lunedì 6 dicembre 2010

VULTURE INDUSTRIES - The Malefactor's Bloodie Register


Informazioni
Gruppo: Vulture Industries
Anno: 2010
Etichetta: Dark Essence
Contatti: www.myspace.com/vultureindustries
Autore: Mourning

Tracklist
1. Crooks And Sinners
2. Race For The Gallows
3. The Hangmans Hatch
4. The Bolted Door
5. This Cursed Flesh
6. I Hung My Heart In Narrow Square
7. Crowning The Cycle
8. Of Branded Blood

DURATA: 44:22

I Vulture Industries sono per me una delle realtà fra le più meritevoli della Norvegia avanguardistica, all'interno della line-up di questi signori si trovano membri di Black Hole Generator e Sulphur, quest'ultimi già recensiti nel nostro sito con il buonissimo "Thorns In Existence" dell'anno passato.
E' gente che sa il fatto proprio, non posso negare che dopo aver ascoltato tantissime volte il debutto "The Dystopia Journals" attendessi non poco un nuovo album, sono stato finalmente accontentato con l'uscita di "The Malefactor's Bloodie Register".
La prima cosa che ho notato è come l'ago della bilancia penda ancor di più dal lato del progressive, le atmosfere sono arricchite da sincopatia dilagante e da un uso della voce maggiormente sfaccettato, si "diverte" alla grande il cantante Bjørnar Erevik Nilsen nel mutare il suo cantato passando dal growl allo scream con partiture pulite che evidentemente pescano dal repertorio del Garm ispirato del periodo "La Masquerade Infernale" ma non limitandosi a esserne un semplice clone, quest'uomo è un artista di quelli che le hanno quadrate sotto.
Innegabile è la derivazione dalla stessa band connazionale per alcune scelte, c'è però una voglia d'esplorazione istintiva che mostra una personalità viva all'interno delle composizioni, una teatralità che pur eguagliando in certi aspetti la scura e intrigante vena del leader dei "lupi" se ne distacca per una sorta di insano e ripetuto mood che fuoriesce inaspettato.
Il lato più emozionante e astrattista del combo si percepisce nell'accoppiare scelte poco consone ma indovinate, come innestare l'assolo di sax egregiamente eseguito da Øyvind Rødset dopo un riff colmo di dissonanze in "The Hangmans Hatch" o l'intraprendere una strada decisamente strana in quella che potrebbe esser definita una ballad, "I Hung My Heart In Narrow Square" è forse la più "elementare" come costruzione ma arriva dritta al cuore dell'ascoltatore.
E' veramente appropriato oltre ad essere uno dei punti salienti del lavoro, l'uso che i Vultures Industries fanno delle melodie che vengono rafforzate dalle apparizioni corali, episodi come "The Bolted Door" e "Crowning The Cycle" ve ne forniranno una cristallina e intrigante idea, affascinante l'organo hammond suonato da Herbrand Larsen (ex Enslaved) che adorna quella che per il sottoscritto è la hit assoluta del platter, una suadente e fascinosa "This Cursed Flesh", non c'è una nota o vocalizzo fuori posto ed è capace di tenere incollato l'orecchio al proprio svolgere.
Curato in maniera ottimale sia dal punto di vista strumentale, nel quale gli arrangiamenti sono una delle chiavi di volta fondamentali per dar vita al sound dei Vulture Industries, prendete a esempio i non ancora citati archi con Audun Berg Selfjord al violoncello e Kristin Jæger alla viola che s'inseriscono in "I Hung My Heart In Narrow Square" esaltandola, e prodotto fantasticamente dallo stesso frontman del gruppo, "The Malefactor's Bloodie Register" si candida a essere uno dei pochi capolavori che si possano definire tali in una stagione fortunatamente ricca di buone/ottime prove nei vari settori metal.
Non solo non hanno deluso, sono cambiati percorrendo una via adesso propria che trasmette emozioni diverse da quelle del debutto ma che non vi si allontana qualitativamente bissando la stratosferica prestazione di tre anni fa.
Molti si chiedono chi potrebbero essere i papabili eredi degli Arcturus, avendo la possibilità di fare un nome il mio sarebbe di sicuro: Vulture Industries.

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