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Autore: Mourning
Nel salotto di Aristocrazia abbiamo oggi il piacere d'ospitare Gianluca Ferro. Il chitarrista ha da poco pubblicato il secondo album da solista "Unheimlich" (la recensione è online, date un'occhiata) vediamo quindi di conoscerlo un po' meglio.
Benvenuto Gianluca, iniziamo subito evitando preamboli, come sta andando la promozione del disco?
Molto bene, grazie! Sono molto soddisfatto del lavoro che sta facendo SG Records e anche sul fronte live le cose vanno benone. Negli ultimi mesi ho avuto l'occasione di suonare con Michael Angelo Batio, Reb Beach e Kiko Loureiro e Jeff Loomis; inoltre sto facendo molte clinics con la mia band S.H.I.N.E. con la quale siamo appena tornati dall'Inghilterra.
Ho avuto il piacere d'ascoltare entrambi i tuoi lavori, "Involution" lo si può definire più classico? Quest'ultimo "Unheimlich" è estremamente diverso, una maturazione poliedrica che non fa distinzione fra old e new, fra suoni da sci-fi, vedasi l'effetto robotico in "Crimson Robotron", e il calore delle atmosfere mediterranee di "Moroccan Dilemma". Com'è stato comporlo? Ti sei distaccato da gente come Holdsworth e Zappa (mi sembrano riferimenti evidenti nel primo) a favore di una gamma d'influenze più ampia?
Credo tu abbia ragione; nel primo disco ho cercato di definire un mio stile nel quale confluissero gli elementi che più avevo a cuore, in questo senso si è trattato di un lavoro "a tavolino", programmatico. Al contrario, "Unheimlich" è frutto di un approccio più spontaneo, che riflette maggiormente la mia vera dimensione musicale e soprattutto le mie influenze, anche quelle "inconsapevoli". Per quanto riguarda l'idea di "old" e new" hai ancora ragione, l'idea alla base del disco era quella di trovare un bilanciamento tra gli elementi, tra dissonanze e consonanze, tra le dinamiche, tra velocità e lentezza e anche tra suoni "vintage" e ultramoderni!
Quali erano i tuoi ascolti frequenti in quel periodo?
A dire il vero la maggior parte del disco è stato registrata l'estate scorsa, quando prima di mettermi al lavoro facevo una breve corsa nel parco vicino a casa ascoltando la playlist del mio I-pod... Mi vengono in mente Tower Of Power, Ritchie Kotzen, il live dei Genesis, Black Sabbath, Ron Thal, Extreme, Stravinsky...
L'on air di un album guitar-oriented di solito divide sempre fra chi si annoia e chi si esalta, ho notato che i commenti sia fra conoscenze che in rete invece sono abbastanza concordi nell'affermare che il tuo modo di gestire l'arte dello shred riesca ad allontanare la sensazione negativa prima citata. Qual è la ricetta adeguata per dar vita a un platter di questo tipo? O meglio qual è la tua?
Beh, ti ringrazio! Io cerco di inserire elementi diversi ma concatenati tra loro; questo, nel mio intento, dovrebbe rendere la musica più "visiva" come se fosse una storia; inoltre, tento di bilanciare gli elementi in contrasto in modo che si compensino attraverso il contrasto stesso. Alcune volte non è semplice connettere elementi armonicamente o ritmicamente molto diversi fra loro ma è divertente provarci, ci sono momenti in cui sembra di dover risolvere un rompicapo ma credo che quando cerchi la sintesi fra le diversità ti avvicini al senso più vero della creatività.
Creare arte e riporla in generi che siano lo shred o il metal in generale: non lo si fa (quasi mai) per motivazioni economiche, quand'è che ti sei accorto di voler comporre e vivere all'interno di un certo mondo musicale?
Fin dall'inizio della mia "vita musicale" ho provato una forte attrazione verso l'astrazione e tutti i generi strumentali, sul versante opposto sono sempre stato un vero "metallaro" e ho sempre adorato ascoltare le band. Dopo qualche anno si era materializzata nella mia testa un'idea di progressive/jazz/metal che è stato il "leitmotiv" di tutta la mia produzione. Durante i primi anni musicali ero più focalizzato sull'idea di far parte di una band in cui tutti avessimo lo stesso identico punto di vista. Con il tempo ho capito che il bello di avere una band è proprio l'opportunità di far incontrare diversi punti di vista e ho deciso di ricavare uno spazio di tempo mio, seppur piccolo, per realizzare il mio progetto individuale.
Sei fra i "responsabili" di uno dei più grandi dischi prodotti dal metal italiano, "Resound The Horn" (sarò di parte ma ho un debole per questo capolavoro), è una pietra fondamentale della carriera dei Doomsword e dell'epic in genere. Come hai vissuto il periodo di "militanza" interno alla band?
E' stato un periodo bellissimo, difficile immaginare dei compagni di band migliori dei Doomsword... Ricordo con particolare piacere le registrazioni dei soli, in piena estate (torrida) in netto contrasto con il feeling epico del disco! Ricordo dei momenti fantastici anche in Grecia (un'accoglienza calorosissima) e ad Amburgo quando io e Raffaele ci perdemmo senza cartina nè navigatore e girovagammo tutta la notte antecedente allo show!
Hai da poco superato la trentina, sei in piena attività da quasi tre lustri, se dovessi tirare le somme di quanto fatto finora quali sarebbero le vette più alte raggiunte e i momenti più critici che ormai ti sei lasciato alle spalle?
Beh sai, tra i momenti più belli degli anni passati sicuramente ricordo i Time Machine ai tempi di "Evil", quando erano in piena attività e i due epici Gods Of Metal... Ma anche le recentissime esibizioni al fianco di Loomis, Reb Beach, Andy Timmons, Kiko Loureiro hanno rappresentato fonte di grande soddisfazione personale. Di momenti duri francamente non ce ne sono stati molti, mi è dispiaciuto vedere i Time Machine fermarsi per tanto tempo ma, parlando con Lorenzo Dehò, credo ci saranno presto i presupposti per rimettere la band in carreggiata, nel frattempo mi concentrerò sul debutto degli S.H.I.N.E.!
In questi anni confrontandoti con i tuoi colleghi di altre nazioni hai avuto l'impressione che in Italia o nell'italiano ci sia una visione del mondo artistico, e di quello metal e alternativo in generale, che tende a sottovalutarne il potenziale? E' solo una questione di mentalità come ci ripetiamo da una vita o la carenza di strutture e l'assenza di voglia di dar vita a un progetto collettivo serio non permette di fare quel salto di qualità che offrirebbe l'opportunità ai nostri produttori musicali e radiofonici di esser aperti a una visione più approfondita e realmente interessata nei confronti di gente che si fa il di dietro per sfornare un disco?
Bella domanda! Sul fatto che in Italia, ad un certo punto, qualcosa sia andato storto musicalmente non ci sono dubbi; lo dimostra il fatto che per esempio Germania e Scandinavia siano riusciti a sfornare produzioni che competono col mercato anglosassone mentre noi ci siamo riusciti solo in pochi casi. Credo che la mentalità, come dici tu, ci abbia penalizzato molto. Ho discusso di questa cosa con tantissimi musicisti anche all'estero e mi sono convinto che la mentalità musicale italiana sia molto chiusa e a "compartimenti stagni". Se ascolti metal non puoi ascoltare fusion o musica classica... E' un atteggiamento di chiusura mentale che penalizza la musica. Poi credo che abbiamo perso la dimensione più genuina della musica e siamo attirati dai grandi club super-fashion, all'ultima moda che spesso chiudono per i costi eccessivi oppure si buttano sulla disco-dance. In Inghilterra per esempio è pieno di piccoli pub in cui si possono ascoltare ottimi musicisti . E' normale poi che le infrastrutture manchino quando manca l'attitudine.
Una cosa che ho notato con dispiacere è che i giovani sempre più spesso si approcciano con la musica non da "classifica" partendo in quarta con l'extreme, se dovessi consigliare a un ragazzino cinque dischi che sono stati fondamentali per la tua crescita artistica su quali ricadrebbe la scelta?
Allora... "Passion And Warfare" di Steve Vai, "Hard Hat Area" di Allan Holdsworth, "Elegant Gypsy" di Al Di Meola, "And Justice For All" dei Metallica e "Images And Words" dei Dream Theater"!
Parliamo un po' della situazione live, com'è stato riproporre la musica di "Involution" in quella sede? Hai già avuto modo di presentare il nuovo album on stage? Reazioni?
Devo dire che quest'anno sono stato davvero fortunato per quanto riguarda i live; ho avuto l'occasione di suonare alcune tracce del disco nuovo al Guitar Day di Milano a cui ha partecipato Michael Angelo Batio, Poi ho suonato al SHG di Milano con i compagni MMI ed in diverse fiere. Con la mia band S.H.I.N.E. suoniamo anche alcuni brani tratti dal disco solista, abbiamo così avuto l'opportunità di presentare i pezzi anche nel clinic tour della Paiste di cui Edo (il batterista) è endorser. Ho poi suonato con Kiko Loureiro, Reb Beach e Jeff Loomis aprendo le loro clinic e, nel caso di Reb Beach, chiudendo la serata con una bella Jam improvvisata ! E, dulcis in fundo, abbiamo realizzato un breve tour in Inghilterra suonando i brani degli S.H.I.N.E. e qualche pezzo tratto dal mio disco. Sono felicissimo, le reazioni sono state entusiastiche e la cosa mi ha stupito non poco, considerando che i brani sono parecchio ostici!!
C'è un tour programmato? Vogliamo anticipare qualche data in modo che i nostri lettori possano avere il piacere di venire a vedere l'esibizione?
Stiamo realizzando un tour insieme ai ragazzi degli speaker "Dragoon", alcune date sono già state confermate e si possono trovare facilmente sul mio sito. Stiamo anche pianificando un secondo tour in UK, questa volta più lungo, in occasione dell'uscita dell' album degli S.H.I.N.E., infatti continueremo a proporre anche i miei brani strumentali insieme a quelli cantati. Con la band, poi, organizzeremo una serie di concerti in Italia appena l'album verrà pubblicato. Dato che il sito degli S.H.I.N.E. è "under construction" è possibile trovare tutte le mie date sul sito www.gianlucaferro.com.
Siamo giunti al termine, ti ringrazio per il tempo passato in nostra compagnia, non rimane che indirizzare un ultimo messaggio o un saluto a chi ci segue, a te la parola.
Ragazzi, andiamo a vedere i concerti, soprattutto quelli delle piccole band emergenti, un abbraccio a tutti i lettori di Aristocrazia!