lunedì 30 maggio 2011

GRABAK - Sin


Informazioni
Gruppo: Grabak
Anno: 2011
Etichetta: Twilight Vertrieb
Contatti: www.myspace.com/grabak
Autore: M1

Tracklist
1. Prologue - The Covenant
2. Wrath - Into A Mental Inferno
3. Envy - Beyond The Grace of God
4. Gluttony - The King's Jester
5. Sloth - The Echoes Of Babel
6. Lust - Of Masters and Servants
7. Greed - The Sign Of The Rope
8. Pride - The Black Mirror
9. Epilogue - The Lord Of Sin

DURATA: 42:28

Torna a farsi sentire uno dei gruppi su cui riponevo maggiori speranze all'interno del panorama black di matrice svedese: i tedeschi Grabak. In un periodo in cui Marduk e Dark Funeral non si esprimevano al meglio (purtroppo oggi solo Morgan e soci si sono ripresi alla grande con l'ottimo "Wormwood") questi fedeli adoratori della Nera Fiamma se ne uscirono con un "Agash Daeva" (2007) che mi impressionò parecchio e non solo per la presenza di due bassisti in formazione. Oggi "Sin" segna il rientro sulla scena, fatto di conferme e piccole novità.

Il marchio di fabbrica resta sempre quello di velocità sostenute, ritmiche martellanti ed assalto continuo, questa volta però piccoli elementi vanno a caratterizzare le singole tracce senza comunque inficiare l'omogeneità del tutto. E' il caso ad esempio della voce femminile che appare nell'introduttiva "Prologue - The Covenant" e in "Pride - The Black Mirror", dove l'atmosfera diventa addirittura un incrocio fra i toni apocalittici degli ultimi Anaal Nathrakh e il più "classico" symphonic black. Per il resto si rimane nei canoni del genere, sfruttando continue accelerazioni, stacchi e ripartenze (decisamente vorticosa quella di "Greed - The Sign Of The Rope"), oltre a chitarre che tessono melodie più presenti che in passato senza però far perdere un grammo di violenza al complesso. Significativi anche i rari innesti di death metal, componente che va ad appesantire e dotare di graniticità le asce. Un discorso a parte va fatto invece per "Sloth - The Echoes Of Babel", pezzo non veloce e che ricerca maggiormente il pathos (sarà forse per il fatto di trattare del peccato della "pigrizia"?).

"Sin" ci accompagna quindi in una narrazione dei sette vizi capitali sulle note di un black metal travolgente ma capace di variazioni e innesti che tengono viva l'attenzione e al tempo stesso confermano i Grabak "picchiatori" inesorabili. Nessuno stravolgimento o miracolo all'orizzonte per i ragazzi di Lipsia, bensì una conferma a livelli piuttosto alti di un combo che troverà estimatori fra gli incalliti dello swedish black come il sottoscritto: con loro si va sul sicuro.

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