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domenica 1 maggio 2011BOLERO - Voyage From VinlandInformazioni Gruppo: Bolero Anno: 2011 Etichetta: Autoprodotto Contatti: www.myspace.com/bolerometal Autore: Mourning Tracklist 1. Voyage From Vinland 2. Send Of the War-Summons 3. When The Legends Die 4. Risen Victorious 5. Our Land, Our Sea, Our Skies 6. Pints Held High 7. O' Hail To The Northlander 8. Throne Of Storms 9. A Silence Prolonging 10. Way To Forgotten Lands 11. Sworn Under The Winter's Majesty / Onward We March DURATA: 45:18 Una band canadese che si cimenta negli stili di matrice vichinga? L'arte del pagan, folk e viking si miscela nella proposta dei Bolero, la formazione originaria dell'Ontario sembra esser cresciuta a pane e Scandinavia, è anche vero che storicamente il territorio nord americano ha sempre avuto punti di contatto con le popolazioni provenienti da quelle lande ancor prima della scoperta riconosciuta del 1492 che condusse gli europei all'America di Colombo. Non c'è quindi poi tanto da meravigliarsi del fatto che le influenze che da un certo punto di vista intasano "Voyage From Vinland", album di debutto del quintetto, siano ricollegabili a nomi quali Moonsorrow, Ensiferum, Turisas, Finntroll, la fortuna (almeno dal punto di vista prettamente personale) è di non trovarmi all'orecchio un disco "umpa lumpa style" in tutta la sua durata che mi avrebbe devastato nel senso più negativo del termine. I toni sono accessi, allegrotti ma esulano dalle forzature ilari proposte da gruppi tipo i Korpiklaani e gli stessi Finntroll dell'ultimo periodo, si esaltano nei momenti in cui il sound diventa evocativo in modo battagliero ("Send Of The War-Summons") o narrante ("O' Hail To The Northlander", l'uso dei cori la rende imponente), possiedono sprazzi alcolici alternati all'irruenza di una scatenata corsa in mezzo alle foreste ("Pints Held High") e brani in cui il lavoro di synth ("Risen Victorius) e il racconto nella sua forma più intima ("A Silence Prolonging") forniscono ulteriori sfaccettature a un lavoro che si dimena per evitare la staticità e il cadere forzatamente nel ripetere clichè ormai sin troppo dozzinali. Sono indovinate le posizioni in cui sono stati inseriti gli strumentali, l'apertura affidata alla titletrack che immerge l'ascoltatore nel viaggio che si sta per intraprendere, "Our Land, Our Sea, Our Skies" collegamento intermedio fra la carica melodica fatta di raffiche di chitarra e synth di "Risen Victorius" e l'esplosività divertita di "Pints Held High" e "Way To Forgotten Lands" che svolge il compito di preludio per la conclusiva, solenne "Sworn Under The Winter's Majesty / Onward We March" che porta a termine il corso dell'opera come avvenne per il suo nascere usando l'acustica. Formalmente parlando i Bolero rispettano i canoni, hanno però una marcia in più rispetto ai tanti cloni che girano in quanto sono capaci di mischiare le carte in tavola facendolo con gusto, hanno dalla loro anche il possedere un uomo dietro il microfono, Morgan (anche bassista), che sa come fare il proprio mestiere e non è lontano dall'eguagliare il valore di colleghi più illustri vedasi il duo Sami Hinkka/Petri Lindroos (lui da solo copre l'intero spettro vocale sia harsh che clean, aspetto che negli Ensiferum è affidato ai musicisti citati). Se c'è una pecca o meglio una nota che non ho del tutto apprezzato in una produzione così ben curata anche per quanto riguarda suoni e volumi, è quella d'avere la batteria un po' troppo morbida, nelle fasi arrembanti soprattutto sembra proprio leggerina rispetto alla mole musicale che deve supportare. Un esordio, "Voyage From Vinland", di quelli che lasciano il segno, se le band chiamate in causa in cima al testo sono fra i vostri ascolti ricorrenti i ragazzi dei Bolero entreranno nelle vostre grazie con estrema facilità, basterà davvero poco perché vi convinciate del loro valore. |
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