lunedì 21 maggio 2012

HANDS OF ORLAC - Hands Of Orlac


Informazioni
Gruppo: Hands Of Orlac
Titolo: Hands Of Orlac
Anno: 2011
Provenienza: Roma, Italia
Etichetta: Horror Records
Contatti: myspace.com/orlachands
Autore: Insanity

Tracklist
1. Hands Of Orlac
2. Lucinda
3. Demoniac City (cover Black Hole)
4. Into The Prison Of Sleep
5. Vengeance From The Grave
6. Castle Of Blood
7. Witches Hammer

DURATA: 39:29

Difficile, anche per chi come me non è proprio un amante di questi generi, non notare la schiera di band Heavy/Doom dedite all'occulto che stanno saltando fuori negli ultimi tempi: penso ai Blood Ceremony o ai Jex Thoth, ed essendo entrambi gli act citati capitanati da una donna non posso non associare a questa corrente anche i nostrani Hands Of Orlac. Il quintetto romano, dopo un demo del 2010, pubblica il debutto che porta come titolo lo stesso monicker l'anno successivo. Chi è avvezzo a queste sonorità avrà certamente già capito le coordinate stilistiche su cui si muove il disco, il richiamo a grandi nomi quali Black Sabbath e Candlemass, oltre che alle realtà citate in apertura, è evidente; in particolar modo l'uso del flauto e le linee vocali, entrambi strumenti di The Sorceress, non possono che portare alla mente i canadesi Blood Ceremony. Il legame con il passato è molto forte, specialmente nei passaggi più sabbathiani ("Lucinda" e "Witches Hammer") o comunque molto vicini all'Heavy, la titletrack posta in apertura mette subito in evidenza questo aspetto; troviamo inoltre una cover di "Demoniac City" dei connazionali Black Hole, a dare un'ulteriore prova di ciò. Molto evocative le parti in cui è il Doom a prendere il sopravvento, "Castle Of Blood" suona molto cerimoniale come anche il finale della già citata "Lucinda", che in effetti racchiude un po' tutti i lati degli Hands Of Orlac risultando una della tracce più riuscite dell'album. Unica piccola pecca forse può risultare l'intermezzo "Into The Prison Of Sleep", posto esattamente a metà: buona l'idea, ma la parte iniziale fatta solo di parole potrebbe risultare troppo lunga per alcuni ascoltatori. Non sarà comunque questo a rovinare un lavoro di tutto rispetto, di certo chi è alla ricerca di originalità e sperimentazioni folli può starne alla larga poiché è un sound che deriva da anni in cui l'importante era fare buona musica (al contrario di oggi in cui a volte ci si trova di fronte a pseudo-avanguardisti inconcludenti che badano più ad apparire strambi che alla qualità reale delle composizioni, e questo lo dice uno che nelle sperimentazioni ci sguazza con molto piacere). Se avete apprezzato le band citate nell'incipit non dovreste lasciarvi scappare questo lavoro, non ha nulla da invidiare a realtà già affermate.

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