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lunedì 4 giugno 2012DOCTOR CYCLOPS (2012)Informazioni Autore: Mourning Formazione Christian Draghi - Chitarra e Voce Francesco Filippini - Basso Alessandro Dallera - Batteria Ciao Christian, bentornato su Aristocrazia Webzine, come va la vita? Christian: In quest’ultimo anno ci siamo concentrati sui live, soprattutto all’estero, e sulla registrazione e produzione del disco. Abbiamo suonato in Francia, Belgio, Austria e Inghilterra, mentre tra marzo e settembre abbiamo incastrato le sessioni per il disco. Un tempo insolitamente lungo per un album d’esordio di un gruppo underground, in effetti, ma le cose sono andate così perché di fatto non abbiamo prodotto in modo "underground". Abbiamo avuto la fortuna di trovare uno studio che credesse in noi finanziando parte del progetto. Questo ci ha permesso di prenderci il nostro tempo senza badare al "tassametro" e di curare al meglio la produzione. Siamo stati meticolosi, forse anche troppo, ma era ed è nella nostra natura. Non siamo mai stati un gruppo da "una botta e via". Ci mettiamo tanto a scrivere quanto a registrare. Ci piace l’amore lungo lungo... Due note di merito accompagnano quest'uscita, la prima riguarda la collaborazione con la World In Sound, label che nel settore ha rilasciato ottimi dischi come a esempio quelli dei Samsara Blues Experiment e Flying Eyes, come siete entrati in contatto con loro? La seconda la presenza di Alia dei Blood Ceremony all'interno della terza traccia "Giants Of The Mountain", lo scorso aprile quando avete avuto modo di aprire il loro concerto è nata anche una bella amicizia fra le band? Christian: La World in Sound è stato l’altro tassello vincente del progetto "Borgofondo". Jens Heide del Vortex Club di Siegen in Germania ha fatto sentire un paio di nostri pezzi a Wolf, il boss della label, che è rimasto molto colpito dal nostro lavoro. Ha chiesto di poter ascoltare l’album e non appena completati i mix gliene ho inviati una copia. Ha detto praticamente di sì subito. Anche noi non ci credevamo... È strano perché anche in questo siamo stati fortunati. Molte band devono sbattersi un casino prima di trovare un’etichetta. Noi abbiamo fatto centro praticamente al primo colpo. Per quanto riguarda la collaborazione con Alia dei B.C. è stata una conseguenza del nostro incontro a Parigi. Abbiamo aperto il loro concerto e loro sono rimasti colpiti dalla nostra musica e dal nostro stile, in un certo qual modo simile al loro credo. Abbiamo fatto gli stupidi tutti insieme nel backstage, per l’occasione avevamo portato dell’ottimo Chianti per brindare. C’è stata sintonia e loro ci hanno stimato come musicisti. Quindi ci è venuto naturale chiedere ad Alia di suonare qualcosa sul disco. Quella parte di "Giants" sembrava fatta apposta perché ci finisse il flauto, lei è stata subito d’accordo. Anzi, ha detto di essere addirittura "excited" all’idea... incredibile. Sono uno dei nostri gruppi preferiti, è stato un piacere incontrarli e conoscerli. Sono dei ragazzi strepitosi, anche umanamente. Peccato che a causa delle distanze e delle politiche di label non sarà tanto facile incrociarli sul palco di nuovo... Cos'è "Borgofondo"? Perché questo titolo? Christian: "Borgofondo" è un luogo metafisico... metà "fisico", cioè concreto, e metà di sogno. Noi veniamo da un paesino dell’Oltrepò pavese, sulle alture collinari dell’Appennino, circondato da montagne e boschi, che si chiama Bosmenso. Spiritualmente è un luogo che ci ha influenzato, a cui è legata la nostra infanzia (per lo meno la mia e quella di Francesco, Ale si è unito a noi molto dopo). È un luogo dell’anima, uno di quei posti che ti mettono in pace con te stesso e quindi in comunicazione con una parte positiva di te, nel nostro caso quella in grado di creare musica. Un luogo simbolo. Un borgo... in fondo all’anima. Allo stesso tempo è un calderone infernale in cui ricacciare i "cattivi", pensieri e persone, situazioni... rimestarli schiacciarli, giustiziarli. Il titolo suonava talmente bene che non ci è neppure passato per la testa di tradurlo in inglese. Va bene così, siamo italiani, e per le parole non abbiamo da invidiare niente a nessuno. La nostra è una splendida lingua, ci stava un tributo alle origini. Francesco: "Borgofondo" è un luogo della fantasia. Come in cielo a volte si manifestano bianchi e maestosi palazzi tra i grandi cumuli di nuvole, così "Borgofondo" è una radura errante di boschi e foreste. Quando appare, un sinistro organetto asseconda parole di donna diffuse in stereofonia; quando svanisce, rimangono i resti del suo passaggio, come quando il serpente lascia a terra la propria vecchia muta.. e tutt’intorno non v’è che abbondanza di piante cave. Al momento siamo riusciti a trasporre in musica le prime impressioni suscitate da questo luogo, ma è necessario più tempo per capire cosa effettivamente sia "Borgofondo". Certo non dev’essere un posticino piacevole per tutti quei "maialazzi" che popolano il pianeta. Un'unione di vecchio e nuovo, "Night Flyer", "Eileen O'Flaherty" e "My Revolution" sposano perfettamente la causa delle new entries e i pezzi sembrano avere tutti la stessa "età", perché riproporre queste canzoni? Non eravate soddisfatti delle prime versioni? O c'è un motivo ben preciso inerente al contesto complessivo dell'album? Christian: In realtà le canzoni non sono tutte scritte nello stesso periodo, però sono parte di una medesima fase produttiva. Il nostro primo Ep, "The Doctor Cyclops", era autoprodotto e non ha mai avuto una vera e propria promozione. Non lo si può acquistare da nessuna parte, è etereo... "Borgofondo" invece è uscito per una label, è sul mercato a tutti gli effetti. Per noi le canzoni sono come figli, volevamo dar loro la veste migliore e una possibilità di esistere davvero sul mercato... sono loro che dovranno seppellirci, non viceversa. Inoltre per quanto ci fossimo sbattuti, l’Ep suonava come un prodotto casalingo, avevamo dato il massimo per quelle che erano le nostre capacità tecniche amatoriali, ma nulla di paragonabile a quello che si può fare in uno studio professionale. Avremmo potuto mettere solo materiale nuovo nell’album, lo avremmo anche avuto a voler vedere, ma quei pezzi meritavano di finire stampati su un disco "vero" (e pure su vinile!). Francesco: Resterò sempre legato a quelle tracce "primitive", ma già ai tempi della loro registrazione sapevamo che un giorno le avremmo dovute riproporre su quello che sarebbe stato un disco vero e proprio, pur consapevoli che non avrebbero subito riarrangiamenti. Sì, tutte le tracce hanno la stessa "età" perché appartengono ad uno stesso mondo che percorre la via aperta da "Night Flyer", sia su disco che nelle menti del dottor Ciclopi. Com'è stato suonare il disco nuovo nella sua interezza dal vivo? Commenti a caldo ricevuti? Christian: Le canzoni di "Borgofondo", qualcuna più qualcuna meno, le suoniamo da una vita. Siamo nati come band grazie a molti di quei pezzi... Suonarle tutte nella stessa sera è capitato solo nella data di release, lo scorso 30 marzo. È stato bello, perché anche se abbiamo cambiato l’ordine della scaletta rispetto alla tracklist dell’album, il senso del "discorso" restava lo stesso. "Borgofondo" ha un suo concetto, è come il risultato di una somma: non cambia invertendo l’ordine degli addendi. Le persone sembravano sinceramente colpite, a volte esaltate, un po’ frastornate forse. Ma quello è dipeso più che altro dalla performance. Eravamo carichi e abbiamo dato molto. Se avessimo suonato mosci, la serata non sarebbe riuscita! Francesco: Qualcosa di estremamente evocativo! Per quanto riguarda il riscontro da parte del pubblico posso solo dire che non ha prezzo poter partecipare all’entusiasmo di qualche sconosciuto, pensando di essere stato tu a smuovere in lui qualcosa di piacevole. Alessandro: Direi indescrivibile, l’unica immagine che si può avvicinare alla forte emozione di quella sera è quella che ti rimane stampata in testa per qualche secondo la mattina dopo aver fatto un incantevole sogno. Ricordo quel fumo, quella luce, pura libidine, estasi totale. Mi sentivo in dovere di far eccitare le persone... Non è stato solo un semplice concerto, c’era magia lì dentro, c’era simbiosi totale tra noi e il pubblico. La musica ci legava a tutto tondo. Che libidine ragazzi! È stato come fare sesso con tutti i presenti. Commenti a caldo ricevuti? Ho visto occhi sinceramente entusiasti del momento vissuto. I tre momenti più belli e quelli più brutti di quest'ultimo anno? Christian: Parlando del 2011 direi che il top è stato il tour in Francia con l’apertura ai Blood Ceremony a Parigi. Poi dico una data in Austria, a Linz, una serata "da grandi" in un posto da "grandi", l’Ann And Pat. Poi Londra, a dicembre. La terra di Lee Dorrian, Bill Steer, Leo Smee, dei Cathedral e dei Firebird, i nostri padrini in musica, una serata unica. I momenti brutti... Ne ho avuti, ma riguardano più che altro la vita privata. La sfera magica della musica per ora è il mio piccolo mondo antico, non può succedermi niente di brutto, mi piace pensarla così! Poi con tutte le cose belle che ci sono capitate quest’anno, non ho la spudoratezza di lamentarmi. Francesco: I miei 3 momenti più belli: 1. Suonare a Parigi coi Blood Ceremony e la conseguente partecipazione di Alia su "Borgofondo". Consultare la "Teoria del coma ciclopico"... 2. Avere avuto l’onore di essere stato il quattro corde nei Last Barons per due date. 3. Salire su un aereo col proprio strumento per volare a Londra... a suonare. Un interrogativo realmente posto all’alba delle "nostre" Midnight Mountains circa sei anni fa (Christian ne sa qualcosa!) e poi sciolto nella realtà dei fatti. I miei 3 momenti più brutti: 1. L’abbandono dei Cathedral da parte di Leo Smee e il relativo scioglimento della band. Poco male però, visto che si tratta di un gruppo che ha dato vita ad una magica sacca senza fondo. 2. Una mia brutta litigata col resto della band. 3. Quando sono venuto a conoscenza dello stop dei Firebird. Alessandro: Come non citare nei momenti più belli la botta adrenalinica che ci è scoppiata nelle vene quando abbiamo condiviso il palco a Parigi con i Blood Ceremony!. Ragazzi! Palco della stramadonna, band della stramadonna, città della stramadonna, cosa chiedere di più?! Poi dico uno splendido concerto a Linz dove al termine fummo rapiti da un barista che si era preso bene con noi e ci ha portati in questo piccolo pub in centro dove ci aspettava di diritto il tavolo più bello. IL TAVOLO DEGLI IMPERATORI! Lì ricordo dosi di pura felicità e delirio. Sicuramente è da citare anche l’esperienza Londinese!! Ragazzi la magia era già partita da quando eravamo in aereo! Passando ai periodi brutti fortunatamente non ho molto da dire... posso solo confermare che trovando questi bravi ragazzi non solo sono affogato in una meravigliosa esperienza musicale, ma è come se avessi trovato una seconda famiglia, anche se come in tutte le famiglie a volte capita di scontrarsi su certe cose ma.... se un amore non è fatto anche di litigi che amore è? L'Italia è un paese nel quale si parla continuamente di rock (e non parlo di U2, Coldplay o Vasco Rossi), di metal e correnti alternative ma i fatti sembrano sempre remare contro tali generi, siamo pronti per dare realmente a queste forme d'arte lo spazio che meritano o rimarranno un bene per pochi? Christian: Quello che ci vorrebbe è una brusca inversione di marcia a livello culturale. Perché le cose cambino i ragazzi dovrebbero riscoprire la musica come momento positivo di aggregazione, smettere di guardare Amici e Mtv, abituarsi a spendere cinque euro per un concerto anziché rimbambirsi di aperitivi per poi finire in discoteca. Ma è un’utopia. Non credo cambierà qualcosa, l’ingranaggio del sistema è troppo forte. E forse è un bene che sia così. Oggi quando un bene diventa troppo diffuso e richiesto si contamina, oppure viene contaminato chi lo produce. La scena underground è artisticamente autentica perché è mediamente povera. Se diventasse mainstream girerebbero i soldi, e chi fa musica inizierebbe a preoccuparsi di come tenersi o conquistarsi nuovo pubblico anziché di che taglio dare al nuovo album. In ogni modo è un rischio che in Italia non credo si corra: non c’è interesse per la musica in generale, per quella rock ancora meno. Francesco: La seconda. Di fatto sono convinto che col cervello ben ripulito da ogni costrizione audio-visiva di massa si possa elevare/abbassare al giusto livello ogni espressione musicale. Volendo però evitare di essere così drastici nel pensare che la lobotomìa possa essere LA soluzione .e pensare che viene attuata quotidianamente!), quello che manca all’ascoltatore è una corretta educazione musicale. Certo, chi può stabilire cosa è di fatto corretto!? Come in tutte le arti, anche nella musica c’è quel che piace o meno. Tolte alcune riviste o fanzine di settore, chi detiene le fila di questo discorso ai gradini più alti non è altro che un burattinaio stronzo nel senso lato del termine (riferito a burattinaio!), mosso da una miriade di interessi privati. Dai vestiti alla moda alle trasmissioni più in voga, ci si riempie la bocca con il termine "rock" solo perché fa alternativo... PUNTO. Basta fare un giro su quello che dovrebbe essere il canale tv rock per eccellenza: tolta qualche boccata d’aria fresca è una maratona di 24 ore su 24 di riproposizioni musicali. Detto ciò, bisogna comunque perseverare nella ricerca dei prodotti di "artigianato": qualcuno passerà e allora si fermerà anche per il solo piacere della scoperta. Qual è il tuo pensiero sul fenomeno cover/tribute band? Christian: All’inizio le detestavo, mi piaceva essere il duro e puro che fa solo "musica sua". Poi ho capito che chi vuole fare musica nella vita deve confrontarsi con il pubblico reale, non solo con quello che gli piacerebbe avere. Si può discutere del perché sia così, ma se alla gente piace ascoltare quello che già conosce non è sbagliato suonarglielo. Se vuoi camparci, s’intende. L’importante è rispettare sempre il senso e la dignità della musica che si propone. Io ho cominciato in una cover band dei Beatles, che sono uno dei miei gruppi preferiti, e attualmente faccio anche parte di un tributo ai Pearl Jam, altra band che stimo e che suona un sano rock. Sono progetti che hanno una loro coerenza musicale al di là del fatto che servono a soddisfare una richiesta di mercato. È un compromesso, in sostanza, ma necessario. Francesco: Al di là del fatto che ognuno è libero di esprimersi, quindi di suonare ciò che gli piace per ricevere ed offrire quelle vibrazioni che solo la musica sa generare, qualcosa non torna! È segno dei tempi: tutto tremendamente meccanico e teso all’usa e getta. Si tratta infatti di un discorso molto più ampio che invade ogni processo "lavorativo". Non si può costringere la gente ad accantonare la musica continuamente propinata per cercare di costruire un proprio "mondo sonoro", perché questo non è un processo immediato, richiede tempo e soprattutto interesse da parte di chi ascolta. Alessandro: Beh guarda qui si apre un dibattito su cui uno potrebbe parlare per ore. Posso anche forse essere favorevole alle tribute/cover band a patto che ci siano dei compromessi. Fondamentalmente uno non deve riproporre musica stracommerciale e risentita milioni di volte solo per cullarsi nell’ idea di essere musicista, ecco questo per me è sbagliato. Le cover sono importanti per un ragazzo che vuole approcciarsi alla musica, con lo strumento, col pubblico, chi non ha incominciato a strimpellare qualcosa con delle cover?! L’idea corretta secondo me è quella di sfruttare quel periodo per trarre spunto dalla musica d’altri e acquisire idee su idee per creare in futuro qualcosa che ti esca davvero dal cuore. Non sopporto invece quelli che passano la loro vita musicale a cercare di copiare uno stile già esistente solo per accaparrarsi quelle due lire che il pubblico gli permette di intascare. Almeno qua in Italia. Torniamo ai Doctor Cyclops, ci sono date confermate che possiamo far conoscere ai nostri lettori in modo da metterli in condizione di partecipare? Date confermate ce ne sono un paio in Italia ad aprile. A Fiorenzuola D’Arda il 27, al Tamaco Club, un’altra a Portalbera, nel pavese, il 30, con i Grand Astoria dalla Russia. Poi a maggio ci sono due date in Belgio e una, la più importante, in Germania. Al Freak Valley Festival sabato 19. Un’occasione unica: ci saranno band del calibro di Gentlemans Pistols, Colour haze, Wicked Minds, Demon’s Eye e molte altre. Vi ringrazio per il tempo dedicatoci, vi lascio ancora una volta la parola, concludete pure come meglio credete... Secondo la "Teoria del coma ciclopico" nessuno di noi tre è convinto appieno di quello che gli sta accadendo. I casi vengono ridotti a due: o abbiamo venduto, senza accorgercene, l’anima al demonio in cambio di gratificazioni in ambito musicale; oppure siamo tutti e tre caduti in un profondo coma. Dato questo secondo presupposto: non abbiamo mai suonato coi Firebird, non li abbiamo mai seguiti al Roadburn Festival 2010 come "Pat Garret plus one", così come non abbiamo mai raggiunto da Doctor Cyclops il Mushroom Cellar di Kirchanschöring, né il Vortex di Siegen, né tantomeno Parigi e i Blood Ceremony, né Vienna, né Londra... e Borgofondo non esiste. Più probabilmente stiamo cavalcando uno stesso sogno a dir poco incredibile in un letto d’ospedale e tutto quello che ci circonda, così come tutti quelli che incontriamo, sono solo una proiezione di tale sogno! Pure noi tre manco ci conosciamo. Fine della teoria. P.S.: Se la teoria dovesse risultare erronea si torna al primo presupposto. GRAZIE a voi del supporto!!! |
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