lunedì 7 maggio 2012

STONEDIRT - Inherited Fever


Informazioni
Gruppo: Stonedirt
Titolo: Inherited Fever
Anno: 2012
Provenienza: Ungheria
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: facebook.com/Stonedirt
Autore: Mourning

Tracklist
1. Counter-Poison
2. Power Of Depravity
3. Hellectric Steel
4. Kingdom Of Medusa
5. Monster
6. My Skin
7. Inherited Fever
8. Self-Inflicted Dethronement
9. Under A Melt Metal Sun
10. Business Is Your Name

DURATA: 42:58

Negli anni Novanta una delle band più influenti volente o nolente è stata la creatura Pantera, la figura carismatica di Anselmo e una line-up che ha prodotto album al di sopra di ogni aspettativa, criticati o meno, hanno dato spunto a tantissime realtà avvicinandole a un sound groove che di anno in anno ha trovato una propria dimensione.
I tempi cambiano, le stagioni trascorrono eppure certe sensazioni rimangono indelebili, è stato quasi naturale pensare a Phil e soci ascoltando l'ultima release degli ungheresi Stonedirt intitolata "Inherited Fever", un thrash/groove nel quale la natura panteriana è praticamente impossibile da non riscontrare, la base sulla quale poggiano è però meno dilatata e priva delle scanalature dei più moderni esempi di tale sound come quello dei Lamb Of God (anche se ques'ultimi qualche sporadica apparizione la fanno comunque), mantengono un feeling più robusto con quella che era l'attitudine nineties figlia proprio del combo texano.
Il disco è piacevole, scorre senza particolari problemi essendo comunque avvolto da una costante per non dire perenne sensazione di deja-vù che non ostacola però il divertimento scapocciante offerto da canzoni come la mazzata iniziale "Counter-Poison", "Hellectric Steel", "Monster", "My Skin", la titletrack, che possiedono le carte in regola per farsi apprezzare dagli amanti dello stile.

Certo in alcuni momenti le similarità con quel sound sono talmente tante che verrebbe da chiedersi perché metter su "Inherited Fever" e non gli originali, è anche vero che per come sono composte le tracce e le buonissime prestazioni sia della sei corde di Balázs Kemencei in chiave di riffing quanto in quella solistica (tra l'altro ascia anche dell'act doom/stoner dei Wall Of Sleep, band per nulla male) che del cantante Endre Tarjányi, forse un po' troppo in modalità Anselmo ma sempre sul pezzo in maniera incisiva, conferiscono a un ascolto simile il suo perché.
Tenete conto che in un mondo metal dove i cloni e le mostruosità tipo Trivium, Bullet For My Valentine et similia vengono definite erratamente e colpevolmente thrash, mi è difficile non supportare gente che pur non inventando nulla offre il proprio contributo a mantenere in vita la convinzione che questo filone sonoro sia distante anni luce da ritornelli per teen-ager e melodie da film degni del "miglior" Moccia, facendolo oltretutto in maniera genuina e priva di chissà quali pretese.
Gli Stonedirt rientrano nel grande mare delle autoproduzioni e chissà che un giorno non trovino una label disposta a puntare su di loro, ovviamente il diversificare lievemente la proposta mettendo un minimo di "sale proprio" non sarebbe un male, è per questo motivo che li consiglio soprattutto agli adoratori e incalliti fan del groove e a chi sogna da sempre una reunion dei Pantera con magari nuovo disco a seguito, un'operazione che mi auguro fortemente non avvenga mai, sarebbe come tradire la memoria di Darrell per soldi.
L'album è in free download sul loro sito: stonedirtmusic.com, ve lo stanno servendo su di un piatto d'argento, vi dovesse piacere, beh, in quel caso sapete cosa fare.

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