lunedì 30 maggio 2011

HAGGATHA - Haggatha


Informazioni
Gruppo: Haggatha
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/haggathaband
Autore: Mourning

Tracklist
1. Circle Of Salt
2. Hog Tied
3. These Grey Days
4. Eremozoic
5. Gulag
6. Acquiesce
7. An Old Way Begins Again

DURATA: 39:08

Il termine "mattone" di solito può esplicare due tipologie di pensiero quando si parla di musica: A) un album talmente palloso da crearti uno schiacciamento di palle tremendo o B) un lavoro così pesante da venir paragonato a un bel forato che ti viene tirato con violenza contro.
Nel caso dei canadesi Haggatha, ennesima realtà "zozza" (nel miglior significato di questo spregiativo termine), è un complimento non da poco.
Il disco omonimo di questo quartetto, che vede dietro le pelli l'ex 3 Inches Of Blood Matt Wood, è uno di quelli che pur non inventando nulla decide di sopprimere l'ascoltatore usando dei severi, sonori e poderosi colpi di mazza per donare forma al proprio sludge metal che si esprime in modo profondo, greve e perpetuato sin dalla ridondante opener "Circle Of Salt" che rappresenta la summa del sound degli Haggatha.
Non è un platter ultradinamico, le atmosfere si compattano, c'è la presenza netta di una omogeneità d'intento nelle sette tracce tanto da rendere i quaranta minuti un monolite spesso e fangoso da cui è difficile scostarsi se non grazie a brevi momenti nei quali decidono di offrire una scappatoia, fra questi si possono menzionare le chitarre pulite, quasi rilassanti che impreziosiscono lo strumentale "Eremozoic" e il riffato più classicamente doomy della conclusiva "An Old Way Begins Again".
Sono davvero pochi gli attimi che "Haggatha" concede al malcapitato ascoltatore, lo strangola, lo tortura avvinghiandolo con un suono che s'infittisce di passaggio in passaggio toccando in "Gulag", particolarmente tormentata, uno degli apici oppressivi dell'album.
Se da un lato si può imputare a questi ragazzi una dimostrazione quasi canonica delle potenzialità in possesso, dall'altro agli Haggatha non si può di certo negare di essere riusciti, attenendosi alle basi del genere, a creare un lavoro che qualsiasi appassionato fruitore dello sludge più acido e cattivo amerà dopo neanche mezzo giro nello stereo.
Comporre buona musica, avere una produzione che le renda giustizia è spesso più importante e gratificante di sperimentazioni che conducono al nulla solo per la ricerca di una personalità intrapresa in maniera poco ortodossa.
Volete affondare nel mare di fango che "Haggatha" nota dopo nota fa emergere? Non vi è altro da fare che metterlo su e perché no, acquistarlo.

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