lunedì 18 ottobre 2010

VOLVA - Völva


Informazioni
Gruppo: Völva
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/volvaband
Autore: Mourning

Tracklist
1. Svarthol
2. Sofandi
3. Andvaka
4. Völva
5. Í Eigin Heimi
6. Vöknun

DURATA: 48:37

Dalle fredda Islanda una giovane realtà stoner doom muove i passi iniziali, i Völva (nome tratto dalla figura sciamanica del paganesimo nordico) dopo appena due anni dalla nascita partono in quarta rilasciando subito l'album omonimo di debutto.
Cinquanta minuti che non possono negare la forte e incisiva derivazione da act storici quali EyeHateGod, Weedeater, Electric Wizard e Om oltre all'immancabile vena sabbath s'intersecano a più riprese in una dimensione sonora che fa del sound fangoso uno dei due punti forti e onnipresenti, l'altro è costituito dalla vena psych ipnotica che i fraseggi strumentali riescono a far vibrare con una buona resa.
L'album si presenta schietto e reale, la produzione non è limpidissima e questo acuisce i solchi che il riffato pesantemente greve traccia all'interno degli episodi con particolare rilevanza nella seconda "Sofandi".
Le composizioni non sono dinamicamente ineccepibili, pachidermiche sì ma avrebbero giovato dell'inserimento di qualche cambio umorale repentino in più, una "Andvaka" che si districa già bene con un mood più vario sarebbe diventata una hit vera e propria, indovinata invece la scelta di aggredire l'ascoltatore con un cantato tendente allo scream.
Con "I Eigin Heimi" l'atmosfera cinerea conduce vero lidi funeral, i due minuti iniziali della canzone sono claustrofobici e fra i più neri sinora emessi, la presenza stoner è flebile in questa parte conclusiva del lavoro lasciando campo libero alle pulsioni più estreme abbondonate solo sul finire d'esso per far spazio al pezzo e portata più succulenta del disco: "Vöknun".
Recitata in apertura, l'episodio principe del disco fa leva sulla seconda delle qualità citate in testa, è la parte psichedelica e riflessiva meno nera e arrabbiata a espandersi, il riffing diventa ciclico quasi ossessivo e la voce si mantiene pulita come se il nero che avviluppava il resto del platter si diradasse permettendo di viaggiare al di fuori di quello schermo fatto di ombre precedentemente costruito.
E' un album che fa il proprio mestiere "Völva", si difende bene anche dal punto di vista della produzione che come anticipatamente avevo menzionato, per quanto abbia quel tocco sporco un po' retro, permette comunque una chiara intellegibilità degli strumenti con la voce forse leggermente alta nel master, cosa più evidente nella fasi non clean.
L'uso del linguaggio scandinavo è alquanto evocativo, fornendo un minimo tratto distintivo, musicalmente chi segue il filone doom da anni avrà già incontrato molti act di questo genere, i Völva con una prova genuina simile fanno ciò che devono per farsi ascoltare, a voi adesso inserirli nel vostro lettore e goderveli.

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