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lunedì 31 maggio 2010GRAVDAL - TorturmantraInformazioni Gruppo: Gravdal Anno: 2010 Etichetta: Unexploded Records Autore: Mourning Tracklist 1. Hyrdestund I Helvete 2. Slave 3. Eg E Ditt Helvete 4. Mishandlet 5. [Untitled] 6. Torturmantra 7. Pulsen Vakler 8. Klastrert På Ambolt 9. Slutt DURATA: 41:51 La band di Bergen si fa viva a due anni di distanza dal debut "Sadist", non conosco quell'album quindi vivo con "Torturmantra" un primo approccio al loro sound. Mi ritrovo nel lettore un album che suona un black metal mai veloce che punta soprattutto su mid-tempo e un lavoro raffinato di melodie, incastrando l'ascoltatore nel proprio mondo che per alcuni versi rimanda ai Gorgoroth di "Pentagram" e "Antichrist" , ai primi Taake di "Nattestid" e al gelido riffato di alcune sensazioni care agli Immortal. E' un bel calderone quello che si pone all'orecchio, ci sono passaggi dediti al groove e che sfruttano tali scelte d'impatto come l'opener "Hyrdestund I Helvete", altri prettamente più classici come "Eg E Ditt Helvete" cui l'incedere cadenzato lento acuisce la profondità ma il pezzo che più si fa notare in un platter forse sin troppo omogeneo nel suo trascorrere è "Mishandlet". Non è tanto la partecipazione vocale del prezzemolino Kvarforth (manca solo che uno se lo ritrovi a X-Factor) quanto l'impostazione del brano in sé, totalmente estranea al resto dell'album, che ne fa gioiellino ma anche punto di rottura. Il pezzo sembra più indicato a vivere o essere assorbito come creatura naturale degli Shining o dei Den Saakaldte, la bellezza e importanza relativa nel disco sono da sottolineare in quanto si rivela poi essere la traccia regina di "Torturmantra" ma al tempo stesso vien da chiedere come mai ci sia voluto un guest e una diversificazione sonora talmente netta per raggiungere livelli ancora più alti? Chiariamoci, i Gravdal forniscono una prova più che degna e canzoni come "Slave", "Slutt" o "Pulsen Vakler" si lasciano ascoltare più che piacevolmente, l'ultima inoltre da anche riprova di buoni spunti per quanto riguarda la tecnica in seno alla band ma l'amaro in bocca seppur come retrogusto rimane. La formazione, di cui l'unico volto noto è Phobos (Aeternus, Galar), strumentalmente ha davvero poco da farsi rimproverare, così come la produzione affine al tipo di stile legato alla scena di "Bergen" fa il suo sporco ma onesto dovere. I Gravdal, tirando le somme, non sono né innovatori, né tanto meno brillano per originalità, certo è che se amate il black metal norvegese e delle band che vengono da quella città in particolare troverete quantomeno più che gradevole "Torturmantra", a livello personale aggiungo che pian piano con l'aumentare degli ascolti il suo valore è andato crescendo assestandosi a più di un semplice passaggio a vuoto nello stereo. Provare per credere, non c'è altra via. |
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