lunedì 11 aprile 2011

ORCHID - Capricorn


Informazioni
Gruppo: Orchid
Anno: 2011
Etichetta: The Church Within Records
Contatti: www.myspace.com/orchidsf
Autore: Mourning

Tracklist
1. Eyes Behind The Wall
2. Capricorn
3. Black Funeral
4. Masters Of It All
5. Down Into The Earth
6. He Who Walks Alone
7. Cosmonaut Of Three
8. Electric Father
9. Albatross

DURATA: 57:08

Li attendevo, ero davvero impaziente di ascoltare un full sotto il monicker Orchid, dopo aver prodotto uno splendito ep, "Through The Devil's Doorway" nel 2009, il quartetto di San Francisco se ne esce con un "Capricorn" che è a dir poco superlativo.
Se il doom trae dai Black Sabbath il 90% della sua essenza, questi quattro musicisti sono gli eredi in tutto e per tutto della formazione che antecedeva il rilascio del canto del cigno dell'era Ozzy con album poco convincenti quali "Technical Ecstasy" e "Never Say Die".
Gli Orchid suonano alla Sabbath, dipingono atmosfere alla Sabbath ma riescono a conferire una personalità convincente e propria alle dinamiche e al modo in cui impersonificano la corrente musicale imprescindibilmente storica che hanno fatto propria.
Il platter non è neanche definibile un semplice tributo ai quattro cavalieri dell'oscurità di Birmingham, è un omaggiarli dimostrando palesemente che grazie a quell'insegnamento si può guardare oltre non perdendo di vista le radici, "Orchid" contiene una successione di perle estasianti ed è davvero difficile quale brano scegliere per darne una descrizione, "Eyes Behind The Wall", "Black Funeral", "Masters Of It All", "Down Into The Earth", "Cosmonaut Of Three" e "Electric Father" sono tutti apici e ciò che rimane si relega un pizzico sotto alla fine meraviglia, non un solo buco, non un solo secondo che scorra vuota o privo di senso, è un'opera che non conosce la parola filler o calo d'intensità, un'ora composta, suonata e vissuta da maestri.
E' un caso più unico che raro (almeno per il sottoscritto) trovare dei musicisti che riescano a esaltarmi con sessanta minuti di Black Sabbath senza dover per forza pensare: "bello, mi piace, certo un po' scontatello".
Ovviamente è eresia negare che il riffing partorito dalla mente di Mark Thomas Becker sembri esser stato creato da uno che è stato a scuola da Iommi mattino, pomeriggio e sera carpendone gli aspetti più emozionanti, non posso negare che il carismatico e trascinante Theo Mindell cavalchi sull'onda delle linee proposte dall'Ozzy che fu, eppure "Capricorn" pur con i suoi rimandi alla band madre quasi sfrontati, la sua natura seventies sino all'osso che in certi casi li stritola tanta è la presenza del combo inglese, non per nulla limitato da nessuno di questi fattori, esplode continuamente, rilascia classe e fa scuola alla moltitudine di acts che condividendo lo stesso bagaglio sonoro non vanno oltre l'essere una buona/grande rappresentazione dei Sabbath del tempo.
Perfetto l'assetto ritmico, Nickel al basso e Carter Kennedy dietro le pelli forniscono una propulsione che si adegua ai cambi umorali e con la produzione che rincara la dose "nostalgica" con un suono sì vintage ma mantenendo una robustezza e corposità maggiore rispetto a quello seventies (sono più grevi e pesanti dei Witchcraft per chiarirvi un po' le idde) si completa un quadro che con la firma Orchid a piè è adesso pronto a entrare nelle case degli sfegatati per inondarli di piacere con questo capolavoro.
L'ho detto più volte, lo ripeto per l'ennesima, il doom sta dominando la scena metal in quanto a qualità, "Capricorn" n'è l'ennesima riprova.
Vi ritenete fedeli osservatori del credo doomico? Questo disco deve entrare in casa vostra, non c'è alcun dubbio in proposito.

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