lunedì 20 giugno 2011

SEPTICFLESH - The Great Mass


Informazioni
Gruppo: Septicflesh
Anno: 2011
Etichetta: Season Of Mist
Contatti: www.myspace.com/septicfleshband - www.septicflesh.com/
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. The Vampire From Nazareth
2. A Great Mass Of Death
3. Pyramid God
4. Five-Pointed Star
5. Oceans Of Grey
6. The Undead Keep Dreaming
7. Rising
8. Apocalypse
9. Mad Architect
10. Therianthropy

DURATA: 43:35

Sarò sincero fin dal principio: sono un accanito fan "groupies-style" dei Septicflesh.
Correva l'anno 2008 quando il combo ellenico diede alle stampe quella perla assoluta che risponde al nome di "Communion"; di anni ora ne sono passati tre e loro sono tornati con il nuovo full "The Great Mass". Fin dal giorno in cui venni a conoscenza dell'arrivo di un altro album, iniziai a tormentarmi con mille perplessità (legate al fatto di cosa avrebbero potuto sfornare a seguito di un capolavoro) e altrettante aspettative (legate alla fiducia e alla mia devozione nei confronti del gruppo). Lottando disperatamente contro l'impulso frenetico di ascoltare anteprime, brani in streaming e quant'altro, ho atteso trepidante di poter avere il disco in mano prima di venire a contatto con il nuovo lavoro.
Emozionato a tal punto quasi da farmela addosso, tolgo la plastica, apro la custodia e infilo il disco nello stereo, frattanto che sfogliavo per la prima volta il booklet.
Alla partenza vengo immediatamente pervaso dal melodioso e orientaleggiante singolo "The Vampire From Nazareth" a cui segue la più epica e aggressiva "A Great Mass Of Death" e un pensiero si forma nella mia mente, un pensiero che recita: "finalmente è stato trovato l'equilibrio perfetto tra il metal estremo e la leggiadria della musica sinfonica". Proprio questa combinazione impeccabile tra le due parti citate è il perno attorno al quale prende vita tutta l'opera, fondamento che si nota maggiormente in "Five-Pointed Star", ancestrale invocazione agli elementi che compongono l'Universo e alla loro forza, e in "The Undead Keep Dreaming", una narrazione notevole con un refrain penetrante e di fortissimo impatto.
Allo stesso modo, a dare questa sensazione di completezza assoluta è anche il contrario di quanto detto sopra, ovvero lo spiccato contrasto tra la quadrata marzialità del riffing e della sezione ritmica con l'impetuosità straripante delle orchestrazioni, presente in brani come "Pyramid God" e "Mad Architect".
Si fanno strada anche tratti più "usuali", come la violenza e l'oscurità di "Oceans Of Grey" al cui interno si insinua un'aura dal sapore gotico (mi pare scontato dire che se parlo di gotico non mi riferisco a uno stile che punta soltanto sull'impatto visivo affidato a signorine strabordanti in bustini di lattice) e lo schema della superba "Rising" che ricorda da vicino la sua progenitrice "Sunlight/Moonlight".
Ovviamente anche sotto il profilo lirico, i Septicflesh non si accontentano della scontatezza.
Ci troviamo quindi di fronte, tra le altre, ad una "Apocalypse" che si basa su una stupenda comparazione tra l'Uomo e la deviata natura di un Dio suicida o ad una "Therianthropy" che riprende un tema tanto caro a numerose mitologie, cioè l'eterna scissione dell'animo terreno (completamente Uomo, completamente bestia o un po' di entrambi?).
L'album è quindi composto da dieci Salmi (di cui è presente un commento per ognuno nel libretto) che attraverso storie, sogni, teoremi e riflessioni formano un ritratto visionario, occulto e oscuro dell'Universo, del Tempo, dell'Uomo e della Divinità, nonchè delle correlazioni esistenti tra essi e delle forze che agiscono all'interno di questo sodalizio "obbligato".
E' questo quindi uno dei casi in cui seguire il procedere del platter con il booklet tra le mani è assolutamente necessario per comprendere appieno il lavoro.
Credo che mai come stavolta vi siano, più o meno evidenti, tanti significati simbolici e di altissima levatura all'interno delle composizioni dei Septicflesh.
Da un punto di vista puramente tecnico è tutto praticamente ineccepibile: il lavoro svolto in fase di orchestrazione dai 130 musicisti della Philharmonic Orchestra di Praga è superlativo e anche la parte della strumentazione tradizionale gode della stessa forza. Gli intrecci delle chitarre e il riffing sono favolosi, perfettamente calzanti per ogni sfumatura, il drumming di Fotis Bernardo è ispiratissimo e indiavolato ed è sempre ottimo il growl baritonale di Spiros, così come gli azzeccatissimi interventi di Sotiris in quel clean un po' nasale che dona tanto un effetto simil-narrativo.
Con "Communion" era stata raggiunta la perfezione: con "The Great Mass" i Septicflesh ci hanno dimostrato che la perfezione è possibile anche superarla.
Onestamente mi immagino già alcune critiche deliranti secondo cui "The Great Mass" sarebbe una copia di "Communion" oppure che affermano che sia l'ennesimo disco sinfonico pomposo e fine a se stesso. Beh, ovviamente a ognuno il suo... ma ciò che posso dire è che pochi possono permettersi di comporre un lavoro come questo e renderlo un capolavoro, mentre gli altri ci possono soltanto provare riuscendo a produrre niente più che una tonnellata di merda fumante (vero Dimmu Borgir??).
Qui è l'indiscutibile qualità che regna sovrana, per la plastica rivolgersi altrove.
Cosa posso ancora dire? Le parole sono superflue al cospetto di un'opera talmente meritevole.
L'unica cosa fattibile è arrendersi a cotanta magnificenza e prendere atto che ascoltare un disco simile solo in mp3 è come bere un pregiato Chateau Le Pin con la cannuccia dalla tazza del cesso.
Nella mia personale playlist del 2011 "The Great Mass" è già al primo posto e nessuno lo scalzerà da lì.
Il "Dreamlord" ellenico è tornato, che venga accolto con gli onori che gli spettano!

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