lunedì 30 luglio 2012

VOWELS - Hooves, Leaves & The Death / As December Nightingales


Informazioni
Artista: Vowels
Titolo: Hooves, Leaves & The Death / As December Nightingales
Anno: 2012
Etichetta: Sun & Moon Records
Contatti: vowels.it
Autore: 7.5-M

Tracklist
1. Wolves Eating The Sun
2. Not Unlike A Falling Leaf
3. Vespri
4. At Night
5. Wake

DURATA: 32:50

Non si può più tornare indietro. I Vowels hanno fatto la fatidica fatica di tagliare il cordone ombelicale una volta per tutte. Niente più liquido amniotico, solo l'aria del mondo, il veleno del mondo.
Tratto ora solo degli ultimi tre pezzi di questo doppio EP condensato, dato che i primi due (appartenenti a "Hooves, Leaves & The Death") sono già passati per le mie righe in passato e nel disco si trovano quasi immutati (c'è qualche lieve aggiunta ad arricchire alcuni punti, forse un leggero remastering, ma nulla che modifichi le strutture dei pezzi nè il loro suono complessivo). "As December Nightingales" è il punto deciso di svolta. Dismesse le sperimentazioni di transizione, dal metal delle origini verso altri lidi, siamo approdati ad una poetica matura e nuova, personale. "Vespri" è Ulveresca, dell'ultima maniera, nelle sue voci (come non pensare a Rygg?) e nei suoi testi, così come nell'impostazione del brano, che recupera la forma-canzone in maniera liquida e dilatata, fedele ed infedele, ma ricca di suggestioni antiche (parlo di anni '60-'70, di Hammond e Beatles, ed oltre) e sapori polverosi di valvole. "At Night" risulta mantenere la stessa caratteristica sonora, l'inclinazione ai Lupi norvegesi, con mezzi ancora più acustici e unplugged, ancora più retrò (e mi viene da collegare la prima parte del brano a certe cose di Aschansonnier e Cenere Muto). Il nome di O'Sullivan compare all'orizzonte, e forse dietro di esso si nasconde addirittura la parola Waits e le sue ballate sghembe, aperte, scure, alcoliche, impolverate. "Wake" conclude questi undici minuti circa di cantautorato scuro e sperimentale, queste canzoni, nel vero senso strutturale del termine, ondivaghe nei ritmi e nelle aperture, nei vuoti e nei pieni, con una voce femminile a chiudere in improvvisazione - forse - semplice e pulita un disco aperto, minimo e denso. Non temo assolutamente di aspettare con fiducia il prossimo lavoro completo dei Vowels. Sarà una grande opera, senza tema. Credetemi.

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