mercoledì 2 dicembre 2009

ADAGIO - Archangels In Black





Informazioni
Gruppo: Adagio
Anno: 2009
Etichetta: Listenable Records
Autore: Mourning

Tracklist
1. Vamphyri
2. The Astral Pathway
3. Fear Circus
4. Undead
5. Archangels in Black
6. The Fifth Ankh
7. Codex Oscura
8. Twilight at Dawn
9. Getsu Senshi

DURATA : 47:45



Gli Adagio sono una band di power sinfonico a forti tinte prog che nell’arco della seppur breve carriera ha già rilasciato cinque full ed un live vivendo d’instabilità perenne dietro il microfono.
Sono già tre i singer che si sono alternati negli otto anni dalla fondazione del gruppo.
In “Archangels In Black” fa il suo debutto Christian Palin, dotato di una buona vocalità e di un discreta abilità nell’uso della voce.
Il sound è più monolitico e roccioso rispetto alle creature precedenti,il riffato è minaccioso e riprende quel che si è già sentito in alcuni acts più più quotati come Elegy (parte heavy) e Symphony X (prog), per citarne due.
Il cantato rispetto alle formazioni sopracitate è però più classico e meno perfetto.
L’Opener “Vamphyri” inizia growleggiando per mutare subito dopo in un prog/power andante, ma senza picco alcuno, al contrario della successiva “The Astral Pathway” dove sia Christian che il chitarrista Stèphane Fortè (guitar-hero della situazione) offrono prova eccellente risollevando una song che definire standard del genere è poco.
Il disco scorre con molta facilità, se si è amanti di assoli alla Petrucci, pezzi che sanno di nuovo solo per la buona produzione (si noteranno plagi qui e là) ed un’impostazione vocale che fa spesso il verso a Russel Allen - con la differenza sostanziale che il graffio di Russ rende molto più dello standard e strasentito acuto di Christian.
La stessa titletrack “Archangels In Black”, per quanto ben composta e suonata, non ha quel guizzo in più che la renda particolare e subito riconoscibile nel calderone delle proposte similari che oggi abbondano più che mai.
L’album scivola senza accenni o passaggi memorabili, solo continue esibizioni stilistiche da parte del buon Fortè, qualche growling sparso qua è là (”Codex Oscura” e “Twilight Dawn”) ed un blast inserito alla meno peggio (in “Codex Oscura”) per cercare di spezzare la monotonia di un disco che purtroppo non è riuscito nell’intento di apportare quell’evoluzione finale e personale che alla band manca.
Niente di nuovo all’orizzonte,un paio d’ascolti e si mette di lato!

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