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lunedì 9 maggio 2011STILLLIFE - RequiemInformazioni Gruppo: Stilllife Anno: 2010 Etichetta: Autoprodotto Contatti: www.myspace.com/stilllifehome Autore: Mourning Tracklist 1. Intro To... 2. A Godless World 3. 12-Steps 4. Fruit Of The Fallen Tree 5. Directive Four 6. Hypocryticism/The Becoming 7. Requiem Part I: The Oracle 8. Requiem Part II: The Vision 9. Requiem Part III: The Only Resolution DURATA: 01:03:32 Quando si dice condividere una passione in famiglia, gli statunitensi Stilllife per ben tre quarti della line-up sono fratelli cresciuti con la voglia di dar vita, dopo aver per anni realizzato cover, un loro album di pezzi originali. Erick (chitarra e voce), Nathan (basso) e Jeremy (batteria) Charbonneau trovano in Joseph Melin (chitarra) il quarto uomo che completa la formazione e nel 2010 esce sottoforma di autoproduzione il debutto "Requiem". Si dicono ispirati da act quali Iron Maiden, Symphony X e Fates Warning (e 'sti cazzi!), nella musica sono però presenti certi fraseggi e componenti che portano alla mente anche gente come Queensryche, Watchtower e Psychotic Waltz, con questo non voglio dire che i ragazzi siano già vicini ai livelli di una qualsiasi di queste band difficilmente replicabili, riescono però nell'ora e poco più di durata del platter a fornire dei validi spunti d'interesse. Il concetto di progressivo che portano avanti non è di sicuro ciò che molti intendono come un filotto di note sparato a velocità stratosferiche supportate da synth che ricamano continuamente ghirigori (frequentemente inutili), sono l'intraprendenza di certi cambi di tempo e d'umore a far sì che tale termine possa venire a galla e se una "12-Steps" dolciastra condita dei neo-classicismi e sul finire una quiete è riconducibile a una scia opethiana dell'ultimo periodo, "Fruit Of The Fallen" tende invece a mostrare grinta e raffinatezza più classiche che s'ispirano (e non poco) a Ray Alder e soci. Reminiscenze NWOBHM appaiono in "Hypocryticism/The Becoming", il pezzo fila via in maniera molto fluida alternando attimi concitati a fraseggi inaspettatamente rilassati, una delle peche degli Stilllife risiede nella non perfetta cura degli arrangiamenti e in brani come questo e lo strumentale "Directive Four" si palesano dei momenti in cui il feeling sonoro sembra scollarsi, non è una mancanza legata alla scelta delle melodie o delle varianti in corsa applicate quanto di una struttura che risulta in alcuni casi poco definita. La titletrack divisa in tre movimenti ("The Oracle", "The Vision" e "The Only Resolution") è carica di epicità, pesante e acuisce quella sensazione melancolica evidenziata dalle tonalità scure tanto che ambientalmente rimembra una prestazione di stampo doomico, i primi due capitoli preposti a dar forma alla "visione" hanno cadenze e melodie utilizzate per narrarne la storia mentre la terza canzone, ancor più minacciosa e severa nel pestare di batteria e affondare con un riffing serrato, è lì pronta a porre il sigillo conclusivo a "Requiem". Qualche problemino la produzione ce l'ha soprattutto nelle retrovie, la sezione ritmica non ha una gran spinta e il sound della batteria sarebbe potuto essere più incisivo, altra piccola pecca risiede nelle linee di voce, Erick non è sempre inquadrato nelle entrate e accoppiando questi due "difettucci" alla lacuna riguardante arrangiamenti, vien fuori un quadro per il sottoscritto più che sufficiente ma nel quale l'olio di gomito deve ancora scorrere a fiumi per raggiungere i risultati sperati. Gli Stilllife han fatto il primo passo, si son messi in gioco e ciò che n'è venuto fuori è un "Requiem" piacevole che gli amanti del genere farebbero bene ad ascoltare, di sicuro in futuro corrette quelle defiance, potranno aspirare ad andare ben oltre ciò che hanno sinora ottenuto, da seguire. |
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