lunedì 6 dicembre 2010

A.A.V.V. - Yogsothery Gate 1: Chaosmogonic Rituals Of Fear

Informazioni
Gruppo: Jääportit / Umbra Nihil / Aarni / CAPUT LVIIIm
Anno: 2010
Etichetta: I, Voidhanger
Contatti: www.i-voidhanger.com
Autore: Akh.

Tracklist
Jääportit
1. Kuihtuman Henkivi
Umbra Nihil
2. Suur-Nikkurin Virsi
Aarni
3. Lovecraft Knew
CAPUT LVIIIm
4. Resurgent Atavism

DURATA: 77.42

Progetto impegnativo quello della I, Voidhanger, creare una trilogia musicale dedicata e totalmente ispirata al Pantheon e al genio di H.P. Lovecraft di cui questo "Yogsothery: Chaosmogonic Rituals of Fear" è il primo episodio.
L'artwork è affascinate e ricco di illustrazioni create nei primi anni Settanta del francese Philippe Druillet ed anche la colorazione in quattro colori ne accentua la chiave psichedelica e la tensione cosmica.
Dicevo impegnativo perche' ogni appassionato della guerra fra i Grandi Antichi e gli Dei Esterni ha avuto generalmente visioni ed emozioni personali, dettate dagli Orrori creati dietro le ombre e da rituali innominabili, nonche' da immense e grottesche citta' disabitate se non da cultisti dalla dubbia lucidita ed umanita'.

Con queste premesse ci poniamo ad ascoltare cio' che la mente di questi quattro gruppi è riuscita a partorire.
I finlandesi Jääportit nella loro lunga suite ci propongono uno spaccato ambient misterioso e minimale dove sono i suoni a dettar legge cercando di trasmettere quelle sensazioni di alienazione universale che sono la linfa vitale di Yoghsototh, quindi una lunga infinita trasmissione di onde che cercheranno di concupirci quasi oniricamente irretendo la nostra mente di psiconauti; lo stesso riusciranno a fare i successivi Umbra Nihil, ma utilizzando strumenti piu' convenzionali al mondo del rock.
Quasi undici minuti di melodie sbilenche, a volte tenui e dolciastre come l'andare asincrono della camminata degli abitatori del profondo e la visione dei loro occhi vacui, in cui le melodie avantgarde riportano alla mente citta medio orientali assonnate e blasfeme.
Altro discorso per gli altri finlandesi Aarni che cercano di portare il piano su livelli di debordante follia, in cui chitarre, synth e sinistri e sghembi flauti cozzano fra loro continuamente senza darsi tregua, fino al culminare di una parte doomish di chiara estrazione settantiana dove pesantezza e psichedelia si uniranno per ritualizzare l'aberrazione cosmica, venerandola profondamente con una follia consacrata ad omaggiare il Terrore Ancestrale.

L'ultimo rito è ad opera degli italiani CAPUT LVIIIm (nome templare che risiede nella conoscenza della gematria), la vena doom si accentua vertiginosamente, i bpm calano a dismisura, facendoci ritrovare in una dimensione plumbea, desolata, dura, dilatata nel tempo e nello spazio, anche il lavoro della tastiera mira a dirigere su frequenze dalle tonalita' bassissime e le vocals aspre e ricche di delay sembrano urlare all'Abominio assoluto senza risparmio realizzando piu' di ogni altro il cancello per l'avvento di Azaghtoth e la sua progenie.
Questo in verita' è il pezzo che piu' mi ha trasmesso l'angoscia e la deturpazione senza limite, che come un macigno pesa criticamente sul destino di chi si avvicina incauto e ignaro al maledetto santuario di R'lyeh, dove Chtulu dorme in sogni d'incubo che influenzano le menti degli uomini.
Un pezzo greve, epicamente decadente, scuro e disperato, un sogno in cui ci si puo' perdere.

In conclusione posso solo dire che se siete dei veri appassionati dei Miti di Lovecraft e certe ambientazioni vi esaltano un'ascoltata è d'obbligo, poi per confrontare le proprie paure e follie con gli artisti c'è sempre Tempo...
... sempre che Esso non muoia prima.

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