lunedì 30 maggio 2011

ZIPPO - Maktub

Informazioni
Gruppo: Zippo
Anno: 2011
Etichetta: SubSound Records
Contatti: www.zippomusic.it/
Autore: Fedaykin

Tracklist
1. The Personal Legend
2. The Omens
3. Caravan to Your Destiny
4. Man of Theory
5. We, People's Hearts
6. Simum
7. The Treasure

DURATA: 37.07

Ci sono artisti che, dopo aver dato alla luce dei dischi buoni o ottimi, si accontentano di quanto già fatto e si limitano a cambiare qualche dettaglio in una formula che si è già rivelata funzionante. Ci sono artisti che, consapevoli di saper costruire un prodotto facile da integrare nel loro ambito di riferimento, si fossilizzano su una sonorità semplice da apprezzare, diretta e costante. E poi ci sono artisti che non si accontentano di quanto già fatto, che vogliono andare oltre, che hanno altre ambizioni. Artisti che rischiano. Ed è proprio questo il caso dei nostrani Zippo, giunti con questo "Maktub" alla loro terza fatica, quella che qualcuno ama definire "della maturità". E bisogna proprio dirlo, il quintetto pescarese, qui, ha rischiato. E ha vinto.

Già sulla carta era facile intuire che "Maktub" fosse un progetto ambizioso: realizzato con la partecipazione di Ben Ward degli Orange Goblin, che ci regala una bella prestazione vocale nella parte finale di "Man Of Theory" e di Luca Mai degli Zu, affidato a gente del calibro di Victor Love e James Plotkin (Isis, Sunn 0))), Earth), rispettivamente alla registrazione e al mastering, e appoggiato subito dopo l’uscita da un ampio tour europeo. L’intenzione del gruppo era probabilmente quella di sfondare i confini e di imporsi come un nome in ambito internazionale. E’ presto per dire se ci siano riusciti, ma sicuramente, era molto difficile fare meglio di così.

"Maktub" è infatti un lavoro pregno di personalità e di difficile classificazione; è psichedelia, ragionamento, poca linearità e tanta cervelloticità nella musica, è poesia ed ecletticità nei testi. Già l’artwork e, successivamente, l’opener "“The Personal Legend" ci preannunciano ciò a cui ci stiamo avvicinando: un album che anche nei suoi momenti di più semplice comprensione, come la stessa o la splendida "We, People’s Hearts", non mancherà di stupirci e stordirci con intrecci di chitarra e basso, assolutamente impossibili da seguire ad un primo ascolto, e una linea vocale imprevedibile, che talvolta preferisce girare intorno alle note piuttosto che semplicemente adagiarvisi, e spesso è "doppia". Ma, come detto, la traccia d’apertura è solo l’inizio: i sette pezzi che compongono il disco sono molto differenti tra di loro, ma condividono, seppur in misure diverse, elementi quasi sempre comuni: le distorsioni e i muri sonori che riconducono alle loro origini stoner sono accompagnati da passaggi progressivi talvolta ispirati ai Tool, lievi spruzzate di post-rock e affini, continui cambi tematici e ritmici, atmosfere che spaziano dal sinistro al dolce o al mistico. Il mix che ne risulta lascia confusi ad un primo approccio, ma una volta afferrata la sua armonia, non delude mai, neanche per un attimo. Non c’è un vero e proprio picco più alto, o pezzo migliore: ogni composizione ha il suo perchè, alla psichedelia dilagante di "The Omens" e "The Treasure" si contrappongono la più pacata "Caravan To Your Destiny", la più distorta "Man Of Theory", la riflessiva "Simum" e le più dirette ed emotive "The Personal Legend" o "We, People's Hearts".

"Maktub" è curato in ogni minimo dettaglio: la durata è perfetta e la prestazione tecnica dei cinque ragazzi mastodontica: le chitarre rabbiose di Sergente e Franz, le preziosissime note di basso di Stonino e l’impeccabile comparto ritmico curato da Ferico non smetteranno mai di mescolarsi e ingarbugliarsi tra loro, a supporto della voce forte, carica di pathos e dal timbro inconfondibile dell’ottimo Dave, che saprà davvero dare un’interpretazione grandiosa alle splendide liriche.
E a proposito delle liriche, c’è da dire che anche da questo punto di vista "Maktub" è davvero portentoso: mi sono trovato personalmente quasi commosso davanti alla carica di pezzi come la già citata "We, People's Hearts", stanza molto intimista che trasmette un messaggio di vita davvero bello, e credo davvero che l’impegno compositivo che sta dietro ai testi meriti una menzione speciale: gli Zippo ispirati, pare, all’"Alchimista" di Coelho ci spingono a guardare dentro di noi, i nostri sogni, le nostre aspettative, a buttarci nella vita come trascinati dal vento, a migliorarci, a inseguire sempre le nostre aspettative, a non tirarci indietro; lo fanno a volte in modo diretto, a volte in modo oscuro, con l’ausilio di immagini e metafore, ma mai, in nessun'occasione, in modo banale.

Tutto questo può essere riassunto in un solo aggettivo: maturo. Gli Zippo, terzo album o no, hanno saputo dar vita ad un prodotto dalle caratteristiche uniche e inconfondibili, e credo proprio che questo possa essere considerato a tutti gli effetti il loro capolavoro. Unico difetto: non è un disco da ascoltare con distrazione, non è un disco "facile": chi vuole avvicinarsi a questo lavoro deve farlo con il preciso intento di capirlo. E non ne resterà scontento.

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