Informazioni
Gruppo: Antropofagus
Titolo: Architecture Of Lust
Anno: 2012
Provenienza: Italia
Etichetta: Comatose Music
Contatti: myspace.com/antropofagusofficial
Autore: Mourning
Tracklist
1. Architecture Of Lust
2. Sanguinis Bestiae Solium
3. Demise Of The Carnal Principle
4. The Lament Configuration
5. Exposition Of Deformities
6. Eternity To Devour
7. Sadistic Illusive Puritanism
8. Blessing Upon My Redemption
9. Det Helgerån Av Häxor
DURATA: 34:18
Ci sono album che attendi e attendi sperando che prima o dopo vengano fuori, "Architecture Of Lust" era fra questi.
Gli Antropofagus erano e sono uno dei nomi fra i più gettonati della scena death metal tricolore, certo della prima line-up che compose il capolavoro "No Waste Of Flesh" è rimasto il solo Meatgrinder e ci sono voluti un paio di cambi per assestarne l'assetto che adesso lo vede accompagnato da Tya alla voce, Jacopo Rossi dei Nerve al basso e Davide Billia dei Putridity e Septical Gorge dietro le pelli, n'è valsa la pena.
Il nuovo parto non è marcio quanto il debutto, non ne sprigiona l'odore di morte, è anche vero che dopo un fermo compositivo di una decade non ci si poteva aspettare un disco che fosse l'esatto seguito di quel masterpiece, è però innegabile che pur avendo affinato il sound e aumentato lievemente il tasso tecnico, peraltro già buono al tempo, i nove brani contenuti in "Architecture Of Lust" siano manna per le orecchie.
Il platter si dimostra sin dai primi passaggi nello stereo non poi così diretto e alquanto equilibrato, è fornito di un groove pesantissimo in "Sanguinis Bestiae Solium" ed "Exposition Of Deformities", si alimenta della malsanità floridiana old school con tratti che richiamano sia Morbid Angel che Cannibal Corpse in "Sadistic Illusive Puritanism", eccedendo in brutalità pura nella successiva e culminante "Blessing Upon My Redemption" nella quale è il drumming sconquassante di "Brutal Dave" a infliggere una sonora lezione all'udito martellando e utilizzando una più che discreta dose di tecnicismo sulle sue pelli, rimanere contenti di tale risultato è il minimo.
La ruota degli ingranaggi gira priva d'intoppi particolari, il riffing di Meatgrinder spesso in maniera alquanto gradevole si divincola fra fraseggi che alternano old e new scene, soprattutto l'uso delle melodie calibrate, mai ingombranti e il non voler far sfoggio di una gamma di soluzioni tecnicamente avanzate che ne appesantiscano l'orchestrazione giocano a suo favore.
È altrettanto positivo l'approccio vocale di Tya che tramite l'utilizzo di un growl a tratti rimembrante per impostazione delle linee quello di signori quali Frank Mullen, i Suffocation in genere sono comunque parecchio gettonati all'interno del sound, e Corpsegrinder appesantisce ulteriormente la botta e il piatto è servito.
Liricamente i musicisti nostrani a quanto pare s'ispirano a un maestro dell'horror qual è Clive Barker e anche la cover a non errare ne lascia chiari riferimenti iniziando da quei cubi similari a quelli che ingabbiano i cenobiti e il loro leader "Pinhead" nel film derivato dal racconto "The Hellbound Heart".
Eviterò di dilungarmi ulteriormente, gli Antropofagus sono tornati in salute e ciò non può che far ben sperare, probabilmente chi è sin troppo legato a quell'uscita ancora simbolo degli anni Novanta potrebbe stentare nel gradire la veste odierna, date il tempo ad "Architecture Of Lust" di entrarvi in circolo, non è un capolavoro ma un gran bel disco death metal e ha bisogno di essere ascoltato per farvi conoscere tutto ciò che nei suoi trentaquattro minuti può regalarvi.
Chissà che questo risorgere definitivo non sia per il combo quel "fresh-start" che serva a portare con sé anche riconoscimenti provenienti al di fuori dei confini italiani, glielo auguro, quest'album è un nuovo biglietto da visita che non dovrebbe passare inosservato.