The Batallion che con influenze evidentemente punk e rock'n'roll a rendere più divertente e scapocciante lo svolgere dell'album ci regalano pezzi che vanno dall'assoluta devastazione della triade finale composta da "Where There Is Smoke There Is Fire", "The Roaring Grandfather", "Bring Out Your Dead" d'estrazione Hellhammer all'accopiata che chiama in causa i connazionali Aura Noir, "Within The Frame Of The Graveyard" e "Thick Skinned And Weatherbitten", passando a metà del disco per "Each Man For Himself" e "Paces" caratterizzate da una buona solistica e riff a macinare fino a una "Undertakers" con il "mode rock" posizionato in "on".
Non esaltante quanto il resto seppur faccia il proprio dovere la tripletta iniziale, i pezzi sembrano posizionarsi al di sotto degli altri sia per piglio, sia per quanto riguarda la capacità di scaricare energia a prima botta.
I quasi quaranta minuti di "Head Up High" volano come nulla fosse, finisce e lo si rimette su, finisce e ancora una volta su, è talmente piacevole d'ascoltare che anche le tracce meno riuscite calano dritte, molto è dovuto anche alla scelta di mantenere il sound il più genuino possibile con una produzione scarna che sarà di sicuro gradimento per i famelici di old school.
E' sicuramente un passo e più in avanti rispetto al recente passato della band, se i The Batallion vi erano piaciuti col primo lavoro questo è proprio da far vostro. Un tuffo indietro nel tempo, in un periodo storico che per fortuna grazie alla passione di certi artisti non ha la minima intenzione di finire nel dimenticatoio.

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