lunedì 25 ottobre 2010

PESTIFER - Age Of Disgrace


Informazioni
Gruppo: Pestifer
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/pestiferbe
Autore: Mourning

Tracklist
1. Age Of Disgrace
2. Contagious
3. Sleepless Century
4. Forsaken Flesh
5. Tentacles of Damnation
6. Mind Control
7. Betrayal Of The Light
8. The Worm
9. Carcinogenic Matter
10. Involution Process
11. The Clue, the Lie And The Death

DURATA: 43:00

Non so se vi sia mai capitato di ascoltare più di una volta un disco e chiedervi: questi ragazzi son senza contratto?
E' quello che più volte mi sono domandato senza trovare risposte (o meglio ci sarebbero, le conosciamo ormai tutti purtroppo) facendo girare il disco dei belgi Pestifer nel mio stereo per una settimana intera a ripetizione.
In una marea di puttanate technical che copiano i Necrophagist, con produzioni siliconate e pompaggi della Madonna, c'è ancora chi per fortuna coniuga l'uso dello strumento evidenziando un'abilità compositiva nel creare "BRANI" con la brutalità della vecchia scuola.
Atheist, Pestilence, Cynic e Death sono nomi che si possono scomodare e a cui i Pestifer se fossero usciti magari due decadi fa sarebbero stati accostati, è quella la via che hanno deciso di percorrere e lo fanno con bravura.
Non ci sono smanettate o seghe strumentali ma una serie di riffs incalzanti, efficaci, pregni di acidità, costruiti con senso per fornire agli undici episodi interni al debutto autoprodotto "Age Of Disgrace" una forma canzone che sia riconoscibile e non un accumulo di stronzate inanellate solo per far gasare qualche adolescente dedito all'onanismo veneratorio sfrenato.
Non so se certe band death si siano accorte di esser più ridicole dei Dragonforce e cazzo ce ne vuole per cadere così in basso.
Riescono comunque a essere orecchiabili pur mantenendo costantemente alta la dose di varianti e soluzioni a incastro che permettono al songwriting di risultare completamente sciolto e libero, pezzi come "Forsaken Flesh", "Mind Control" e "Involution Process" rendono chiara l'idea a tal proposito.
Le dinamiche raggiungono l'apice della loro spaziante capacità in "The Clue, The Lie And The Death", altre invece sono le tracce che fanno risaltare ancor più il valore di un riffato che in certi frangenti ha dello stupendo vedasi "Contagious e "Sleeples Century", di che godere non manca di sicuro.
I Pestifer sono puntuali come un orologio svizzero e quando vogliono martellano come fabbri, le chitarre di Emerson e Antoine (buone anche come soliste) erigono con il drumming di Phil un muro sonoro in cui il basso di Adrien, più alto nel mix, ottiene un ruolo di rilievo con libertà d'azione annessa, vi ricordate il bass playing di Steve Di Giorgio in "Individual Thought Pattern"? Beh la storia è più o meno quella, dietro il microfono poi, la voce di Jérôme, un growl medio/alto indovinato per il tipo di proposta, non fa che infuocare ancor di più l'atmosfera.
La produzione è l'arma in più di "Age Of Disgrace", possiede quello stile retrò anni Novanta ed è qualitativamente molto più che discreta, chiara al punto da agevolare la visibilità sia dei singoli, sia del complesso sonoro.
Fatevi un giro sul myspace della band e se voleste ordinare una copia del disco contattateli direttamente, è uno di quei lavori che ha tutte le carte in regola per entrare a far parte della vostra collezione.
Label datevi una sveglia, please.

Continua a leggere...

UNDIVIDED - Until Death


Informazioni
Gruppo: Undivided
Anno: 2009
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/undivided1997
Autore: Mourning

Tracklist
1. No Hope
2. Thanks For Nothing
3. Don't Come Near Us
4. Caught On The Outside
5. American Burnout
6. The Time Is Today
7. You're Just A Memory
8. Left To Rot
9. Until Death
10. Welcome Home (bonus track)
11. One Thing I've Got (bonus track)
12. Vendetta (bonus track)

DURATA: 31:42

Gli Undivided fanno parte dell'underground americano sin dalla seconda metà degli anni Novanta, la band si era sciolta nel 1998 per poi riformarsi nel 2006, dei founder è rimasto in line-up solo il cantante chitarrista Dante Scioscia in passato membro delle realtà death metal newyorkesi ormai scomparse Mutilation e Decomposed supportato dal trio composto da Max Velez (basso, voce), Frank Vaturina (batteria) e Nick Koykas (chitarra).
Nel 2009 dopo aver rilasciato un solo ep omonimo esce "Until Death", il sound della band è un thrash/crossover dove il groove è componente fondamentale del massiccio corpo sonoro, talmente pesante che se non fosse per l'attitudine di base meno estrema in certi casi sembrerebbe proprio di aver a che fare con gli Obituary.
Il disco è di quelli vivaci e indiavolati, contate che dodici pezzi durano poco più di una trentina di minuti, quando si parla oggi di core molti pensano a quei prodotti carichi di break down, lasciate perdere, questa è altra storia che attinge prettamente dal passato con influenze Slayer più che percettibili e una vena stradaiola hardcore che ricorda grandi nomi come i D.R.I. e gli S.O.D., certo gli Undivided concedono un ampio spazio ai solchi groove profondi ma questo può essere solo un vantaggio dato che da vita a un connubio semplice ma esaltante.
Brani come l'accoppiata d'apertura "No Hope", "Thanks For Nothing" rappresentano in toto quello che il platter ha da offrire, il reparto vocale alterna una tonalità aspra e severa con un'altra più vivace e punkish, le chitarre inanellano un riff dietro l'altro passando da splettrati veloci a ritmiche frantuma ossa riuscendo a mantenere le due nature sempre in costante contatto senza che l'una diventi un peso per l'altra.
"Caught On The Outside" è un macigno, pesante e prorompente, "American Burnout" n'è il contraltare, parte in quarta sfruttando la sua breve vita per mantenersi su tempistiche più accelerate.
L'ombra di "Criminally Insane" si adagia su una "You're Just A Memory", quest'aspetto non toglie comunque il piacere di scapocciarci su e la voglia di farsi spezzare il collo dal girare vorticoso continua con "Left To Rot", gli Undivided hanno intatto lo stile e il modo di esporsi delle formazioni del finire anni Ottanta, primi Novanta zero fronzoli e tante bastonate, inutile girarsi i pollici se puoi colpire duro sapendo come fare e "Until Death", titletrack dell'album, incarna perfettamente questo modo di far musica.
Le ultime tre canzoni sono inserite a titolo di bonus tracks, "One Thing's I've Got" è quella che mi ha più preso ricordandomi alcune soluzioni Biohazard.
E' decisamente un lavoro riuscito "Until Death", chi segue la frangia thrash/core più ruvida non si lasci scappare quest'uscita, peraltro sembra che gli Undivided siano già in procinto di elaborare un nuovo disco quindi a breve si potrebbe avere materiale fresco con cui trastullarsi, non ci resta che attendere e rimandare on air "Until Death" ancora una volta.

Continua a leggere...

BENIGHTED IN SODOM - Hybrid Parasite Evangelistica


Informazioni
Gruppo: Benighted In Sodom
Anno: 2010
Etichetta: Solitude Productions
Contatti: www.myspace.com/benightedinsodom
Autore: Mourning

Tracklist
1. An Angel Circles The Drain
2. Dreamscape Overdose
3. Liquid Flowing From A Slashed Wrist
4. Nightshade & Arsenic
5. Solarium
6. The Surrogate

DURATA: 49:11

I Benighted In Sodom non sono più una scoperta, ormai da tempo si sono rivelati come una solida realtà black metal devota a una tipologia di sound che fa di atmosfere oppressive e maligne uno dei punti cardine.
"Hybrid Parasite Evangelistica", originariamente registrato nel biennio 2008-2009, è uscito adesso sotto Solitude Productions.
La cosa che mi ha colpito è che aspettandomi l'ennesimo disco depressivo e moscio (non sono un amante del genere) mi sono dovuto ricredere perché quest'album ha all'interno dei passaggi molto vendicativi, astiosi e per quanto il riffing sia tendenzialmente portato a creare un ciclico ripetersi più o meno allungato tali sensazioni fanno sì che in più momenti la cattiveria insita riesca a trovare sfogo, "An Angel Circles The Drain", opener dell'album, n'è buon esempio, oltre a essere uno dei tre brani non inserito in lavori passati.
Sì perché chi conosce la discografia della band statunitense noterà che quattro pezzi facevano già parte di uno split a tre, "Beauty, Darkness, Chaos" che vedeva fra l'altro partecipi gli italiani Frostmoon Eclipse, fra i quali spicca "Liquid Flowing From A Slashed Wrist" trascinata all'inverosimile, agonizzante in certi frangenti striduli quasi a voler sottoporre l'ascoltatore a forzata prigionia sonora, i momenti rarefatti rendono più di quando calca la mano in verità, così come avviene in una "The Surrogate" che ha però delle scelte melodiche alquanto scialbe e a tratti sciatte.
Apprezzabile lo strumentale malinconico "Nightshade & Arsenic", lavoro fine di synth, chitarra acustica in primo piano che sembra dare forma a un terreno addio.
Tirando le somme questo "Hybrid Parasite Evangelistica" è un disco più per fan incalliti che altro, continua nell'immettere linfa al percorso sofferente e malsano che i Benighted In Sodom hanno iniziato a tracciare sin dalla prima opera pubblicata possedendo degli spunti notevoli ma altrettanti momenti di vuoto che lasciano un po' d'amaro in bocca.
Chi possedesse già lo split citato antecedentemente non credo sentirà un bisogno impellente di comprarlo eppure i tre episodi in aggiunta sono probabilmente la miglior cosa che quest'album possa offrire, d'altro canto chi apprezza l'operato di Matron Thorn troverà come sempre pane per i suoi denti (discorso che vale anche per coloro che ascoltano abitualmente gente come Leviathan, Krohm e Xasthur) e non sarebbe pertanto un acquisto da escludere a priori.

Continua a leggere...

ANGELS AND ENEMIES - Gttkmplx


Informazioni
Gruppo: Angels And Enemies
Anno: 2010
Etichetta: Apollon Records
Contatti: www.myspace.com/angelsandenemies
Autore: Mourning

Tracklist
1. Harlekin
2. Herbst
3. Bei Nacht (Die Meute)
4. Augenblicke
5. Im Herzer Den Bringer Des Lichts
6. Schweigen...
7. Schall
8. Ad Fontess
9. Vollendet
10.Verloren (Lass Mich Hier Pt.1)
11.Morgen Ist Tot
12.Ein Neuer Anfang (Lass Mich Hier Pt.2)

DURATA: 47:51

Ascoltato un album metalcore ascoltati tutti? In linea di massima purtroppo è così, le soluzioni sono sempre le stesse ripetute come una lezioncina da svolgere nel migliore dei casi almeno provando di conoscere e saper interpretare lo stile con devozione e un pizzico di grinta.
Gli Angels And Enemies sono un combo di Colonia che finisce di diritto nel suddetto calderone, cantano in lingua madre come i Callejon, sfruttano il sound di Gothenburg del versante più moderno come esibito in maniera molto buona negli ultimi anni dai greci Nightrage e il verbo di Unearth e As Lay I Dying sembra identificarne il carattere.
L'album è catchy, melodie di facile presa e prestazione muscolare da parte del drummer che offre una prestazione varia, possente e che supporta alla grande il muro di riff che le chitarre costruiscono, non mancano le occasioni dove il groove si mostra imponente come in "Augenblicke" e la dedizione allo swedish style s'innesca sin dall'opener "Harlekin" con "Schweigen..." che si candida a essere una delle hit del platter con pulizia e potenza che confluiscono in una canzone che evita lo sputtanamento non inserendo orpelli che avrebbero potuto arrecarle danni vedasi clean vocals, cosa che mi sarei risparmiato volentieri in "Vollendet".
Fra ritornelli da cantare e uno svolgimento che si relega fra barriere sonore ristrette, dato che il range d'ascoltatori è limitato agli appassionati dell'ultima ondata melo-death e i drogati di metalcore, gli Angels And Enemies hanno il buon gusto di non inserire la solita pappardella che si tuffa nel deathcore fatta di breakdown scontati ancor prima di venir eseguiti, continuano a macinare su un percorso conosciuto ma che almeno mette in mostra una discreta coerenza non saltando di palo in frasca come spesso avviene in questo tipo di release che o sono talmente standard e piatte da poterle usare come fermacarte o inserirebbero dentro pure il clavicembalo se andasse di moda per stipulare un contratto con una label scendendo pure a livelli più infimi e pop (chi ha detto Sonic Syndicate?).
Discreto il tentativo nella finale "Ein Neuer Anfang (Lass Mich Hier Pt.2)" d'innestare un richiamo classico portando a casa un risultato positivo che senza infamia né esaltante lode fa sì che il platter si concluda senza avermi causato eccessivi danni neuronali.
Pur essendo un amante sfegatato dell'era di Goteborg e delle sue band, riuscendo anche ad apprezzare i lavori moderni e alle volte tendenti al metalcore, non posso far altro che indirizzare verso l'ascolto di "GTTKMPLX" solo quelle due precise categorie di fruitori citate nel testo.
I restanti possono pure evitarselo, per quanto non sia male è come aver passato cinque ore seduti in classe con la sfortuna d'avere a seguire le ore di recupero che ti ripeteranno ancora una volta la stessa solfa, a lungo andare sfianca.

Continua a leggere...

AMASSADO - Coraçao Enterrado

Informazioni
Gruppo: Amassado
Anno: 2010
Etichetta: Felony1 Records
Contatti: www.myspace.com/amassado
Autore: Mourning

Tracklist
1. Fala Agora
2. Garganta Cortada
3. Amassado
4. Puta
5. Tiroteio Assassino
6. Ali Tem A Saida
7. Amazonia
8. Fobia
9. Sombras Do Esqueiro
10.Lobotomizado
11.Boca Calada

DURATA: 28:15

I nomi Dino Cazares e Cavalera (sia Max o Igor la risultante è la stessa) non possono che rimembrare il panorama musicale latino-americano, gente che con act quali Sepultura, Asesino, Brujeria e Nailbomb si è espressa musicalmente ad alti livelli regalandoci dischi che ogni ascoltatore di musica estrema dovrebbe conoscere.
Dalle loro imprese musicali prendono evidente ispirazione gli Amassado, il trio italo- brasiliano formato da Suron Caspar (voce), X-Coc (chitarra e batteria) e Jairo Vazquez (basso) punta su un grind/hardcore, testi rigorosamente in portoghese e un'attitudine d'assalto ricollegabile al periodo dei primi anni Novanta.
Pezzi come "Garganta Cortada", la titletrack che è una bomba pronta a esplodervi in faccia, la sparatissima e violenta "Puta" con tanto d'intro esplicito (anche chi non parla il carioca dovrebbe poter comprendere a grandi linee cosa si dicano i due) tirano la sassata senza nascondere la mano.
"Tiroteio Assassino" ha uno di quei ritornelli che ti rimangono in testa, dopo due volte che la si è ascoltata ti vien voglia di cantarla a ripetizione, la folle corse di "Ali Tem A Saida" grooveggiante con breve fase solistica di basso annessa anticipa una "Amazonia" meno irruenta ma maggiormente massiccia, buono lo stacco acustico e l'inserto di samples al proprio interno prima che la marcia ferrea riprenda il suo corso a pieno regime.
Con "Fobia" ci troviamo dinanzi a una cover, è un pezzo dei Kreator tratto dall'alquanto altalenante "Outcast", album non proprio fra i lavori più riusciti del combo di Mille Petrozza di cui questo è uno dei pochissimi pezzi che si salva di sicuro. "Sombras Do Esquiero" è un altro esempio di groove spacca macigni, certo la derivazione dagli act citati in testa è alta ma che piacere è lasciarsi prendere da un album così genuino e commercialmente fuori dagli standard beceri dell'ondata odierna di grinder e affini.
Efferata e animatamente death si presenta "Lobotomizado" con alcune scelte in fase di riffing e drumming che mi han ricordato i Napalm Death odierni, le sue note sono quelle che udiremo per ultime dato che il brano conclusivo del disco "Boca Calada" è prettamente parlato.
"Coraçao Enterrado" è un buon album, composto nel modo più adatto a rappresentare quel mondo fatto di costante aggressione e orrore che gli Amassado vogliono far vivere all'ascoltatore, gli appassionati del genere hanno di che cibarsi, è pane per i loro denti.

Continua a leggere...

NUCLEAR - Jehovirus


Informazioni
Gruppo: Nuclear
Anno: 2010
Etichetta: Australis Records
Contatti: www.myspace.com/nuclearthrash
Autore: Mourning

Tracklist
1. Belligerance
2. Brutal Yet Precise
3. The One We Must Kill
4. On Killing
5. Asphyxia
6. Acts Of Depravity
7. Criminal Solicitation
8. World Depletion
9. Defleshed

DURATA: 38:01

I Nuclear non sono dei novellini, la band è ormai in giro da quasi tre lustri suonando thrash metal che si divide fra il Bay Area sound e le influenze teutoniche rozze di Kreator e Sodom.
E' innegabile che il mercato metallico sia inondato da proposte che tentino di rivitalizzare una scena che dopo un periodo di calo evidente nella seconda metà anni Novanta ha trovato nelle nuove leve sorte nell'ultima decade linfa vitale fresca, soprattutto l'underground, evitando di nominare i soliti act plastificati e laccati da copertina, ha saputo reinventarsi tirando fuori dall'armadio passione e voglia di suonare senza troppi fronzoli.
"Jehovirus", loro terzo capitolo in studio, è questo che fa, innegabili quanto palesi siano le influenze dei Metallica primordi come quelle di Slayer e delle realtà teutoniche antecedentemente chiamate in causa, altresì evidente è la similarità d'approccio vocale con Mille Petrozza e Chuck Billy per certe soluzioni da parte del cantante Matías Leovicio.
A scanso di equivoci e avendo appurato che le nove tracce "soffrono" come tutte le release odierne di una forte derivazione dal passato, quello che più preme è capire quanto siano incisive le canzoni e l'andamento del disco in questo caso è per fortuna favorevole a chi ama il genere offrendo una prova più che degna.
Colpiscono in più frangenti con delle sonore mazzate elementari ma efficaci, puro impatto e tanta dedizione riscontrabili in capitolo quali "Criminal Solicitation" e "Acts Of Depravity" macigni granitici, di una cadenzata e più greve "Asphyxia" o nei riff a rilancio in velocità di "The One We Must Kill" con "Defleshed" che nella sua prestante e prorompente esecuzione racchiude tutte le peculiarità dei Nuclear con gli assoli frenetici, cambi di tempo e un Matías più nevrotico che mai.
In linea di massima è più che apprezzabile il compito svolto dalle asce sia nella composizione del riffato sia nelle fasi solistiche, pezzo forte dell'artiglieria è invece il batterista Eugenio "Punto" Sudy che fornisce il dovuto spessore e la violenza giusta al proprio drumming con gli interventi in doppia cassa sempre indovinati accompagnato dal basso che fa il necessario "sporco lavoro".
I Nuclear non hanno pretese di reinventare lo stile, "Jehovirus" è solo un album di puro thrash metal che fa passare una quarantina di minuti evitando d'inserire tempi morti o canzoni strumentali che spezzino i ritmi tirando dritti per un'unica strada che conduce all'headbanging.
Se gli eighties sono ciò che bramate, è questo quello che vi danno in pasto alimentando la voglia di old che c'è in voi, l'ascolto non potrà che rallegrare le vostre orecchie.

Continua a leggere...

MISANTROPIC - Insomnia


Informazioni
Gruppo: Misantropic
Anno: 2010
Etichetta: Halvfabrikat Records
Contatti: www.myspace.com/misantropichardcore
Autore: Mourning

Tracklist
1. Man Into Beast
2. Born To Die
3. Raise The Gallows
4. Holocaust
5. Insomnia
6. Lord Of War
7. A Life Lost

DURATA: 16:33

Si può suonare del buonissimo thrash/core restando fedeli a quelle che sono le radici di questo particolare movimento? Molti act sembrano aver dimenticato che l'attitudine core derivava da uno sfogo totalmente devoto all'impatto sconsiderato e genuino che non ha forzatamente bisogno di avere un suono robusto e pulito per essere prodotto, se come base non ha una sincera espressione musicale.
E' per questo che molte band risultano essere delle copie ridicole di altri act conosciuti e ascoltati non si sa più quante volte, si metta su un disco facendo skip sui vari copia-incolla che si trovano in giro.
Molti identificano il genere con gente come i Municipal Waste e la corrente odierna dal sound da pacchetto di patatine e scapocciata divertita, il core è impegno e non da poco.
Gente come gli Hellbastard ci hanno costruito una carriera e anche chi non si dilettava con tematiche sociali ne dava dimostrazione con lo stile e la classe compositiva.
In quanti si ricordano dei Sacrilege inglesi o in quanti possono negare che gli Slayer, da sempre paladini del thrash estremo anni Ottanta, vivessero (e vivono) una passione forte per questo tipo di suono?
E' da questi spunti che sembra sia partorito il disco di un quintetto svedese di Umea, i Misantropic, che al pari di proiettili vogliono bucare la nostra scatola cranica con il loro "Insomnia".
Fottutamente indiavolati, rifilano sette brani per appena sedici minuti di musica spaccatesta, la cantante Gerda si squarcia la gola spingendo fottutamente dietro il microfono, il riffato di Eken e Rille si mantiene frequentemente serrato trovando comunque il tempo nelle brevi partiture per far respirare le canzoni prima di un rilancio in velocità che punta a una folle corsa o a un giro da headbanging sfrenato che il lavoro estenuante di Zoid alle pelli accompagnato dal basso di Matte, che va a duemila l'ora, concretizza fornendo un andare ritmicamente concitato.
E' un turbinio alcolico, appena finito un pezzo si viene assaliti dal successivo senza avere il tempo di metabolizzare la botta ricevuta, tocca solo prendersi lo schiaffo, rialzarsi e prepararasi a ciò che arriverà, un'onda tumultuosa che ha il solo scopo di farvi finire sotto il suo muro appena innalzato.
Passate sul myspace dei Misantropic, ascoltate i brani e non fatevi scrupolo nel contattarli per accaparrarvi una copia di "Insomnia".
Supportate le band che suonano per passione e non per questioni legate al marketing, buy or die!

Continua a leggere...

THE BATALLION - Head Up High


Informazioni
Gruppo: The Batallion
Anno: 2010
Etichetta: Dark Essence Records
Contatti: www.myspace.com/thebatallion666
Autore: Mourning

Tracklist
1. Mind My Step
2. Head Up High
3. When Death Becomes Dangerous
4. Within The Frame Of The Graveyard
5. Thick Skinned And Weatherbitten
6. Each Man For Himself
7. Undertakers
8. 20 Paces To Death
9. Where There Is Smoke There Is Fire
10. The Roaring Grandfather
11. Bring Out Your Dead

DURATA: 38:05

C'è chi col passare degli anni al posto di andare va avanti fa il percorso del gambero guardando sempre più indietro.
I norvegesi The Batallion già nel 2008 con il debutto "Stronghold Of Men" avevano fatto intendere chiaramente come il loro motto fosse: "Old Is Always Better", conferma arriva con il nuovo rilascio sempre sotto Dark Essence Records a titolo "Head Up High".
La formazione, che vede all'interno dei suoi ranghi elementi in giro da un bel po' di tempo e facenti parti o ex di realtà come Desekrator, Old Funeral, Grimfist, Borknagar, Helheim e Taake, suona un black/thrash di spinta che fa del lavoro delle sei corde l'arma essenziale, è infatti il riffato a costituire la mole imponente dello sviluppo compositivo.
E' un thrash che sa di anni Ottanta e che per molti versi è riconducibile a quello di realtà come Aura Noir e Witchery con l'unica differenza insita in un drumming che risulta essere decisamente più quadrato e incassato rispetto agli altri due act citati, dinamicamente più vari.
Non è comunque un punto a svantaggio dei The Batallion che con influenze evidentemente punk e rock'n'roll a rendere più divertente e scapocciante lo svolgere dell'album ci regalano pezzi che vanno dall'assoluta devastazione della triade finale composta da "Where There Is Smoke There Is Fire", "The Roaring Grandfather", "Bring Out Your Dead" d'estrazione Hellhammer all'accopiata che chiama in causa i connazionali Aura Noir, "Within The Frame Of The Graveyard" e "Thick Skinned And Weatherbitten", passando a metà del disco per "Each Man For Himself" e "Paces" caratterizzate da una buona solistica e riff a macinare fino a una "Undertakers" con il "mode rock" posizionato in "on".
Non esaltante quanto il resto seppur faccia il proprio dovere la tripletta iniziale, i pezzi sembrano posizionarsi al di sotto degli altri sia per piglio, sia per quanto riguarda la capacità di scaricare energia a prima botta.
I quasi quaranta minuti di "Head Up High" volano come nulla fosse, finisce e lo si rimette su, finisce e ancora una volta su, è talmente piacevole d'ascoltare che anche le tracce meno riuscite calano dritte, molto è dovuto anche alla scelta di mantenere il sound il più genuino possibile con una produzione scarna che sarà di sicuro gradimento per i famelici di old school.
E' sicuramente un passo e più in avanti rispetto al recente passato della band, se i The Batallion vi erano piaciuti col primo lavoro questo è proprio da far vostro. Un tuffo indietro nel tempo, in un periodo storico che per fortuna grazie alla passione di certi artisti non ha la minima intenzione di finire nel dimenticatoio.

Continua a leggere...

IN SCISSORS - Orbis Terrarum Requiem

Informazioni

Gruppo: iN sCissorS
Anno: 2009
Etichetta: Zoharum Records
Contatti: www.myspace.com/inscissors
Autore: Insanity

Tracklist
1 Attic-An Introduction
2 Hypogeum Dweller
3 Vierte Ritter
4 Sealed Writings
5 Wandering Gnome
6 Orbis Terrarum Requiem
7 Autumnal Asperges
8 ...Of Ancient Galleries
9 Outro

DURATA: 56:39

iN sCissorS è il nome del progetto del greco Vincent Andelmoth, la grafia particolare del monicker si coniuga bene con l'originalità della proposta. Le sonorità spaziano tra Ambient e Industrial con inserti neoclassici e marziali, il tutto unito in questo "Orbis Terrarum Requiem" che già dal titolo si presenta come una colonna sonora per la fine del mondo.
Le tracce non deluderanno assolutamente queste aspettative, già la prima "Attic - An Introduction", con la sua melodia ossessiva e volutamente ripetitiva che si poggia su un background pesante e plumbeo vi farà pensare se mai ci sarà un domani, è quasi una domanda retorica alla quale però la successiva "Hypogeum Dweller" sembra essere intenzionata a rispondere, lascio a voi immaginare come. Per la quasi totalità dell'album gli archi sforneranno sinfonie ripetitive che tolgono ogni possibile rimanenza di speranza a ogni secondo che passa, l'apparente calma di "Sealed Writings" e le atmosfere eteree della titletrack sono solo alcuni dei mezzi che Vincent usa per asfissiare i coraggiosi che si cimentano in questo viaggio che se in "Autumnal Asperges" sembra voler dare un'altra possibilità all'umanità, con il Dark Ambient contornato di rumori inquietanti di "...Of Ancient Galleries" toglie il dubbio preparandosi a porre fine al pianeta con la breve e triste "Outro", interamente suonata dal clarinetto di Kostas Ioannidis.
Al progetto collaborano anche Jason Andelmoth al violoncello e Angel alla voce, che sotto le direttive di Vincent fanno la loro parte nel dare vita a questa oscura creatura. Il lavoro complessivo è di alta qualità, il progetto fa della ripetitività il suo punto forte e la sfrutta in modo tale da non annoiare l'ascoltatore con leggeri cambiamenti di sottofondo a modificare le atmosfere. Chi si sente pronto ad affrontare "Orbis Terrarum Requiem" sarà felice di lasciarsi sprofondare nell'oblio creato da iN sCissorS.

Continua a leggere...

WEAPON - From The Devil's Tomb


Informazioni
Gruppo: Weapon
Anno: 2010
Etichetta: Agonia Records
Contatti: www.myspace.com/theweaponchakra
Autore: Mourning

Tracklist
1. From The Devil's Tomb
2. Vested In Surplice, And Violet Stole
3. Furor Divinus
4. Vortex - 11724
5. LEFTHANDPATHYOGA
6. The Inner Wolf
7. Sardonyx
8. Trishul
9. Towards The Uncreated

DURATA: 54:20

Chi sono i Weapon? Una fottuta macchina d'odio black/death proveniente dal Canada, finalmente è in questi termini che posso scrivere del combo di Edmonton, infatti il secondo album "From The Devil's Tomb" ha cancellato quelle perplessità rimaste a galla dall'ascolto del debutto "Drakonian Paradigm", buono ma in certi frangenti non esaltante nel riproporre brani degli ep precedenti risuonati.
Appena messe su per la prima volta le nove tracce del nuovo platter mi si sono fiondate contro con una violenza e una pesantezza degna dei Morbid Angel d'annata, è un assalto arrembante che non ha sfogo se non in un continuo e devastante colpire.
Che la formazione di Vincent e Trey sia un riferimento costante nel riffing ve ne renderete conto subito, c'è però da notare come le atmosfere siano molto più orientate verso la scena black tirando in causa certi momenti "neri" dei Mayhem.
La band riesce a intarsiare anche dei brevi ma incisivi attimi in cui la melodia fa da supporto a questa collera indomita che viene rilascita al pari di un flusso costante, canzoni come "Vested In Surplice, And Violet Stole", "Furor Divinus" e "The Inner Wolf" badilano a spron battuto, la titletrack e lo strumentale "LEFTHANDPATHYOGA" ritagliano lo spazio adatto a una crescita atmosferica e "Trishul" con un Vetis Monarch in versione ritualistica si propone come l'episodio estraneo ma contestualmente ben integrato in questo "From The Devil's Tomb".
Decisamente più curata la produzione che risulta essere molto più potente e affinata pur mantenendo quell'alone underground da cui i Weapon non hanno nessuna intenzione di distaccarsi, ne godono la prestazione dietro le pelli di The Disciple che acquista una prorompenza nettamente superiore rispetto a quella del passato lavoro, il riffing, soprattutto nelle incursioni melodiche, e gli assoli che acquisiscono maggior incidenza sui brani.
Singolarmente non si può non apprezzare la prova del cantante, la voce nelle sue varie esposizioni si cala perfettamente nel mood da interpretare dando quel quid in più alle tracce.
Quella dei Weapon è l'ennesima uscita che farà gongolare i seguaci dell'old school, ne consiglio l'ascolto ed eventuale acquisto e se ancora non li aveste mai incrociati per quanto mi riguarda potreste anche iniziare a far conoscenza con la musica dei canadesi proprio da questo "From The Devil's Tomb", è la miglior release che abbiano inciso sinora.

Continua a leggere...

GOAT THE HEAD - Doppelgängers


Informazioni
Gruppo: Goat The Head
Anno: 2010
Etichetta: Aftermath Music
Contatti: www.myspace.com/goatthehead
Autore: Mourning

Tracklist
1. Neolithic Rocket Science
2. Uncanny Valley Clan
3. This Tube Is The Gospel
4. Salt
5. Bestial Domestication
6. The Hunt Is On (Sexy Son)
7. Reveille
8. Stirring The Enigmatic Appetite
9. The Ubiquitous Cube
10. Primal Caveman Death Metal

DURATA: 33:45

I norvegesi Goat The Head fanno parte della schiera non folta delle formazioni death metal che si muovono nel panorama estremo nazionale, se in passato erano i Cadaver l'act più conosciuto, odiernamente i rappresentanti più importanti sono quasi sicuramente i Blood Red Throne accompagnati adesso dagli Obliteration.
La creatura che vede dietro il microfono Per Spjøtvold tastierista degli Atrox e alla batteria Trond Frønes, a quanto sembra inserito nella line-up dei redivivi Thorns, ha da poco rilasciato il secondo album, "Doppelgängers", dotato di tanto groove, ritornelli che entrano in testa e un riffato che in certi passaggi oserei definire fiero.
Inutile dire che pestano senza compromessi, le strutture non brillano per dinamiche eccelse, al contrario una sorta di profilo omogeneo non le rende propriamente distinguibili, un percorso che iniziato deve essere assunto in dose unica sembra essere la soluzione più consona per recepire al meglio le qualità del disco.
Il Death Metal incline a rivisitare partiture thrash rozze e pesanti ma fortificate dal gran lavoro dietro il mixer offerto da Tue Madsen negli Antfarm Studios raramente si discosta dallo sfruttare mid-tempo, sono brevi ma ben calibrate le poche fasi accelerate in cui i Goat The Head infieriscono in maniera evidentemente appesantita.
Fra le canzoni per rilevanza si possono citare le esecuzioni di "Uncanny Valley Clan" per il motivo che accennavo in antecedenza legato al ritornello pregno di carisma e "The Tube Is The Gospel" in cui s'inserisce inaspettata la voce femminile che vi tranquillizzo sin da ora, non ha nulla di melenso, pulita, ampia ma per nulla stucchevole.
Non c'è maeriale che faccia strappare i capelli ma un bell'impatto e tanta energia per darsi a un paio di headbanging lo si ritrova anche in "Neolithic Rocket Science", "Bestial Domestication" dal bell'assolo e nella conclusiva "Primal Caveman Death Metal".
L'ostacolo duro da bypassare per molti potrebbe essere invece la voce di Per, non catalogabile come un classico growl, nè tanto meno come un ringhio thrash, è una strana quanto personale interpretazione che esprime potenza ma contemporaneamente non rientra nei canoni abituali del genere il che è comunque un segno distintivo.
I Goat The Head hanno fatto ciò che è nelle loro possibilità, il platter è discreto, non so quanto potrà ritenersi longevo nelle playlist ma se infilato on air il proprio onesto lavoro lo svolge.
Ne consiglio l'ascolto soprattutto a coloro che amano la forma più groovy del death sound.

Continua a leggere...

BLOOD REVOLT - Indoctrine


Informazioni
Gruppo: Blood Revolt
Anno: 2010
Etichetta: Invictus Productions
Contatti: www.myspace.com/bloodrevolt
Autore: Mourning

Tracklist
1. Salvation At The Barrel Of A Gun
2. Dead City Stare
3. Bite The Hand, Purge The Flesh
4. God’s Executioner, Praise Be
5. My Name In Blood Across The Sky
6. Indoctrine
7. Year Zero
8. The Martyrs Brigade

DURATA: 42:19

Il nome Blood Revolt è nuovo, le facce che vi stanno all'interno no. Il monicker ha preso vita quest'anno ma dietro vi si celano artisti che con il settore estremo del metal hanno un legame duraturo da molti e molti anni.
La formazione è così composta: A.A. Nemtheanga, C. Ross e James Read, un trio di tutto rispetto visto i precedenti in band quali Primordial, Axis Of Advance, Conqueror, Revenge e via discorrendo nelle quali sono o erano membri effettivi.
Non essendo gente di primo pelo quello che ci si poteva attendere era quanto meno un disco formalmente suonato bene e sotto questo punto di vista c'è in effetti poco da dire, imbastiscono un lavoro frequentemente serrato e minaccioso dove la batteria si slancia in tirate battenti e la chitarra ricama su riffing crudi non mancando a entrambi gli strumenti la voglia di fare delle vere e proprie scorribande in lande doom per accrescere la portata atmosferica del sound, il che è di giovamento di sicuro per un album, "Indoctrine", che non fa dell'innovazione o della ricerca la propria bandiera.
Il genere è un black nudo, scarno dov'è lo sfrontato e alle volte sconsiderato pensiero di colpire più che dar vita alla canzone che fa da comandamento guida, vi è riscontrabile di tutto, lo stile è imbastardito primordialmente da passaggi punk, grindcore con la voce di Nemtheanga che si propone più volte pulita e asimmetrica alle movenze imposte dalle ritmiche lasciando un senso di sbigottimento iniziale che con l'andare degli ascolti potrà indurre a due semplici conclusioni: A) ha sbagliato tutte le entrate, l'avranno lasciato così che fa più true, oppure B) è talmente inabituale che mi piace. Beh dopo averlo messo e rimesso su tante volte personalmente opto per la seconda ma non mi meraviglierei affatto se qualcuno la pensasse diversamente.
Il disco è alquanto omogeneo, la violenza dell'opener "Salvation At The Barrel Of A Gun" è similare a quella riscontrabile in "Dead City Stare", "God’s Executioner, Praise Be" e nella titletrack, un quartetto che mette a dura prova la resistenza delle vostre vertebre cervicali.
Con "My Name In Blood Across The Sky" la pressione diventa monolitica arrivando a incarnare forma doom intorno al quarto minuto, sembra di ascoltare momentaneamente i Candlemass prima che ripartano con la solita scarica in velocità.
Chiudono altre due rappresentanti oltranziste del modo più canonicamente estremo di riproporre un old school metal, sia "Year Zero" che "The Martyrs Brigade" tirano dritto per dritto senza pensarci troppo su.
Il concept che tira in ballo il malessero odierno in cui un uomo può essere condotto alla follia da una condizione sociale instabile e costrittiva fra religioni e politica è interessante, purtroppo l'album verrà dibattutto e di sicuro non offrirà la propria spalla a tutti.
I pezzi accontenteranno i fan dell'estremo in genere, la produzione lo-fi è sicuramente un punto su cui si può star a discutere ma che ritengo calzante per mantenere vivida quella gelida e tetra sensazione che i testi vogliono esprimere.
I Blood Revolt hanno rilasciato un disco non per tutti, se si vuole entrare in contatto con il loro messaggio si deve scendere al compromesso di accettarlo per quello che è, per com'è, l'unica cosa da fare è ascoltare e vedere cosa riesce a darvi.

Continua a leggere...

LETHARGY OF DEATH - Necrology


Informazioni
Gruppo: Lethargy Of Death
Anno: 2010
Etichetta: Endless Winter
Contatti: www.myspace.com/lethargyofdeath
Autore: Mourning

Tracklist
1. Damnation
2. Death
3. Remains Of A Remembrance
4. The Treason
5. Essential Process
6. Adrift
7. Finale

DURATA: 57:23

Nuova uscita per la label russa Endless Winter, è il turno della one man band funeral doom cilena dei Lethargy Of Death annichilire l'ascoltatore con una sonora e grevissima mazzata devota al verbo della morte.
Questo annichilente progetto è la creatura di Emiaj, nata artisticamente nel 2000, aveva prodotto sinora due ep nel biennio 2005/2006 intitolati "Tribulations" e "Robe Of Death" arrivando in questo 2010 a pubblicare l'album di debutto "Necrology".
Non è sicuramente davanti a una proposta innovativa che ci troviamo, sono sette tracce che dell'insegnamento impartito da gente come Thergothon, Skepticism, Shape Of Despair e Pantheist hanno fatto virtù.
Vi sono infatti internamente tutte le caratteristiche per appassionare sia i fedeli del movimento più classico e ortodosso, sia quelli che ricercano una trama melodica che faccia da supporto ed estensione delle atmosfere cineree e claustrofobiche che i brani innalzano al pari di mura invalicabili, è presente (e come poteva non esservi) quello strato spesso di malinconia strisciante che l'uso dei synth eterei e ben calibrati addensa appesantendo ancor più un incedere che alle volte sfiora l'essere marziale.
La strada intrapresa per fortuna non si limita solo a una riproposizione standard del genere provando a dare "vivacità" alla composizione con alternative al più tipico andare inserendo parti ambient/neo-classiche in "Remains Of Remembrance" o calcando la mano sull'aspetto horrorifico in "Essential Process", non si può neanche negare che Emiaj sappia dare ai pezzi una forma pregiata e quindi uno sviluppo estetico che crei interesse facendosi ammantare dalla dolcezza straniante della morte come avviene in "Death", in fin dei conti quando si mette nello stereo un platter di funeral cosa si pretende di trovare se non un velo nero di disperazione, angoscia e perché no rabbia nelle sue imponenti esecuzioni?
Inutile perdersi in giri di parole e allungare il brodo, se lo stile vi piace i Lethargy Of Death con quest'album rientreranno nei vostri canoni e un paio di passaggi on air vi convinceranno della bontà dell'operato sinora svolto, a voi adesso dar loro la possibilità di farlo.

Continua a leggere...

ACCU§ER - Agitation


Informazioni
Gruppo: Accu§er
Anno: 2010
Etichetta: Red Shift
Contatti: www.myspace.com/accuser2008
Autore: ticino1

Tracklist
1. No Feats
2. Chaincrusher
3. Century Of The Fall
4. King Of South
5. Agitation
6. Prophecies
7. The Eye Of The Truth
8. Strength For All
9. Criminal Solution

DURATA: 44:53

Il gruppo tedesco Accu§er si fece un nome nel sottosuolo grazie alle uscite "The Conviction" e "Who Dominates Who?", stampate alla fine degli anni Ottanta. Erano lavori duri e aggressivi che reggevano benissimo il paragone con la concorrenza d’oltreoceano. Questi dischi che conosco solo marginalmente, mi lasciarono una buona impressione e, cosa molto importante, nessun ricordo negativo.

Non mi aspetto molto da questo disco uscito nel 2010 e suonato da una formazione che è ormai lontana da quella originale. Se mi ricordo bene, il gruppo fu sciolto e ripreso parecchie volte nella sua storia.

"Agitation" parte con un pezzo forte, "No Feats", che strapazza parecchio il collo dell’ascoltatore. Trovo però alcuni punti irritanti nelle linee che non quadrano nel pezzo. Quello che mi disturba di più è la voce, priva di carattere. La seconda traccia mi trascina già nell’abisso della noia, anche se presenta parti robuste. I riff sono sì impregnati di hardcore, ma non hanno l’aggressività necessaria per fare onore al gruppo. Sebbene l’esecuzione sia impeccabile, mi mancano gli angoli e la ruvidezza tipici dei lavori dei veri Accu§er. Il tutto mi sembra piatto. Alcuni riff in stile Iron Maiden non migliorano la situazione. Arrivato al pezzo "Agitation", con chitarre acustiche sdolcinate, la mia voglia di continuare ad ascoltare questo lavoro è ridotta al minimo. Mi do un calcio e tento con la prossima traccia. L’entrata mi ricorda piuttosto il metalcore, con le sue voci "pulite", e mi convince finalmente a lasciare stare.

Consiglio questo disco a tutti quelli che apprezzano il thrash moderno con tocchi core. Tutti coloro usciti da un altro stampo faranno bene a evitarlo.

Continua a leggere...

DECEMBERANCE - Inside


Informazioni
Gruppo: Decemberance
Anno: 2009
Etichetta: I For An I
Contatti: www.myspace.com/decemberance
Autore: Leonard Z

Tracklist
1. Time
2. Rain
3. Anxiety Grasps Our Perspective
4. A Common Winter
5. Sunset
6. Premonition

DURATA: 67:55

E' con piacere che mi trovo a recensire questo “Inside” dei greci Decemberance. Dopo un bel po' di anni di dura gavetta e ben cinque demo alle spalle anche questa band ellenica arriva all'agognato full lenght prodotto dalla etichetta I For An I. La cosa che mi ha colpito del Death-Doom dei Decemberance è il sound profondamente ancorato al passato, che fa chiaramente capire che le influenze della band vanno ricercate nei dischi dei primi anni '90. “Inside” è infatti un calderone dove si mescolano atmosfere alla My Dying Bride (vedi l'uso del violino, della voce growl e di riff pesanti e cadenzati) condite con passaggi tipicamente Death Metal (soprattutto in pezzi quali “Anxiety Grasp Our Perspective”) e alcune parti che sembrano uscite dalla mente dei Cynic (“Rain”). Questo lavoro sembra scaturito direttamente dal periodo '94-'97 e sembra non fare niente per suonare attuale o moderno... e questo è un bene. L'album è ben prodotto e il mixaggio permette di poter ascoltare tutti gli strumenti, anche il basso che riesce in una prova davvero professionale. In definitiva un cd molto variegato e ben suonato, che mi fa pensare ad una sorta di Plhebotomized dei giorni nostri. A chi piacerà questo lavoro? A chi ama la commistione di generi all'interno del metal estremo e a chi vive delle sonorità inglesi della metà degli anni '90. A chi non piacerà? A chi non ama pezzi complessi e molto poco diretti, che richiedono tempo per essere assimilati. In definita: avanti così ragazzi, la strada è quella giusta!

Continua a leggere...

ETHEREAL BLUE - Essays In Rhyme On Passion & Ethics


Informazioni
Gruppo: Ethereal Blue
Anno: 2010
Etichetta: Casket Music
Contatti: www.myspace.com/etherealblueband
Autore: Mourning

Tracklist
1. Mother Grief
2. Ethics
3. John Wood
4. Passion
5. The Letter
6. Goliadkin

DURATA: 54:21

La Grecia quando si parla di band particolari e che cercano strade che abbiano davvero un loro sbocco non è seconda a nessuno, i primi nomi che vengono in mente sono quelli di Rotting Christ, Septic Flesh, Varathron e basterebbero pure per comprendere come sia una scena che pur avendo un forte attaccamento alle radici metal non si è mai risparmiata in una vogliosa e intraprendente ricerca sonora.
Non conoscevo gli Ethereal Blue sino a quando non ho ascoltato per caso un paio di brani del nuovo "Essays In Rhyme On Passion & Ethics" che mi hanno talmente invogliato da portami ad approfondire tale incontro, il risultato finale ha soddisfatto la curiosità iniziale.
Parto col dire che non è un album di facile assimilazione, scivola via alla grande ma è ricco, un piatto pieno di leccornie nel quale è difficile scegliere quale gustare per prima, la sua forma è infatti sfaccettata, cangiante e dettata dalle varianti emotive a cui la band si sottopone.
L'ora quasi che ne detiene la durata è scandita da passaggi che richiamano il death più classico, il progressivo andare, le atmosfere cupe del gothic e in alcune occasioni accentuatamente tendenti al black e da una composizione nemica assoluta della stasi.
L'album è influenzato dalla mentalità Opeth ma gli Ethereal Blue non ne sono comunque dei cloni, brani come "Mother Grief" e la successiva "Ethics" possiedono combinazioni e schemi che portano alla mente più act e se il fattore derivazione può venir percepito come una mancanza di personalità (quanti oggi giorno possono vantarne una?) le divagazioni in territorio jazzy e folk che emanano odori mediterranei vi faranno in parte ritirare il pensiero.
Una canzone come "John Wood", caratterialmente frenetica e impulsiva, riesce ad a zittire il pensiero che ci sia un rimando troppo netto ad Akerfeldt e soci col suo introverso e intimo stacco melodico centrale, questi musicisti sono una rotativa a pieno regime che sforna continue e ingegnose soluzioni che adornano un "Essays In Rhyme On Passion & Ethics" appassionante.
Il comparto atmosferico si fa più ambiguo e a tratti pressante in episodi quali "Passion" e "The Letter", aumentano le fasi in cui il mood blackish si presenta, prendono forma movenze quasi doomiche imponendo una svolta anche nell'approccio vocale dove lo scream appare più stridulo e incattivito sfociando nel massimo dell'intensità in una sfuriata prettamente black nella seconda citata.
Il cantante Efthimis si trova a proprio agio con il growl quanto nell'interpretare le parti pulite arrangiate con minuzia, incarna con la sua voce i contrasti emotivi espressi dalla musica con personalità, un gran punto a loro favore e conferma la sua prestazione anche nella conclusiva "Goliadkin che innalza anche l'operato di un altro membro del quintetto, il batterista Dimitris è praticamente fenomenale nel dare alla traccia un'andatura esplosiva con il ritmo che muta come se nulla sia accaduto, un'evoluzione talmente genuina e incalzante che è doveroso segnalare.
Gli Ethereal Blue hanno rilasciato un disco: prodotto bene, suonato alla grande e che stavolta non è un potenziale platter con gli attributi ma una reale certezza che indica la band come una fra le migliori rappresentanti del panorama musicale ellenico odierno, non vi resta che farlo vostro.

Continua a leggere...

VITALES EXSEQUIAE - A Short Lived Hope


Informazioni
Gruppo: Vitales Exsequiae
Anno: 2010
Etichetta: Casket Music
Contatti: www.myspace.com/VitalesExsequiae
Autore: M1

Tracklist
1. The Anatomy Of Ineptitude
2. Requiem For A Dream
3. Pale Morning, Then The Void
4. Shallow Flower

DURATA: 30.29

Non capita così spesso di imbattersi in opere prime, in questo caso un ep di mezz'ora di durata, così curate, ricercate e profonde. Le quattro tracce di "A Short Lived Hope" invece sono tutto questo e anche di più. Procediamo però con ordine, i Vitales Exsequiae sono un giovane gruppo orginario di Taranto che a oltre un anno dalla registrazione, avvenuta a giugno 2009, ha finalmente reso disponibile il primo lavoro grazie all'interessamento della Casket Music.

Il sound proposto è un death/doom massiccio che palesa però una forte vena progressive nelle strutture in continua evoluzione che costringono l'ascoltatore a non abbassare mai la guardia giacchè difficilmente riuscirà ad intuire il passaggio successivo a quello in atto. L'imponente opener "The Anatomy Of Ineptitude" prende vigore col passare dei minuti dopo una partenza sognante, delineandosi non di certo come la solita canzone d'apertura atta a colpire con qualunque espediente, al contrario dimostra come i Vitales Exsequiae non vogliano scendere a compromessi. Le parti più imponenti sulle quali si adagia il profondo growl, capace di farsi anche più "acuto" e tendente allo scream, di Marco "Doomark" Squillino vengono intervallate da momenti più sognanti o melodici che offrono respiro al fluire musicale per delineare un pezzo dal sapore agro-dolce che si chiude con le note di un organo. La seguente "Requiem For A Dream" si apre con un passaggio acustico davvero struggente sottolineato dal toccante lavoro delle tastiere per farsi poi rapire dal già citato animo prog mentre "Pale Morning, Then The Void" entra subito nel vivo e fra un cambio di tempo e uno stacco in acustico, condito dalla voce pulita, si fa via via più scura come suggerito dal titolo. I dieci minuti della conclusiva "Shallow Flower" infine non fanno altro che amplificare le caratteristiche della band in un pezzo il cui testo è stato scritto dalla ex cantante e fondatrice Erika Martin (ora nei Frozen Caress). E anche i testi, non sarebbe potuto che essere così, risultano frutto di un lavoro di ricerca e non il solito riempitivo da abbinare alla base musicale.

Alla luce di quanto detto questo "A Short Lived Hope" mostra una band dalle grandi prospettive, da seguire con attenzione, ma già capace nell'immediato di regalare una prova di grande spessore specie per la capacità di coniugare gli stili. Ai Vitales Exsequiae va ascritto il merito di possedere già una visione chiara e personale del far musica, coniugando tecnica, fantasia ed emozioni. Avanti così verso un full album!

Continua a leggere...

MASS OBLITERATION - Fratricide


Informazioni
Gruppo: Mass Obliteration
Anno: 2009
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/massobliterationdeathmetal
Autore: Mourning

Tracklist
1. Mashom
2. The Remains Of Hate
3. Nekare
4. Lathe Biosas

DURATA: 16:24

I Mass Obliteration sono una delle tante realtà che si muovono silenziosamente nell'underground italico, autori di due demo, hanno pubblicato l'ultimo di questi, "Fratricide", nel 2009.
Le influenze dei due continenti fondamentali del movimento death/grind (America/Europa) all'interno del sound sono evidenti come palesi sono i rimandi a band che ormai non c'è bisogno più neanche di tirare in causa, fatto sta che i quattro ragazzi di Gaeta in sedici minuti hanno il merito d'aver concentrato lo sforzo creando un mini-platter coinvolgente.
Cosa manca? Non molto per divenire un act di buon livello, certo se avessero avuto altra provenienza probabilmente un contratto come si deve sarebbe già finito fra le loro mani, brani come "Mashom" e "Lathe Biosas", quelli che reputo più riusciti, sono delle piccole chicche, mostrano potenza espressiva, riffing serrato, un drumming primordiale non perfetto come esecuzione ma realmente affine alla mentalità death vecchio stampo dove contava ancora possedere un carattere proprio e non un click al posto del cervello e un songwriting che pur non innovativo (quanti possono affermare di esserlo evitando le spacconate che sempre più spesso si leggono in rete?) svolge il proprio lavoro.
I testi privi di scontatezze e lucidi nell'esporre tematiche sociali sono un punto a favore ma è arrivato il momento di fare il dovuto salto di qualità, se una label non guarda (e la cecità è in aumento nel settore) serve rimboccarsi ancora una volta le maniche e autoprodursi un full confermando con una prova di spessore e durata maggiore il buon risultato di "Fratricide".
In attesa di questo v'invito ad ascoltare il demo dei Mass Obliteration sperando di avere notizie fresche al più presto, bisogna battere il ferro finchè caldo!

Continua a leggere...

DOPEFIGHT - Buds


Informazioni
Gruppo: Dopefight
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/fightdopefight
Autore: Mourning

Tracklist
1. Baby Goat Sick
2. Leviathan's Burp
3. NOB. NOD. NOI.
4. Specimen
5. Slug 'N Mop
6. Brighton Town Is A Fucking Whore
7. La Mano Del Daemon
8. Jock Witch
9. Do Not Inflict Your (Spawn) Upon Me
10. Bogtrotter
11. Pistophelees
12. Ampnoncefuck
13. Untitled Acoustic

DURATA: 50:40

Gli inglesi Dopefight, pur avendo poco più di un anno di vita, sono già stati capaci di farsi notare prima con lo split che li vedeva insieme ai connazionali Dead Existence e dopo con il demo omonimo usciti entrambi nel 2009.
E' da poco in giro il debutto ufficiale "Buds", la band che ama "viaggiare" (l'artwork dell'album è tutto un programma) ha come influenze dichiarate Bongzilla, Church Of Misery, Black Cobra tutte confluenti verso un unico genere il doom, che poi ci sia lo sludge o lo stoner ad arricchirne i caratteri ve ne renderete conto ascoltando le tredici tracce.
Sono dei più che discreti compositori, la miscela è ad alto contenuto esplosivo, riffoni che sanno scavare solchi profondi e paludosi alternati ad altri pregni d'attitudine rock desertica sono la linfa vitale che sgorga zampillante dalle canzoni, le parti in cui la voce si espone sono sparute ma decisamente ben calibrate mentre non esistono per fortuna commercializzazioni o melodie particolarmente scontate per offrire il di dietro al versante modaiolo.
E' fantastico notare come il trio pur essendo ancora agli inizi possegga già in dote l'abilità di giostrare e utilizzare i cambi di ritmo e movenza sonora in maniera istantanea e devastante, ci sono dei momenti in cui sembra che la sezione strumentale stia "addormentando" l'incedere per poi scattare improvvisa capovolgendo la situazione.
Inutile dirvi che da ganja men hanno una notevole capacità di trasportare e creare delle situazioni in cui oltre in uno scapocciamento sfrenato si viene inghiottiti in un trip acido, "Baby Goat Sick" e "Specimen" sono fra le più divertenti in tal senso come sono fuori dall'ordinario i titoli scelti per i pezzi, v'immaginate il Leviatano che rutta?
Tralasciando la vena ironica e demenziale in alcuni punti, vi si presenteranno all'orecchio "Leviathan's Burp" che possiede una sezione sludgy prorompente e una "Nob.Nod.Noi" al contrario sfrenata con andatura frenetica, solo questi quattro episodi iniziali varrebbero l'acquisto di "Buds" senza doverci riflettere più di tanto.
D'altro canto è difficile poi decidere quali siano davvero i pezzi migliori perché le canzoni possiedono un piglio talmente coinvolgente che si fanno ascoltare una dietro l'altra senza problemi, potrei suggerire "La Mano Del Daemon" e "Ampnoncefuck" ma sarebbe fare un torto alla breve e spacca ossa "Brighton Town Is A Fucking Whore" o alla ridondanza di una "Do Not Inflict Your (Spawn) Upon Me", discorso a parte merita "Untitled Acoustic", finale che porta a conclusione il cd con un tocco di southern sound campagnolo.
Attenzionate il lavoro dei Dopefight, c'è tanta carne al fuoco ben cotta, gli amanti del doom/stoner/sludge una copia di questa gemma non dovrebbero farsela scappare dato che il costo è irrisorio (6 sterline, pari a 7€) e lo potete trovare direttamente nello shop online dei ragazzi: http://dopefight.bigcartel.com/, a voi adesso fare la vostra mossa.

Continua a leggere...

(ECHO) - Promo 2010


Informazioni
Gruppo: (EchO)
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/echodoom
Autore: Advent

Tracklist
1. Internal Morphosis
2. Unforgiven March
3. The Coldest Land

DURATA: 27:16

Strano nome (Echo)!
Il suono è talmente sfumato e dotato di ombre che ad un primo ascolto viene da scommettere sui Tool.
Sicuramente tra le influenze è presente il monicker di Maynard James Keenan, ma si sviluppano su una ben più ampia ossatura doom metal che farebbe rabbrividire i primi Tiamat. Onde psichedeliche e oppressione death/doom si fondono bene insieme.
Questo funeral in vena di Katatonia e Swallow The Sun fa del gutturale e della batteria un chiaro richiamo agli Ahab. "Unforgiven March" vede anche l'inoltrarsi di una componente melodica: la tastiera. Donando un tocco di cinematograficità alla produzione che nella prima parte era più ruvida nelle parti aggressive, ad orecchio sembra una registrazione di alta qualità che ha poco da invidiare ad altre, sebbene si noti una certa meccanicità sonora che però è una caratteristica del genere.
Le voce pulita accarezza e avvolge con piacere sognante (Anathema) e il cadere atmosferico dell'intera band sembra venire direttamente da "Oceanic" degli Isis, queste notevoli composizioni costituiscono il punto di forza di tutte le tracce, ma in "The Coldest Land" gli (EchO) si affermano graniticamente in mezzo alle band alle quali sono devoti, primi tra tutti gli Ahab.
Tuttavia è poco. Per avere un full-lenght di successo bisogna mischiare con maggiore originalità le carte già usate in questo promo, per tre canzoni il risultato è ottimo, ma per una release più corposa e quindi valida c'è da lavorare ancora più sapientemente.
Ora però vanno agli (EchO) i complimenti di tutti, datevi da fare.

Continua a leggere...

KUADRA

Informazioni
Autore: M1

Formazione
Van - Batteria
Kim - Basso
Zavo - Chitarra
Mimmo - Chitarra
Krab - Turntables-Sinth
Yuri - Voce


Diamo il benvenuto sulle nostre pagine virtuali a Yuri dei Kuadra, formazione crossover originaria di Vigevano che ha appena rilasciato il proprio debutto omonimo per SG Records, quale occasione migliore quindi per approfondire la loro conoscenza?

Ciao Yuri e grazie per la disponibilità. Dato che siete un gruppo giovane volete raccontarci come è nata la band e qual è il significato del vostro nome, Kuadra?

La band nasce come quartetto. Tre compagni di scuola decidono di mettere su una band e cercano un cantante, dopo un paio di fallimenti lo trovano e allora tutto Kuadra, da qui il nome. L'anno successivo sentiamo l'esigenza di un dj che sappia scratchare e utilizzare suoni ed effetti, per diversi motivi cambiamo il batterista e troviamo un secondo chitarrista, arrivando così all'attuale formazione.


In giugno avete rilasciato il vostro debutto, come è andato il lavoro in studio? Quanto siete soddisfatti del lavoro finale? Esiste qualche dettaglio che a distanza di tempo avreste voluto modificare?

L'esperienza in studio è stata indimenticabile, eravamo nell'ambiente giusto, con il fonico adatto a noi, per registrare pezzi che suonavamo da mesi. E' stata tutta discesa. Riascoltando il prodotto finito ci si accorge che magari alcuni pezzi sono più deboli di altri, uno è più datato, l'altro ha più mordente, ma nel percorso che dalla prima traccia porta all'ultima ogni canzone contribuisce a rendere chiaro il risultato finale. Quindi niente remore: siamo molto soddisfatti.


Come avviene la vostra fase di composizione? Lavorate separatamente per poi portare le idee successivamente in sala prove oppure preferite improvvisare tutti quanti insieme?

Direi entrambe le cose. I temi principali vengono suggeriti dal chitarrista, Zavo (che è quello che più di tutti fa i compiti a casa). Per quanto riguarda l'arrangiamento si improvvisa molto in sala. E' possibile però che il punto di partenza sia la bozza di un testo, insomma non abbiamo un metodo di composizione preciso.


Su myspace vi definite Nu Metal / Rap, quali sono i gruppi e gli artisti che stimate maggiormente e considerate come influenze?

I gruppi che maggiormente ci hanno influenzato sono quelli che hanno lasciato un segno negli anni Novanta: Tool, Rage Against The Machine, Pantera, Korn, Deftones, Limp Bizkit, Slipknot, One Minute Silence ecc. Qui affondano le radici del nostro modo di fare musica, di affrontare una performance. Ciò che per noi è importante è risultare autentici anche se non originali.


Nel vostro caso i testi sono "realmente" una componente fondamentale del progetto, da dove nasce quella che ho definito una "urgenza comunicativa" riguardo la denuncia sociale? Vi considerereste un gruppo politicizzato?

Assolutamente no. Se mi è permesso vorrei dilungarmi per cercare di essere esaustivo. Qui siamo lontani da gruppi schierati politicamente come 99 Posse, Assalti Frontali, Piombo A Tempo. I nostri testi non parlano di centri sociali. La nostra denuncia, se così si può chiamare, non si ferma alle rappresaglie della polizia, al cortile della politica (non che questo sia un male, anzi) ma cerca di arrivare all'idea, il virus che ha influenzato tutti gli avvenimenti più importanti del XX secolo: la creazione di un governo sovranazionale, di uno stato orwelliano.

Noi siamo bestie da allevamento e i politici non sono nient'altro che allevatori, gente che noi paghiamo per farci spiegare quale sia la radice di questo o quell'altro problema, per farci motivare e sentirci liberi (liberi di fare quello che ci dicono). Come disse Niccolò Machiavelli: “Governare è far credere”. Al vertice della piramide del Potere c'è ben altro, Massonerie, società segrete come Rosa Croce, Skulls And Bones, il Gruppo Bilderberg...q ui si discute ciò che poi viene messo in atto a un livello più basso senza chiedere consenso al popolo.

Questa è l'urgenza che ci spinge a scrivere testi come "Urla", "Vieni Fuori Di Qui","La Storia Si Ripete", "Il Maiale", concetti che saranno più chiari e più forti nel secondo album.


"Il Maiale" è il vostro pezzo che preferisco, il migliore nel coniugare testo ficcante, linee vocali e base strumentale. Voi invece siete legati particolarmente a qualcuno dei vostri brani?

Senza dubbio "Il Maiale" è il pezzo più incisivo dell'album e anche noi lo preferiamo a molti altri.


"Il Ritratto Del Mostro" si distanzia dal resto di "Kuadra" per la sua natura descrittiva e narrativa. Potete dirci di più riguardo la storia che tratta?

È la storia di un bambino che a scuola fa un disegno strano, un ritratto di famiglia in cui lui stringe la mano a un mostro. I genitori cercano di capire quale sia il problema del bambino ma quest'ultimo alza un muro con le parole finali: "Non serve". Ricorda molto i racconti di Raymond Carver che apparentemente sono stralci di storie, minimali, ma sotto nascondono universi.

Sono evidentemente i genitori il problema, il mostro. Qualcuno ci ha chiesto se si tratta di una storia di abusi sui minori. L'abuso non è sessuale. Quando i genitori considerano i loro figli come un loro “avatar” e li spingono a fare cose, prendere decisioni che loro stessi non hanno avuto la maturità e la prontezza di prendere in giovane età; quando pensano che basti la scuola, la baby-sitter, la Psp ad educarli e formarli come persone consapevoli, beh, siamo comunque di fronte a qualcosa di gravissimo. Questa è la vera assenza dei genitori. Ecco cosa ha ispirato il testo della canzone.


Come sta andando la promozione del disco? Come valutate i riscontri di stampa e pubblico?

Sta andando tutto a gonfie vele, la situazione live è sorprendente, sia per il calore che ci arriva dal pubblico sia per l'incasso del banchetto (cd e magliette). Le recensioni sono tutte molto positive, anche all'estero. Speriamo continui così!


La contaminazione musicale, il crogiuolo di influenze e stili in musica ha creato opere di valore assoluto e spesso è stata la soluzione al problema della stasi creativa. Perchè quando questo concetto deve essere applicato nella vita di tutti giorni "il diverso" (sia esso straniero, omosessuale, nomade) invece di essere una nuova possibilità viene considerato un problema?

Nella musica, e nell'arte più in generale, la contaminazione e l'influenza di altri stili implicano, da parte di chi svolge questo lavoro, il desiderio di conoscere e incontrare l'altro, di scoprire le diversità e capirle. Nel quotidiano questo non succede, ma io non credo che avvenga solo con omosessuali, nomadi e immigrati. La questione è più profonda, qui si tratta della nostra abitudine a evitare il prossimo. Aumentano esponenzialmente le possibilità di connettersi virtualmente con ogni angolo del pianeta, ma parallelamente diminuisce il desiderio di incontrarsi e confrontarsi nella vita reale.

Mi chiedi il perchè di tutto questo? Gandhi diceva: "Sono io l'unico che devo incolpare per tutti i mali del mondo". Secondo me è una grande verità. Quindi non siamo assolti fratello, la colpa è mia... e tua!


Parlando del fronte concerti invece avete qualcosa di già organizzato per supportare "Kuadra"?

Abbiamo sei date già fissate da qui all'inizio del prossimo anno. Vi invitiamo a seguirci sul myspace e a sostenerci in caso passassimo dalle vostre parti.


Per me è abbastanza, lascio a voi lo spazio per un saluto o un messaggio finale.

Il maiale dal porcile è arrivato nel salotto,
ha imparato a stare i piedi
e tu, hai imparato a stare sotto?

Ciao a tutti, è stato un piacere!

Continua a leggere...

RORCAL - Heliogabalus


Informazioni
Gruppo: Rorcal
Anno: 2010
Etichetta: Cal Of Ror / Division Records
Contatti: myspace.com/doomrorcaldoom - rorcal.com/doom/discography/heliogabalus
Autore: Advent

Tracklist
1. Heliogabalus

DURATA: 01:10:32

"Heliogabalus" mi spaventa. E' stato fatto per farmi andare in panico. I Rorcal in questo ultimo album ti chiudono e ti fanno morire di claustrofobia. La voce roca esibisce uno scream terrificante che si staglia su un desolato terreno drone/doom. Il loro è un approccio all'assoluto, al nulla-infinito. Descrivibile come oscuro, pesante e chiassoso. Il fragore con il quale narrano il decadimento della civiltà imperiale romana è clamoroso. La traccia è una, ma è divisibile in parti definibili, dopo dieci minuti di "teaser" (screams, percussioni e riff che lapidano l'attesa come pietre), una teatrale intro da inizio allo spettacolo con epicità. I tom vengono battuti come se stessero preannunciando un lungo e decisivo scontro, i synths striduli nascono e muoiono come in un ciclo. Quando il basso prende parte al gioco la battaglia non è ancora scoppiata, una volta innescata sono le fiamme del growl ad accendere il concept. Il genere è lo stesso devastante di band come Battlefields o Black Sheep Wall, ma si tratta di vicinanze stilistiche e non di clonazioni.
La infinitesimale componente melodica è sopraffatta da uno sludge che se per definizione è sporco in questa release è anche lacero, il doom fa comunque da protagonista con il suo classico movimento altalenante. Costruisce e sopprime, a rendere più vivo lo scorrere dei minuti interviene una tastiera che rende più enfatici i momenti drammatici dell'illustrazione.
Dopo più mezz'ora la prima parte muore, letteralmente.
Tutto svanisce e si riparte mettendo nuovamente a dura prova l'ascoltatore con l'accettazione passiva dell'estrema violenza della proposta. Ogni strumento suona per distruggere, e quando si sfiora il nichilismo ecco che si percepisce un pre-epilogo drone/ambient. Difficile negare che la band abusi di pedaliere ed effetti propri degli strumenti, ma è modo condiviso da tutti i gruppi post-metal, tranne il fatto che in mezzo a quel mucchio di gente i Rorcal sono i più incazzati, rifiutando ogni forma di leggerezza melodica. L'atmosferico innesto ambient dona una piaga consolatrice all'organismo pezzente partorito che però si riprenderà con uno splendido vocale. Gli intrecci sottili di chitarra attorniano un cantato apocalitticamente sublime. Gli arpeggi graffianti presenti fanno cogliere all'ascoltatore ogni spiraglio di melodia, che appena percepita procura un'elevata catarsi.
Anche se questa mostruosa one-track-album è dura da digerire c'è una struttura finale che addolcisce abbastanza il piatto servito crudo, la freddezza con la quale assassinano i minuti più leggeri è esplicativa.
La luce non entra in casa Rorcal.
"Heliogabalus" è massivamente ossessivo, soppesare questa caratteristica è impossibile. Perfetto o orrendo che sia va ascoltato obbligatoriamente a volume massimo, per questo consiglio di rubare le cuffie più potenti che vedete, o di sfondare la casa (non solo i vetri della casa, ma le pareti, i mobili e il resto) a colpi di surround. Da comprare per il vostro peggior nemico o in caso siate auto-lesionisti, buona fortuna e buon divertimento.

Continua a leggere...

ELODEA - Voyager


Informazioni
Gruppo: Elodea
Anno: 2010
Etichetta: Storm Inside Records
Contatti: www.myspace.com/theelodea
Autore: Tabris

Tracklist
1. Becoming One With The Desert
2. Polymers Are Forever
3. Fraction Of The Whole
4. Revolve
5. Nullentropy

DURATA 54:24

Ci sono dischi che hanno bisogno di svariati ascolti per essere apprezzati. Ce ne sono altri invece che fanno il botto già al primo ascolto. Poi, guardando in un angolino buio e lontano c’è il peggiore dei casi: il disco ben fatto con poche pecche che possiede però la più grave. La noia.
Sì, perché questo è il difetto maggiore degli Elodea. In "Voyager" purtroppo c’è tanta carne al fuoco abbastanza derivativa vabbè, ma nello sludge è una cosa anche normale che presa singolarmente potrebbe far effettuare il grande balzo in avanti alla band ma che nel suo complesso non porta ad altro che un trattenere il dito dal tasto skip, o peggio ancora, proprio dallo spegnere il vostro lettore.
Se il gruppo riuscirà ad ovviare a queste piccole imperfezioni potrebbe anche rientrare in futuro tra le band più promettenti della scena, ma se le carte in tavola rimangono queste saranno ricordati, se lo saranno, come uno dei tanti emuli di Neurosis e Cult Of Luna. Un vero peccato sia perché le atmosfere che vengono ricreate dal combo sloveno sono molto suggestive e drammatiche e sia perché le uscite melodiche che i nostri riescono a tirar fuori non sono né scontate e né troppo smielate, come molto spesso accade in dischi del genere.
Per ora gli si da un debito, rimandati a settembre, in attesa che diano il loro esame di riparazione.

Continua a leggere...

EGEMONY

Informazioni
Autore: Mourning

Formazione
Alessandro "Fetz" Simonetti - Tutti gli Strumenti e Voce


Do il benvenuto ad Alessandro "Fetz" Simonetti sul nostro sito. Ciao Sandro come stai?

Potrebbe andare meglio, come sempre. Ma si cerca di andare avanti pian piano.


Il 2009 è stato un buon anno per la tua musica, gli Egemony, progetto di cui sei l'unica mente, hanno riscosso buone critiche sia dagli ascoltatori che dai media, cosa ti ha lasciato dopo un anno quest'esperienza?

Mi ha lasciato delle ottime soddisfazioni, nonostante l'album abbia un gran numero di pecche comunque ha avuto modo di venire apprezzato da qualche pazzo in giro per il mondo, quindi non mi posso lamentare. Aver suonato con bands come Unmercifull, Insidious Decrepancy, Putridity e Vomitous è stata una notevole soddisfazione.


"Baptism Of The Unborn" è decisamente un buon album, è già scattata la voglia di dar vita a un suo successore?

C'è stata per un po', ora però direi che il progetto si può tranquillamente definire morto.


Cos'ha influenzato il tuo operato compositivo? Quali erano gli ascolti assidui nel periodo in cui è nato il disco?

I primi gruppi che mi vengono in mente sono i Decrepith Birth dell'era "...And Time Begins", i Severed Savior di "Brutality Is Law", fli Inveracity e i Deeds Of Flesh.


Com'è salire sul palco e suonare quello che solo tu hai composto accompagnato da "amici" che suppongo si siano prestati per dare forma ai pezzi in tale sede? C'è una serata che è stata indimenticabile?

I pochi live che ho fatto li ho sempre fatti da solo sul palco, accompagnato dal mio i-pod per la drum machine... Devo ammettere che suonare da solo è abbastanza frustrante le prime volte, sapere di avere totalmente gli occhi su di te non è che ti aiuti molto a concentrarti sui pezzi hehe.
Come detto prima le date che mi hanno dato più soddisfazione sono state quelle del Tattoo Death Fest 2009 (Unmercifull, Insidious Decrepancy, Despise e Cerebral Bore),
e lo Slaughter In The Alps II con Vomitous e Putridity... Anche se forse, per un valore sentimentale, direi che la data con gli Hobnailed è quella che vale di più per me.


Quando un musicista pubblica un disco, un demo o solo una traccia inevitabilmente entra a far parte di una "fantomatica" scena italiana che: esiste? Non esiste? Ci stiamo prendendo per il culo ormai da una vita? Pensieri a cuore libero, puoi dire tutto quello che ti passa per la testa su quest'argomento dibattuto e contrastato.

Come in tutte le cose ci sono i classici due filoni di pensiero opposti, chi dice che la scena non esiste, e chi invece dice che esiste ed è ben coesa.
Ora, inevitabilmente nulla che riguarda più di due persone può essere ben coeso, questo è impossibile per qualsiasi settore, ma per come la vedo io, essendo entrato anche se solo leggermente in questa scena, posso dire che ho conosciuto persone splendide, e non mi sono mai sentito pugnalato alle spalle o comunque non ho mai ricevuto tiri di merda da nessuno. Sarà perché probabilmente io mi son sempre visto come uno che più che fare concerti li andava a vedere e quindi di mio non mi sono mai sentito all'altezza di fare parte di questa scena. Comunque ripeto per chiarire, ne conosco tante di persone che vivono per questa musica in Italia, e che con le loro band si stanno spaccando il culo per sfornare album memorabili; e tutte queste persone che ho conosciute sono tutte persone splendide.


Il nepotismo è uno dei mali italiani, colpisce qualsiasi settore e la musica non n'è immune purtroppo. I dischi da classifica non li contiamo, quelli sono già una rovina di per sé, il Metal però sembra sia stato sempre più contaminato da questa forma di "agevolazione" verso alcuni, ti risulta?

Sinceramente non ti saprei dire, io sono sempre stato a stretto contatto con l'underground più underground possibile e non mi sono mai accorto di cose del genere.
Logico che se hai tanti amici è più facile venire contattato per far parte di alcuni live, ma io scene di nepotismo non ne ho mai viste...
Di sicuro ormai c'è la malsana tradizione di far pagare i gruppi per suonare con nomi grandi della scena mondiale, ma credo che i gruppi che paghino per far da spalla a gruppi come Deicide o altri li si possa benissimo riconoscere a chilometri di distanza, e tu sai benissimo a chi mi sto riferendo hehe.


Quali sono secondo te i problemi principali per i progetti neofiti di oggi?

Riuscire a fare qualcosa che non suoni come già sentito, anche se ormai credo sia quasi impossibile portare delle innovazioni nel genere.
In più trovo che ci sia una mancanza di sentimento sconvolgente... Nascono miliardi di gruppi, magari pure tecnicamente validi e con tutte le carte in regola per sfornare capolavori, eppure in tutte le uscite moderne non sento più quel sentimento che c'era fino a due,tre o quattro anni fa. Questo è sostanzialmente uno dei motivi per cui mi sto sempre più allontanando da questo genere.


Mi risulta che tu abbia militato in un gruppo black metal: i Cursed Seal. Come era suonare black metal da amante del brutal ultra gutturale? Ti senti ancora influenzato da quelle sonorità?

Mai stato influenzato da quelle sonorità. Suonavo con loro per divertirmi e per poter suonare live, ma come hai detto tu io ascoltavo brutal e il black lo conosco veramente poco. Credo sinceramente che l'unico gruppo che mi sia mai veramente piaciuto siano stati gli Spite Extreme Wing.


A quale sonorità ti senti più legato in questo periodo?

Se mi stai chiedendo cosa mi sta influenzando in questo periodo ti rispondo niente, dato che sono tipo quattro mesi che non prendo in mano una chitarra. Se invece mi stai chiedendo cosa sto ascoltando, ti dirò che ascolto prevalentemente hip hop e rap di un po' di anni fa... Giusto per cercarmi quel sentimento che c'è sempre stato, quello story-telling che racconti qualcosa, come parti di vita o sentimenti.
Ho bisogno di qualcosa fatto con il cuore visto che era da troppo che non sentivo roba fatta così. Poi almeno due volte al giorno mi ascolto il grande Jeff Buckley.


Raccontami come è avvenuto il processo di registrazione, so che hai registrato a casa eppure hai avuto un buon prodotto...

In realtà è una cosa abbastanza semplice: ho preso il mio microfono, l'ho infilato nell'entrata della scheda audio, poi ho preso il mio ampli , l'ho microfonato e ho registrato, tutto qui.
Quando ho fatto "Baptism Of The Unborn" ero ancora alle superiori quindi i soldi scarseggiavano parecchio (non che adesso io ci nuoti dentro...) e quindi mi sono dovuto arrangiare.
Una volta registrato tutto ho fatto il mixing dal Baffo dei Modus Delicti e il risultato è quello che potete ascoltare tutti.


Quando si parla di death metal in genere c'è sempre la diatriba fra old schooler e chi non si limita a quello, qual'è la vera moda? O meglio cos'è il death oggi? E' diventato un clichè che i ragazzini sfruttano per sentirsi più duri? Non era facile avvicinarsi a certe sonorità sino a una decade fa, adesso sono alla portata di tutti.

Di sicuro una volta chi ascoltava death metal lo faceva perché era lui a cercarselo, e non era una cosa così semplice. Oggi basta andare su Youtube o Myspace e cliccare "Morbid Angel" per poterlo ascoltare. Tuttavia trovo che sostanzialmente se uno ne sa non faccia comunque fatica anche in un mare di pattume a trovarsi cosa c'è ancora oggi di valido.
Per quanto riguarda il discorso della moda: per me è moda tutto quello che ti preclude il resto, mi spiego: il metallaro che ascolta solo metal, si veste sempre di nero con il chiodo, il truzzo che ascolta solo la house e dice che il resto fa cagare, il ragazzino che fa l'indie con i pantaloni stretti che ascolta solo ed unicamente gruppi con testi totalmente privi di senso che si atteggiano a paladini del popolo e in realtà pigliano ventimila euro a concerto, il rapper che se non ha le scarpe abbinate con la canottiera/cappellino/maglia/cintura non esce di casa; ecco, tutti loro per me sono moda.
Cristo, cosa c'è di male nell'ammettere che ci sono anche altre cose belle a 'sto mondo?


Il nostro paese lamenta continuamente carenza di concerti, di eventi che portino band importanti a suonare nelle nostre regioni che in questo periodo fra chiusure e rotture di altro genere (vedi Chiesa) sembrano sempre meno predisposte invece a dare un supporto al metal, ennesima riprova è stata la cancellazione del Play It Loud lasciato morire per mancanza di partecipanti. A chi imputeresti le colpe e perché?

A noi, che se vediamo che l'ingresso costa più di due euro allora non entriamo nel locale, a noi che invece di comprare una birra lì nel locale dove suonano i gruppi per far sì che il locale prenda dei soldi e di conseguenza possa dare il cachet alla band senza problemi preferiamo star fuori dal locale a bere (siete mai stati al Country Star a Padova?), a noi che il più delle volte non muoviamo il culo per fare più di venti km per un concerto. Hai mai visto "V Per Vendetta"? Quando c'è il sabotaggio alla stazione televisiva e lui fa il discorso? Alla fine cosa dice?


Riviste, webzine, internet, voti e recensioni: in tutta onestà (sì, violentamente sincero) cosa pensi dell'operato di queste realtà? Reputi che alcune siano vendute o quanto meno pilotate?

Ah sinceramente caschi male con me su questo argomento visto che sinceramente saranno quattro o cinque anni che non capito su una webzine o che non compro una rivista.
Ma sostanzialmente, quasiasi cosa dicano va bene, se un disco ha fatto cagare al recensore lui è libero di dirlo, mentre se gli è piaciuto un sacco è libero di osannarlo.


Chi è il "Fetz" fuori dall'ambito musicale? Hai altre passioni e punti fermi nella tua vita?

Una persona normalissima che pensa troppo, disillusa, che il più delle volte vive nel passato, che non ha nessun punto fermo e quasi nessun interesse (a parte la Muay Thai che è l'unica cosa che mi sta dando soddisfazioni) e che lentamente sta sprofondando sempre più a fondo nel totale disinteresse verso tutto.


Cosa vuole fare Alessandro Simonetti da grande? C'è un'idea in mente su quale possa essere la strada giusta?

Essere felice? A parte questo non saprei proprio, davvero. Non saprei. Mi sarebbe sempre piaciuto aprire un negozio di dischi, uno di quei negozi dove la gente poteva entrare, chiedermi di ascoltare il cd prima di comprarlo, dove si trovavano chicche se sapevi guardare bene, uno di quelli dove ti sentivi come un bambino ad un luna park quando c'eri dentro. Ma chiaramente il tempo dei negozi di dischi è finito. Quindi boh, la strada giusta è solo quella che va in avanti, altro non saprei dirtelo.


Dai va bene anche così Sandro, a te l'ultima parola.

Grazie per l'intervista.

Continua a leggere...
Aristocrazia Webzine © 2008. Design by :Yanku Templates Sponsored by: Tutorial87 Commentcute