lunedì 30 luglio 2012

NILE - At The Gate Of Sethu


Informazioni
Gruppo: Nile
Titolo: At The Gate Of Sethu
Anno: 2012
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Nuclear Blast
Contatti: nile-catacombs.net - facebook.com/nilecatacombs - myspace.com/16993157
Autore: Akh.

Tracklist
1. Enduring The Eternal Molestation Of Flame
2. The Fiends Who Come To Steal The Magick Of The Deceased
3. The Inevitable Degradation Of Flesh
4. When My Wrath Is Done
5. Slaves Of Xul
6. The Gods Who Light Up The Sky At The Gate Of Sethu
7. Natural Liberation Of Fear Through The Ritual Deception Of Death
8. Ethno-Musicological Cannibalisms
9. Tribunal Of The Dead
10. Supreme Humanism Of Megalomania
11. The Chaining Of The Iniquitous

DURATA: 47:45

Ogni tanto anche su Aristocrazia Webzine tiriamo a sorte per chi abbia la fortuna di recensire Top Album; in questo caso il sottoscritto ha avuto il piacere di pescare il bastoncino corto e quindi di poter valutare la nuova fatica di quel colosso musicale a nome: Nile.

Inutile ribadire l'importanza fondamentale che questo combo proveniente dal Sud Carolina abbia avuto sulla scena Death Metal in ogni angolo del globo, come è inutile dire che negli ultimi dischi sia incappato come dire... in un lieve appannamento; ma la forza intrinseca del Re Scorpione scorre velenosa nelle vene di Sanders & Co. quindi sono qua trepidante ad ascoltare "At The Gate Of Sethu". Tornerà il Nilo ad esondare?

Posizionate le casse ricreando un vertice piramidale, alzo il volume, giusto per gradire la potenza dell'introduzione e per entrare immediatamente nelle grazie di una "Enduring The Eternal Molestation Of Flame" che mi rimanda inizialmente ai primissimi Morbid Angel di epoca Browing, il break centrale però è pura linfa Nile, il peso di millenni si coagula nelle mie orecchie e i brividi incominciano ad affiorare sulla pelle, un "non so che" mi fa tornare alla mente pure i Nocturnus (credo sia pura suggestione, sì lo so che ho i sassi nelle orecchie...). Il riffing è tecnicamente elevato e pesante come i nostri ci hanno oramai abituato da anni e Kollias è il maestro rinomato che il mondo conosce, non ci sono dubbi su tutto ciò, in più alcuni lievi accenni in fase di arrangiamento mi fanno gradire il tasso lievemente epico del brano, che esplode in un bel finale maledettamente dannato.

Se abbiamo parlato di tecnica ecco il riferimento: sorge a noi "The Fiends Who Come To Steal The Magick Of The Deceased" in cui i nostri danno sfoggio della loro perizia strumentale crivellandoci di colpi dal sapore egizio per le scale scelte in certi casi, con il breve stacco di chitarra acustica che ne acuisce il sentore per mettere in risalto un profondo growl di Dallas Toler-Wade che si abbina ad un Karl più "vitriolato" (in questo caso va detto che non in tutti i formati mp3 il buon Sanders rende al meglio vocalmente, a volte risulta davvero straniante e fuori contesto; fortunatamente in questo caso l'impressione è positiva). Le chitarre macinano montagne enormi di monolitici riff e l'alone devastante e immortale della cultura dei due paesi si manifesta feroce e mistica nei cori e nel controcanto gutturale fino al finale nuovamente di impronta morbidangeliana per la sua morbosità.

Anche la seguente "The Inevitable Degradation Of Flesh" parte a testa decisamente bassa ma tornando a suonare un po' più canonicamente rispetto alla precedente; la parte centrale non mi fa strappare certamente i capelli e la voce urlata a volte mi intristisce sembrando una sorta di Holmes dei Paradise Lost cento volte più "incazzatella", ma sempre su tonalità "moscette". Per fortuna c'è il ponte per tornare a devastare con i riff iniziali eppure l'amaro in bocca mi è rimasto... pezzo che non mi ha soddisfatto, in più vorrei rimarcare un certo sbilanciamento nella produzione fra lo spessore delle parti lente e le parti più spinte che per contrasto sembrano eccessivamente leggerine e pulite.

"When My Wrath Is Done" sicuramente mi rincuora, la produzione delle chitarre stoppate è strabordante (insomma si sente che dietro c'è la Nuclear Blast, mica la Anubis Music, qualcuno di voi forse la rimpiange?), il lavoro di batteria è pregevole e le dinamiche spaccaossa, una canzone che gira alla grande nel suo immane incedere come le slitte che portavano i sacri monoliti fino alla loro destinazione imperitura su cui emergere al mondo: Dominando.

Giungo alla titletrack dell'album (a proposito complimenti per la grande copertina disegnata nientepopodimeno che da Spiros dei Septic Flesh, altro grande nome del panorama Death Metal mondiale), francamente non riesco un granchè a capire, questo pezzo mi pare un puzzle di note messe qua e là, una shakerata a velocità assurda di tanta roba che però non mi dice niente.

NO, dai ragazzi due brani inconcludenti nello stesso disco non me li aspetto, non è roba da voi, siete i Nile mica Lino Turrisco (nome assolutamente inventato sul momento) e invece già nella seguente "Natural Liberation Of Fear Through The Ritual Deception Of Death" mi tocca far salire il conto a tre, se non altro il pezzo gira brutale e dal vivo triterà seguaci a non finire, ma l'epicità di inizio album pare evaporata e neanche la strumentale "Ethno-Musicological Cannibalisms" aiuta, anzi pare uno scarto preso da "Saurian Exorcism". Che il "fiume sacro" abbia già sparato tutti i propri calibri ad inizio disco e la miseria stia languendo latente sotto forma di una civiltà morta? E poi come mai Wade pare un ospite vocale piuttosto che un co-cantante?

Rialzo un po' la testa con "Tribunal Of The Dead", forse c'è ancora speranza, nelle parti lente sento che qualcosa vive e serpeggia, il Pantheon fissa il viaggio dell'anima fino a giudicare se sia per lei possibile una vita extraterrena e lo stesso faccio io per questo disco, anche se nell'ennesima parte veloce il buon Karl riesce a farmi svuotare le budella per l'ennesima volta, fortunatamente è veramente per poco e ciò non distrugge il pezzo che nel suo insieme è magniloquente, almeno rapportato ai brani di poc'anzi.

Se poi ricercaste il combo in versione un po' più "addolcita" vi servirà "Supreme Humanism Of Megalomania" che qualche sprazzo ben fatto lo possiede pure, con un giro principale che sa veramente di palustre e papiri, peccato per quelle cazzo di melodie semi svedeseggiati che mi fanno veramente intristire. Meglio non dire altro.

 E quando oramai non ho più veramente di che gioire, arriva la badilata salvavita (tipo Beghelli tanto per intenderci) con la conclusiva "The Chaining Of The Iniquitous" e ritorna alla mente la duplicità di Osiride, Dio dell’Oltretomba (so che può suonare strano in un disco riferito al grande Seth!) ma al contempo di Fertilità. Pezzo enorme, devastante e fragoroso in cui i mid-tempo spadroneggiano e spaventano per immensità e forza, fino al giungere bramato di un degno finale imperioso e faraonico.

Impressione finale è che neanche stavolta siano tornati al capolavoro che è il minimo sindacale per questa formazione; il limo tornerà a noi in maniera parca ed appena sufficente a sopravvivere, ma l'inizio è devastante e qualcosa si salva anche durante l’album. Allora mi dico: perchè non tornate a fare album da trenta minuti? In maniera che la vostra magia si ripresenti senza discussioni e rendendoci tutti nuovamente sudditi del verbo degli Antichi?

L’unico alibi che posso dare a questo album è che i ripetuti ascolti sono stati fatti in un "puerile" mp3 ma avendo trovato in rete altre edizioni e vedendo come apparivano differenti posso dire che magari anche certe parti di chitarra nella versione originale potrebbero suonare in maniera più convincente. Purtroppo questo ha passato il convento e questo valutiamo, sicuramente dai Nile pretendo di più e se un qualche parente sprovveduto volesse regalarmelo lo prenderei e mi farei immediatamente una gran bella selezione da spararmi addosso, con la dovuta cautela su certi brani però.

Nel frattempo se siete fan e non riuscite a dormire se non con le odi gutturali (anche se qua ve ne sono meno del solito) all'immenso Ra, fate voi i vostri conti; qualcosa di buono dovreste trovarlo...

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