lunedì 24 settembre 2012

OPRICH - Север Вольный [North The Boundless]


Informazioni
Gruppo: Oprich
Titolo: Север Вольный [North The Boundless]
Anno: 2010
Provenienza: Rybinsk, Russia
Etichetta: Casus Belli Musica
Contatti: oprich-band.com
Autore: Bosj

Tracklist
1. Приходи, Зима [Let Hiems Come)
2. Гнев [Wrath]
3. Нехристи [Non-X-tians]
4. Сечей раскали клинок [Make Burning Hot The Blade Of Battles]
5. Предки [Ancestors]
6. Купала [Midsummer]
7. Дорога [A Road]
8. Прощальная

DURATA: 39:38

Dal mezzo del nulla, nelle profondità delle terre di Madre Russia, arrivano gli Oprich, sestetto dedito, manco a dirlo, al folk di estrazione "etnica", quello che se non tutto certamente molto deve ai soliti Temnozor' e Nokturnal Mortum (che russi non sono, d'accordo, ma ci siamo capiti). Ora, rispetto a questi due nomi altisonanti è bene fare una precisazione: la formazione di Rybinsk è molto lontana dalla malvagità congenita di "Lunar Poetry" e dal profondo intimismo di "Folkstorm Of The Azure Nights", per sposare un verbo più semplice e alle volte "battagliero", che, tocca dirlo, oggi "tira". Qualcuno ha detto Arkona?
La scelta di posizionamento del combo poi non è necessariamente negativa: inquadrata la formazione per quello che è, ossia un onesto act che fa dei flauti suonati dall'immancabile pulzella (Rada, questo il suo nome, che si occupa anche di un discreto quantitativo di strumenti tradizionali, quali zhaleyka e sopilka) e del cantato pulito in lingua madre i propri fondamenti, gli amanti del genere non tarderanno a farsi contagiare dall'atmosfera ancestrale e folkloristica di questo debutto sulla lunga distanza.
Prati verdi, corsi d'acqua limpidi e freddi, battaglie da tempo dimenticate, notti d'estate e quant'altro sono ciò che gli Oprich offrono, il tutto perfettamente corredato da un booklet dettagliato e curato in ogni singolo aspetto, dalle note di produzione, alle fotografie, alle immancabili greche runiche disseminate qua e là. E se come me avete problemi con l'alfabeto cirillico, non preoccupatevi, perchè la band fornisce anche, all'interno, le traduzioni di titoli, testi e credits. Insomma, un prodotto finito con tutti i crismi.
La pecca più grande, volendo essere pignoli, è la poca incisività del riffing chitarristico: elemento di secondo piano per la gran parte della durata del lavoro, quando a farla da padroni sono i tradizionalismi sovietici, le sei corde non sono tuttavia in grado di lasciare il segno nei momenti in cui tentano di imporsi sul sound generale, proponendosi come veicolo di epiche cavalcate, ma mancando di spunti personali e finendo con il risultare troppo di contorno anche quando vorrebbero essere protagoniste. Questo detto, è pur vero che il metallaro in cerca di riffing di qualità in primo piano non andrebbe mai a ficcare il naso in casa Oprich, prediligendo mete ben diverse.
Per tutti coloro che sognano Masha Ahripova vestita di pelli d'orso, o che sono semplicemente affascinati dal lore della steppa russa, al contrario, ecco un nome di possibile interesse.

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