Informazioni
Gruppo: Obsidian Sea
Titolo: Beetween Two Deserts
Anno: 2012
Provenienza: Bulgaria
Etichetta: Solitude Productions
Contatti: myspace.com/obsidianseaband
Autore: Mourning
Tracklist
1. At The Temple Doors
2. Mountain Womb
3. The Seraph
4. Impure Days
5. Curse Of The Watcher
6. Absence Of Faith
7. Second Birth
8. Beneath
9. Flaming Sword
DURATA: 55:20
La Bulgaria a memoria non mi evoca nessun ricordo particolarmente importante legato al panorama doom, quando ho notato la provenienza del duo degli Obsidian Sea ero curioso di capire come affrontassero la loro personale sfida con il genere.
Anton (voce e chitarra) e Bozhidar (batteria) non hanno un gran passato alle spalle, sono attivi dal 2009, hanno pubblicato un "Promo" nel 2010 del quale non ho mai sentito neanche parlare e una volta pronto l'album "Between The Desert" si sono accasati con la Solitude Productions.
Bel colpo sia per loro che per la label russa, già perché la prestazione, per quanto canonicamente legata ai grandi nomi del genere come Black Sabbath, Candlemass, Saint Vitus, Reverend Bizarre, Count Raven e un pizzico di Celtic Frost, è composta ed eseguita più che discretamente offrendo una prova con i limiti di una natura ancora "standard" ma che in alcuni frangenti fa trapelare la sensazione che i lavori in corso siano agli inizi e i bulgari stiano puntando a qualcosa di più sostanzioso e proprio per il futuro.
La tracklist comunque è priva di tracce inutili o chiamiamoli filler, ha i suoi momenti alti come "At The Temple Doors", monumento a tributo del doom conservatore, "The Seraph" e "Impure Days" nei quali la ritmica evidenzia un leggero cambio di registro favorendo una velocità lievemente maggiore e la conclusiva "Flaming Sword", capitolo che nella sua lunga durata vicina ai dieci minuti risulta scorrevole e intrigante. Mostra però il fianco nella parte centrale con una serie di brani un po' farraginosi ma che comunque conservano quel flavour sufficiente a garantire un ascolto più che dignitoso.
Di strada da fare gli Obsidian Sea ne hanno davvero tanta, però i presupposti sembrano essere dei migliori, ci vuole in primis un cambio di marcia nel songwriting, osare di più, rompere gli schemi per provare non dico a divenire personali perché sarebbe un miracolo ma quanto meno aggiungere un minimo di farina del proprio sacco e magari elaborare con più convinzione gli inserti di psichedelia. Quello in "Beneath" appena abbozzato è poco convincente, ci vuole ben altro per far andare in "trip" quelli che sono ormai gli "stoned guys" del doom.
Per ora un debut come "Between Two Deserts" può bastare e accontentare, consiglio quindi di approfondire la conoscenza di questi due musicisti est europei, chissà, magari un giorno non poi tanto lontano si toglieranno e ci regaleranno delle grandi soddisfazioni, meglio non perderli di vista.