mercoledì 2 dicembre 2009

WEST WALL - Conquest Or Death


Informazioni
Gruppo: West Wall
Anno: 2009
Etichetta: Autoprodotto
Autore: Mourning

Tracklist
1. Slavedriver
2. Shield Wall
3. Conquest or Death
4. 1683
5. Slay Them in My Presence
6. Tunnel Rat
7. Fire in the Hole
8. Furore Teutonicus

DURATA: 34:14



I West Wall giungono alla seconda release dopo un “Blitzkrieg Symphony #1″ di tutto rispetto, il sound della band è maturato, divenuto più robuto e ancor più di matrice europea.
Sì perchè a dispetto della loro provenienza (statunitensi) vi troverete fra le mani un buon lavoro ma che ha molto nell’animo e nell’influenze Bolt Thrower e Asphyx.
Un disco ben elaborato che ha il piglio battagliero e che nel riffing mette in evidenza gli act di cui si nutre, si notano infatti i passaggi dove la vena di album come “Mercenary” hanno lasciato segno evidente o di come le parti più veloci spingano con la cattiveria acida di Van Drunen e soci.
Prende il via in sordina con l’intro “Slavedriver” ma già con la seguente “Shield Wall” un vero e proprio assalto da trincea le cose vengono messe in chiaro e ci sarà una pressione costante che aumentarà in velocità nella titletrack “Conquest Or Death” o nella cavalcata “Slay In My Presence” e troverà apice nella creature Tunnel Rat” e nella successiva accoppiata conclusiva “Fire In The Hole”, “Furore Teutonicus”.
L’album non molla la presa per un attimo anche nei suoi momenti più rilassati la tensione riesce comunque a tenere vivo l’interesse d’ascolto, hanno già una buona personalità espositiva ed anche se la carenza di solos ne rende un po’ statico l’andare rendendolo monolitico (non un male ma forse qualche apertura solistica avrebbe giovato) è un dettaglio a cui si può soprassedere.
Singolarmente c’è da notare le costruzioni dei brani scorrevoli, con scelte di note che a volte sì rievocano deja vù ma piacevoli per gli amanti del genere. La prova dietro al microfono è convincente, grintosa l’unica pecca la trovo nel drumming che non è privo di dinamismo o pecca in esecuzione ma che magari con un uso più presente dei piatti avrebbe dato quella sensazione di spirito combattente che è insita nel lavoro.
La band è di quelle da seguire, sono già a buon punto e metter su “Conquest Or Death” dona dei momenti gradevolissimi non resta che ascoltarlo più volte in modo da metabolizzarlo a dovere attendendo un terzo platter che ne confermi definitivamente la maturazione acquisita.

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