lunedì 12 settembre 2011

RUSTY PACEMAKER - Blackness And White Light

Informazioni
Gruppo: Rusty Pacemaker
Titolo: Blackness And White Light
Anno: 2010
Provenienza: Austria
Etichetta: Solanum Records
Contatti: www.rustypacemaker.com
Autore: Mourning

Tracklist
1. Cell
2. You Never Had
3. My Way
4. Amok
5. Waiting For Tomorrow
6. The Human Race
7. My Last Goodbye
8. Blackness And White Light
9. Revolution
10. Mother

DURATA: 59:02

Rusty Pacemaker è il progetto omonimo portato avanti da un musicista austriaco, uno di quelli che crede realmente in ciò che fa e con i propri mezzi dopo anni e anni (l'avventura ha avuto inizio nel 2003) è riuscito a produrre il proprio primo atto intitolato "Blackness And White Light" nel 2010.
L'artista nel biennio 2009/2010 ha concentrato gli sforzi rinchiudendosi nello studio creatosi, i "White Studio", per curare la parte di missaggio e masterizzazione mentre antecedentemente in fase di registrazione ha ricevuto l'apporto di un batterista umano, Franz Lochinger, ha avuto a disposizione la voce femminile di Lady K, le tastiere di Hell-ga nella titletrack e l'incursione di chitarra classica nella conclusiva "Mother" eseguita da Darth Love. Tanta carne al fuoco avrà fornito il risultato sperato?
Di sicuro c'è che il platter gronda passione, che le figure di riferimento per lui fondamentali quali Bathory, Black Sabbath e Enrique Bunbury (per chi non lo conoscesse, è il singer degli spagnoli Heroes Del Silencio) influenzano fortemente le composizioni, soprattutto le atmosfere che come un velo esteso di disincanto si distendono sui brani mantenendo frequentemente un colore grigio perlaceo.
La melanconia è una presenza costante venga espressa sottoforma di sezioni più rockeggianti/gotiche o assuma visione lievemente metal oriented, di metal comunque c'è n'è ben poco.
La proposta si orienta per lo più su soluzioni care agli ultimi Anathema, dolciastre e amare al medesimo istante, rincaranti solitudine che viene sviscerata anche nei testi rappresentanti il percorso umano scandito dall'alternarsi continuo d'emozioni che hanno fine nel rintocco finale che ci obbliga all'addio ("The Last Goodbye").
E' un album intimo, a tratti forse un tantino "cupo" ma che ben si colloca all'interno di una situazione mondiale colpita al cuore a più riprese da atti che alimentano un complesso emotivo spinto verso la decadenza, c'è sempre tempo per ritrovare lo slancio ma come si dice: la vera ascesa la s'intraprende una volta toccato il fondo.
Finora ho scritto ciò che di buono ho trovato nel lavoro di Rusty Pacemaker, non che vi siano note definibili realmente "dolenti", vi è però qualche ruota che non gira come dovrebbe: le linee del cantato a esempio pur risultando alquanto personali e impostate in modo da risultare calzanti sulle canzoni non sono prive di attimi in cui sembrano zoppicare, l'intonazione stenta e associando questa carenza a uno stile compositivo molto secco e minimale i più esigenti potrebbero farsi qualche sega mentale di troppo scartando a priori il disco.
L'essere così diretto e schietto è forse una delle doti migliori di un disco che è ispirazione presa e riportata in musica senza farsi troppi problemi, non è messa a casaccio, c'è un filo-logico nelle scelte intraprese e l'eleganza sobria e carezzevole insita in alcuni fraseggi dell'ultimo lungo vagito "Mother" ne è la conferma insieme a una produzione che, per quanto possa venir accusata d'esser casereccia, è decisamente al di sopra di molte uscite rilasciate come autoproduzioni che da major.
"Blackness And White Light" è un buon esordio, Rusty Pacemaker troverà le contromisure adeguate a far risaltare al meglio le proprie qualità ripartendo da quelle che danno vita alla sua arte: passione e perseveranza, sino a quando questa continuerà a essere così viva e vogliosa di far bene non potrà che arricchire il sound sino a dargli una quadratura idonea.
Complimenti vanno fatti all'artista per la realizzazione della cover e del booklet contenente i testi e le informazioni sulla band in linea per colore e grafica con la musica contenuta, in certi casi il proverbio "chi fa da sè, fa per tre" diviene una sacrosanta verità, tenetelo d'occhio!

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