lunedì 20 giugno 2011

PHANTAZO / DIG - Cassandra Complex / Wake Me... When It's

Informazioni
Gruppo: Phantazo / Dig
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/phantazo - xzc666[at]libero.it
Autore: ticino1

Tracklist
Phantazo
1. The Hippocampus Errand
2. Distorted Moon
3. Cassandra Complex
4. Behind The Sun
5. Fallout
6. Dance With Me
Dig
7. No Need To Worry
8. He Tries To Preach
9. And I Watched Him Die
10. Trattieni Il Vino E Annega La Lingua
11. The Hand Of Fate Is On Me Now
12. She Could Be The Alien... Send It To Me!

DURATA: 60:19


Uffa... accetto materiale da recensire senza ascoltare degli estratti prima. Che cosa succede poi? Manco farlo apposta, mi becco cronicamente dischi piuttosto ostici per la mia comprensione musicale. Non fraintendetemi. Adoro ascoltare note un poco diverse dal solito; scrivere un testo a proposito è più complicato.

Su questo split autoprodotto ci troviamo confrontati con due realtà italiane abbastanza giovani. Solo P., unico membro fisso di Phantazo, vanta più di una registrazione all’attivo. Fra il 2008 e il 2010 ci ha regalato due demo e la parte A presentata qui. Dig è invece un progetto che entra nelle case degli ascoltatori per la prima volta, se si vuole credere alle informazioni trovate in rete.

Desidero ringraziarli d’avermi spedito la copia fisica in Svizzera, atteggiamento tutt’altro che scontato oggi.

La copertina è realizzata in maniera interessante. Ognuno degli ospiti di questo disco ha il privilegio di essere presentato su una tavola a sé, mono foglio e individuale. Sono ammaliato da queste pagine disegnate in modo veramente professionale. Perché? Queste sono molto affascinanti anche grazie alla loro semplicità. Il CD è decorato in maniera minimalista con un simbolo nucleare in un triangolo. È una produzione propria che otticamente non deve vergognarsi a confronto di quelle industriali, stampate in grande numero.

"The Hippocampus Errand", che apre le danze, mi ricorda di primo acchito il (per me) nostrano progetto Forest Of Fog. Questo pezzo presenta parecchi attributi, a livello di riff, del black classico, mostrando però degli spunti molto interessanti. La drum-machine non disturba ed è adatta al tipo di musica offerta. La voce distorta e alcuni sample decorano i pezzi che sfilano abbastanza bene all’ascolto. Sarò onesto: il lavoro non riluce di originalità primordiale ma, e questo conta, esibisce parecchie idee fresche dell’artista. Cito a questo proposito "Cassandra Complex", pezzo relativamente semplice, che è però pieno di piccoli passaggi e dettagli meritevoli di una ripassatina. Altri, come "Behind The Sun", coprono quella serie di espressioni musicali che sono tanto impervie da descrivere. Qualche parte più… rituale arrotonda il tutto.

Siamo giunti alla svolta di questo disco. Dig mi ricorda all’inizio un gruppo punk "progressivo" o new wave degli Anni Ottanta, nonostante abbia sonorità definitivamente più metalliche. Dubito che tali generi siano fonte d’ispirazione per il progetto. Trovo comunque interessante incontrare musicisti che riescono a stimolare i meandri cerebrali dell’ascoltatore, risvegliando in lui ricordi, impressioni e sentimenti astrusi. Ben presto questa percezione svanisce di fronte a linee più tetre e lugubri, accompagnate da un sottofondo vocale molto malato e maniaco.

Sì, queste note sono difficili da illustrare al lettore. Ci troviamo davanti a un miscuglio d’industrial, ambient, metal e, tirando il tutto per i capelli, a un poco di drone. L’artista sembra divertirsi a saltare da un estremo all’altro, straziando le possibilità offerte dai suoi strumenti, creando situazioni totalmente diverse che richiedono grande attenzione da parte dell’ascoltatore. Non aspettatevi pezzi puramente metal con parti veloci e strutture distinte a prima vista. Lasciatevi piuttosto sorprendere dall’alto grado di perversione musicale. Questo lato B premette una buona disponibilità all’ascolto e apertura mentale. Conoscete i primi lavori dei Pink Floyd, quelli prodotti dai litri di LSD ingeriti? Ecco, il sentimento risultante all’ascolto è equivalente o comunque molto simile.

Detto questo, vi consiglio di godervi questo split, sentire per credere!

Perché spendere danaro sostenendo etichette e menestrelli che poi vi fottono? Approfittate della buona volontà di progetti italiani come questi che, senza aiuto di una casa discografica, vi offrono un disco di un’ora piena di sorprese e che non vi lasceranno rimpiangere l’obolo versato.

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