Informazioni
Gruppo: Grand Alchemist
Titolo: Disgusting Hedonism
Anno: 2012
Provenienza: Norvegia
Etichetta: Lydfella
Contatti: myspace.com/grandalchemist
Autore: Insanity
Tracklist
1. Créme De La Créme Collapse
2. Deserted Apocalyptic Cities
3. Disgusting Hedonism
4. Strongly Addicted To A Stimulating Despair
5. Alcohol And Gambling
6. Synthetic Physical Intercourse
7. Touching The Cause Of My Muse
8. A Brilliant Dissonance
9. Requiem (An Ode To Agony)
DURATA: 47:12
Il tempo passa un po' per tutti, eppure c'è chi sembra non sentirne le conseguenze. Prendiamo come esempio i Grand Alchemist, il debutto "Intervening Coma-Celebration" è datato 2002 e il suo successore ha dovuto aspettare esattamente un decennio prima di venire al mondo. Sappiamo bene che i grandi ritorni spesso e volentieri lasciano l'amaro in bocca, non nego però che da amante del Black sinfonico la curiosità e soprattutto la speranza verso il nuovo lavoro dei norvegesi fossero notevoli. Dieci anni non sono pochi, possono cambiare molte cose, soprattutto considerando che la band non ha una discografia abbastanza lunga da poter mostrare uno stile consolidato nel tempo; sono rimasto sorpreso nel sentire che questo "Disgusting Hedonism" sembra la diretta conseguenza del suo predecessore, è come se i due dischi fossero stati registrati a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro. Lo stile è sempre riconoscibilissimo ed ha mantenuto le proprie caratteristiche di base invariate: le tastiere che ora più che mai rimandano agli Arcturus (specialmente le parti di pianoforte, assolutamente ottime e perfettamente inserite) giocano ancora un ruolo importante nella creazione di atmosfere magiche, sembra di essere coinvolti in un misterioso rituale dell'antico Egitto e questo aspetto è evidente in tracce come "Alcohol And Gambling" (tra gli episodi più riusciti, grazie anche ad un uso del clean azzeccatissimo) e "Strongly Addicted To A Stimulating Despair". C'è da dire che non si parla più di semplice Black, sono presenti evidenti influenze Progressive a partire dalle chitarre, sia nei numerosi assoli che in fase ritmica, per arrivare a parti di tastiera che prendono a piene mani dal genere citato; qua e là possiamo trovare inoltre tracce di elettronica, i synth di "Requiem (An Ode To Agony)" e il brevissimo intermezzo nella seconda metà della splendida "Deserted Apocalyptic Cities" ne sono esempi evidenti ma come noterete non è niente di eccessivo. Tutto ciò è valorizzato da una produzione pulita (sia chiaro, lontana dal cellofan) che mette in evidenza ogni singolo aspetto del disco, compresa la sezione ritmica che risulta molto varia e sempre adatta al mood.
Come detto sopra, "Disgusting Hedonism" può benissimo essere considerato l'evoluzione del disco di debutto, pertanto se avete apprezzato il primo non farete fatica ad innamorarvi di questo secondo parto; per chi, affine alle sonorità descritte, non conoscesse la band l'ascolto è consigliatissimo, è una di quelle tante perle che purtroppo non hanno la fama che meritano.