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lunedì 10 gennaio 2011DARKWATER - Where The Stories EndInformazioni Gruppo: Darkwater Anno: 2010 Etichetta: Ulterium Records Contatti: www.myspace.com/darkwaterofficial Autore: Mourning Tracklist 1. Breathe 2. Why I Bleed 3. Into The Cold 4. A Fools Utopia 5. Queen Of The Night 6. In The Blink Of An Eye 7. Fields Of Sorrow 8. Without A Sound 9. Walls Of Deception DURATA: 57:45 La Svezia non la finisce più di regalare perle. Quale sia il genere poco importa, fatto sta che la zona scandinava continua a sfornare dischi con le contropalle, è il turno del prog di casa Darkwater. Non è con una formazione innovativa che abbiamo a che fare, le influenze di gente come Dream Theater, Fates Warning, Shadow Gallery, Symphony X ed Evergrey sono presenti ed evidenti come altre che potrebbero far pensare a progetti recenti tipo Sun Caged e Sphere Of Souls, eppure i ragazzi mettono sul piatto una forte personalità e una capacità compositiva fuori norma che fanno brillare i nove pezzi contenuti nel secondo album da poco pubblicato "Where Stories End". Suono caldo, gran cambi di tempo, riff pesanti alternati ad altri costruiti per supportare la profondità e l'atmosfera instaurate dal superbo lavoro di tastiera e una prestazione dietro al microfono a dir poco superlativa sono le caratteristiche fondamentali che nei quasi cinquantotto minuti del disco vi accompagneranno. Non sono dei novellini e l'esperienza in altre formazioni quali Harmony, 7days e Shadrane ancora in corso (se non conosceste questi act ve li consiglio vivamente) fanno intendere che la voglia con cui vivono lo stile progressive vada ben oltre la stupida convinzione di molti che la tecnica possa far la maggior parte del lavoro. Ciò è evidente nei brani meglio congeniati che definire dei piccoli capolavori è quanto meno doveroso, parlo di "Why I Bleed" e "Fields Of Sorrow", la splendida esecuzione e l'evoluzione costante della natura a loro interna sono frutto di musicisti che si mettono a servizio dell'arte che stanno omaggiando e non il contrario. I ritornelli sono fra i punti più indovinati, soprattutto quello della prima citata nel rigo soprastante è un chiodo che ti entra in testa ma che non provoca dolore bensì un piacere continuato invitandoti a seguire e cantare, uno sfogo passionale intenso. E' difficile anche decidersi su chi abbia fatto meglio cosa e perché, è un'impresa capire chi abbia dato un apporto più consistente rispetto all'altro per la riuscita di un "When The Stories End" che qui lo dico e non lo nego, metto tranquillamente a fianco di uno dei pochi capisaldi del prog metal anni Novanta, uno dei pochi album che la formazione di Petrucci sia riuscita a farmi digerire e amare: "Images And Words" o se preferite a "Carved In Stone" degli Shadow Gallery, sempre opera d'infinita bellezza. Due parole le devo e le voglio spendere per l'operato di Henrik Båth, di cantanti fantastici ce ne sono davvero tanti in genere e adorando monumenti come Russell Allen, Jorn Lande, Ray Alder e Mike Baker (r.i.p.) non posso che elogiare un artista che probabilmente rimarrà di nicchia e seguito solo dagli appassionati esclusivamente delle sonorità progressive ma che ho trovato non solo in gran forma ma spettacolarmente più maturo e incisivo rispetto alle già grandi prove che avevo ascoltato in passato, non è azzardato anche in questo caso nominarlo insieme a quelli che reputo i migliori sulla piazza visto che i meriti si conquistano sul campo e lui sul piatto sbatte con forza fatti. La produzione è forse un po' troppo cruda in certi momenti, c'è qualche calo impercettibile ma che non influisce per nulla sulla longevità del cd come on air di classe, è inutile quindi dilungarsi ancora, l'unica cosa da dire è compratelo, un platter e una band simili devono avere il responso che si meritano. Se pensate che la meritocrazia sia davvero efficace almeno nel vostro piccolo, non potete farvelo scappare questi sono da medaglia d'oro al valore. |
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