Informazioni
Gruppo: The Little White Bunny
Titolo: hOle
Anno: 2011
Provenienza: Italia
Etichetta: Riff Records
Contatti: myspace.com/thelittlewhitebunny
Autore: Mourning
Tracklist
1. Press The Right Button
2. Game Over Is An Opinion
3. Masters Of The Universe
4. Hummus
5. The Queen Of The Drag Queens
6. Pixels
7. She Wants It
8. L.O.V.E.
9. Use The Force
10. Hellvetica
11. Satan Is So Cute
12. La Ricetta Del Buon Coniglio
13. Bedsores
DURATA: 55:53
Vi ricordate il periodo in cui alcuni utilizzavano con costanza e determinazione il termine "crossover" per inquadrare band che al massimo avevano due samples elettronici inseriti nel proprio sound? Purtroppo per il sottoscritto la memoria di tali esagerazioni non è poi così lontana. Eppure il "crossover", quel surfare volutamente fra vari stili facendoli propri, non è uno scherzo, anzi è una tipologia di musica complicata e per questo facilmente "criticabile".
I bolzanini The Little White Bunny dal 2005 al 2011 sembrano aver sperimentato parecchio, il quartetto composto da Tomoski (chitarra), Dezza (batteria), Yomo (voce) e Mike (basso) è metallizzato ma le cromature attingono dal panorama nu di nomi seminali quali Korn, Slipknot e qualcosa dei System Of A Down, dall'alternative tooliano e in piccola parte dalla creatura di Page Hamilton, gli Helmet.
Si permette poi a una corrente pattoniana di avere libero accesso alle interpretazioni del cantante eseguite su basi che viaggiano su di un territorio che fa della schizofrenia il proprio comandamento ed è così che mi trovo fra le mani una prima fatica, "hOle", intrigante e scatenata.
I The Little White Bunny sono energici e orecchiabili, accattivanti e rabbiosi, elettronici e puramente rock, riescono a offrire in una scaletta che dai titoli la butta più e più volte sul divertente, immagino una groupie in stile Emily The Strange che canticchia "Satan Is So Cute" e una folla di cosplayer transgender che s'illumina d'immenso ascoltando "Masters Of The Universe", titolo che fa scattare la molla riportando alla mente il cartone animato del quale era protagonista He-Man che poi tanto mascolino nella forma e movenze non era. Il platter scorre che è un piacere saltando di brano in brano da un'influenza all'altra, Patton rimane comunque sempre coinvolto nelle linee vocali alternato a Corey Taylor per chiamare in causa uno degli altri nomi che vi potrebbero balzare in testa durante l'ascolto di quasi un'ora di musica sviscerata con cambi di tempo e atmosfera repentini assorbiti con facilità.
È una proposta non innovativa ma ben organizzata, eseguita e prodotta quella del combo e che sono certo in sede live sia da sfracello.
Consiglio l'acquisto a coloro che seguono o hanno seguito con attenzione gli act citati nel testo, entrate in possesso di "hOle", nel mare delle uscite che odiernamente si ostinano in maniera quasi ridicola a mantenere vivo il "crossover", i The Little White Bunny s'inseriscono in quella ristretta cerchia di vincenti, è doveroso riconoscerlo e per una volta il fatto che sia una creatura nostrana a portare un tale risultato a casa rende il piacere doppio.
I bolzanini The Little White Bunny dal 2005 al 2011 sembrano aver sperimentato parecchio, il quartetto composto da Tomoski (chitarra), Dezza (batteria), Yomo (voce) e Mike (basso) è metallizzato ma le cromature attingono dal panorama nu di nomi seminali quali Korn, Slipknot e qualcosa dei System Of A Down, dall'alternative tooliano e in piccola parte dalla creatura di Page Hamilton, gli Helmet.
Si permette poi a una corrente pattoniana di avere libero accesso alle interpretazioni del cantante eseguite su basi che viaggiano su di un territorio che fa della schizofrenia il proprio comandamento ed è così che mi trovo fra le mani una prima fatica, "hOle", intrigante e scatenata.
I The Little White Bunny sono energici e orecchiabili, accattivanti e rabbiosi, elettronici e puramente rock, riescono a offrire in una scaletta che dai titoli la butta più e più volte sul divertente, immagino una groupie in stile Emily The Strange che canticchia "Satan Is So Cute" e una folla di cosplayer transgender che s'illumina d'immenso ascoltando "Masters Of The Universe", titolo che fa scattare la molla riportando alla mente il cartone animato del quale era protagonista He-Man che poi tanto mascolino nella forma e movenze non era. Il platter scorre che è un piacere saltando di brano in brano da un'influenza all'altra, Patton rimane comunque sempre coinvolto nelle linee vocali alternato a Corey Taylor per chiamare in causa uno degli altri nomi che vi potrebbero balzare in testa durante l'ascolto di quasi un'ora di musica sviscerata con cambi di tempo e atmosfera repentini assorbiti con facilità.
È una proposta non innovativa ma ben organizzata, eseguita e prodotta quella del combo e che sono certo in sede live sia da sfracello.
Consiglio l'acquisto a coloro che seguono o hanno seguito con attenzione gli act citati nel testo, entrate in possesso di "hOle", nel mare delle uscite che odiernamente si ostinano in maniera quasi ridicola a mantenere vivo il "crossover", i The Little White Bunny s'inseriscono in quella ristretta cerchia di vincenti, è doveroso riconoscerlo e per una volta il fatto che sia una creatura nostrana a portare un tale risultato a casa rende il piacere doppio.