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venerdì 10 febbraio 2012STONE MAGNUM - Stone MagnumInformazioni Gruppo: Stone Magnum Titolo: Stone Magnum Anno: 2012 Provenienza: U.S.A. Etichetta: R.I.P. Records Contatti: myspace.com/stonemagnumdoom Autore: Mourning Tracklist 1. Am I Really Insane 2. Fallen Priest 3. Grave Of Cryptic Sorrows 4. Locksmith Of Misery 5. Pictures Of Your Life 6. Rapture Of Shame 7. Rolling Storm 8. Savior In Black DURATA: 42:17 Gli Stone Magnum amano il sound classico e sono di recente formazione, eppure lo spirito di questo combo proveniente dall'Indiana è inevitabilmente stato "corrotto" e posseduto da ciò che il doom ha prodotto nel periodo fra gli anni Ottanta e i primissimi Novanta. Partendo dalle più classiche basi sabbathiane nel 2012 debuttano con l'album omonimo che oltre alle peculiarità già citate si porta dietro un positivo "fardello" d'influenze fatto di Candlemass, Cathedral, Saint Vitus, Count Raven, Witchfinder General, Trouble, Pentagram. E voi qui avrete tutto il diritto di dire: non sono troppe? Ragazzi, la storia è già stata scritta, è difficile si possa far meglio di quello che già quelle band han fatto, però assicurare all'ascolto otto tracce che giungono ad avvicinarsi in maniera netta e prorompente a quelle divinità, con una forte dose di carisma e un appeal retrò "sentito", vivo, di quelli che ti scuote, non è sicuramente da tutti. Le atmosfere, il basso che martella proponendosi continuamente sulla scena, le lievi derive psych che attraversano il platter, l'esperienza dei musicisti scesi in campo nel progetto fra i quali spicca Dean Tavernier, chitarrista e in passato anche voce degli epic metaller Skullview, sono fattori che combinandosi danno al monicker Stone Magnum una robustezza, corposità e prestanza già da act navigato. Le canzoni nel loro piccolo possiedono comunque delle caratteristiche identificative: vi è a esempio un'affascinante esposizione melodica in "Grave Of Cryptic Sorrows", la voce di Dean attinge dagli aspetti maniacali più ruvidi in "Locksmith Of Misery", la costanza decadente di "Fallen Priest" pregna di un grigiore riflessivo, ritualistico come la partenza in quarta di "Rolling Storm" con un irruento "uh" strappato dalla bocca di Tom G. Warrior e la chiusra affidata alle progressive derive di una "Savior In Black" che più che salvare, sembra portare con sé la dimenticanza cara al fiume Lete con il suo enfatizzare dirompente. Tutte quante invitano a intraprendere il viaggio attraverso "Stone Magnum" svariate volte. Non mi dilungherò oltre, l'album di questi quattro musicisti statunitensi renderebbe chiara l'idea di ciò che vi trovereste di fronte anche con un solo sguardo alla cover, essenzialmente eighties nello stile. Consigliato a coloro che non hanno mai smesso di adorare quel periodo, quel modo di calarsi nelle tenebre e affrontare il proprio destino, il doom è una foresta nella quale una volta inoltratisi non v'è scampo né possibilità di trovare uscita... meno male! |
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