lunedì 18 giugno 2012

KOMMANDANT - The Draconian Archetype


Informazioni
Gruppo: Kommandant
Titolo: The Draconian Archetype
Anno: 2012
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: A.T.M.F.
Contatti: myspace.com/kommandantofficial1
Autore: Mourning

Tracklist
1. We Are The Angels Of Death
2. Victory Through Intolerance
3. Downfall
4. Hate Is Strength
5. Obsidian Gravitational Torrent
6. Fore-Aft Synthesis
7. Call Of The Void
8. The Transition
9. Atavistic Species
10. Procession Of Black Hearts

DURATA: 52:26

Il bello del metal sono anche le "diatribe" e di band che ne causano per un motivo o un altro ce ne son tante, gli americani Kommandant sono fra queste.
La formazione guidata, o per meglio dire "comandata", dal founder Jim Bresnahan per la sua attitudine militaresca, per riferimenti a certe ideologie politiche e per una visione apocalittica sterminatrice di massa, cosa non nuova all'interno del circolo "extreme", si è attirata non poche antipatie ma si sa questo fa parte del gioco.
Con Aristocrazia avevamo avuto il primo approccio recensendo l'ep  "Kontakt" e a esso era seguito un altro contatto che ci portò a una chiacchierata delucidatrice sulle intenzioni del progetto con il "leader" della formazione  , in questo 2012 invece abbiamo a che fare con il secondo disco, "The Draconian Archetype", peraltro rilasciato dalla nostra A.T.M.F., che si promette di conservare e mantenere totalmente integre le peculiarità che sinora li hanno contraddistinti, ci saranno riusciti? La risposta è sì anche se non so se questa positiva affermazione possa far esaltare un gran numero di ascoltatori.
I Kommandant sono una macchina tritaossa, il blast beat è spietato, la doppia cassa copre le parti nelle quali per lievi frazioni le botte sul rullante mollano la presa ma è evidente che un carro armato lanciato in velocità abbia poca intenzione di fermarsi.
I rallentamenti insiti in "Hate Is Strenght" quindi possiedono solo la parvenza di un mollare le redini, servono esclusivamente ad ammantare e inglobare nel mood già di per sé ininterrottamente grigio/nero, grazie alle polveri di un conflitto infinito in corso, un quantitativo abnorme di cattiveria e rincararne la tossicità.
No alle melodie facili, anzi no alle melodie vere e proprie, "Draconian Archetype" è un tritacarne nel quale l'operato dei synth è percettibile unicamente come estensione del guitarworking e le vie di fuga da questo perpetuo macerare non esistono, così come l'operato vocale dell'ormai ex singer Nick Hernandez (a quanto pare adesso accasatosi alla corte di Dean Tavernier e dei suoi Stone Magnum) nel più classico esempio di violenza e collera estrema sembra sempre lì pronto a cacciare la propria preda non attendendo altro che d'abbatterla schiantandola sotto i colpi di una prestazione malsana e cupa all'inverosimile.
Le qualità per far bene gli statunitensi le hanno tutte, la pressione schiacciante del disco per quanto si basi su stilemi ormai noti alla frangia di "listeners" appartenenti alle schiere d'assalto del metal sarebbe pure più che gradita se non venisse prolungata per quasi un'ora, una dimensione meno estesa, magari più similare come durata a quella del debutto "Stormlegion" una decina di minuti più corto, coadiuvata da una produzione eccellente come quella che ha in dote "The Draconian Archetype" avrebbe offerto sì ancora in tutto e per tutto una mazza senza mezzi termini, evitando però i momenti di stanca.
Pensateci bene: ci sarà pure un motivo se un album come "Panzer Division Marduk" si potrae solo per mezzora, no?
Zero originalità ma tante mitragliate, zero compromessi e il cavallo di Morte pronto a condurre la sua padrona in giro a falciare vittime, se il campo di battaglia e il pensiero di un eventuale finale di stampo apocalittico sono fra gli scenari che vi attirano, un ascolto ai Kommandant e nello specifico a "The Draconian Archetype" dovreste darlo, deciderete in seguito se amarli, odiarli o neppure considerarli per un eventuale "repeat", per farlo però dovrete almeno provare a conoscerli entrambi.

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